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TRA VITTIME, ABUSO E PLAGIO. L’ABUSO DELLA PROFESSIONE

di Barbara Rossi

Ci sono situazioni dove il bene e il male, il giusto e l’errore, l’utile e il dannoso, lo schiaffo e la carezza si confondono, lasciandoci senza parole…..

Si sente spesso parlare, purtroppo in termini solo scandalistici, di abuso della professione, un reato penale che si accompagna a enormi danni psicologici di difficile valutazione.Un “ortopedico” scoperto qualche settimana fa, ma anche medici, psicologi, dentisti, chirurghi, omeopati…..ecc.Sembra uno scherzo di cattivo gusto, o una barzelletta, come se ognuno di noi al mattino svegliandosi si potesse improvvisare un nuovo lavoro inventando una professione! E come si fa?!! Di fatto i NAS, nucleo anti-sofisticazione (da non confondere con la finanza),  ogni anno scoprono “sorprese” di questo tipo, che riguardano tutte le professioni. Ad esempio in Italia, in una delle tante statistiche, si legge che accanto a circa 40.000 medici dentisti laureati opererebbero circa 45.000 falsi dentisti, di cui il 70% odontotecnici, il 10% commercianti, l’8% vigili urbani, il 6% tranvieri, il 4% idraulici, il 2% militari.Ovviamente non si vuole qui denunciare né screditare nessuno, ma solo sottolineare l’importanza di controllare l’iscrizione all’Ordine Professionale di chi si consulta, e pensare al significato di questo fatto. La salute non è uno scherzo! Se è facile accorgersi se un pittore lavora bene o male, guardando il risultato, è molto più difficile in altri settori. Come faccio allora a capire se posso fidarmi oppure no? Come mi difendo? E se sono stato ingannato, che faccio per essere risarcito nei miei diritti? Sono domande importanti, cui non è possibile dare risposte generali senza cadere nella banalità.Spesso capita di sentire pazienti di falsi professionisti indignati per lo scandalo, desiderosi di farsi seguire ancora da quello stesso professionista che loro considerano innocente. Sembra paradossale!Ci troviamo in un campo indubbiamente delicato e difficile da capire, da descrivere, da raccontare...Come valuto io? Ad esempio, se scelgo il criterio del risultato, come valuto un’operazione chirurgica?Il taglio per un’appendicectomia fa male, è brutto, ma l’intervento può salvarmi la vita. Mi fa bene o mi fa male? Non è sempre così chiaro e netto.Se scelgo il criterio facile/difficile, consolatorio/doloroso, incontro altre difficoltà.Trovo molto illuminante a questo proposito il racconto di una ragazza. Il suo fidanzato le ha nascosto di essere sieropositivo, esponendola così al contagio che per fortuna non è avvenuto. Oggi prova sollievo quando le dicono che il fidanzato aveva paura di perderla, mentre prova un dolore intollerabile quando le dicono che amare una persona significa anche rispettarla e non esporla a pericoli di questo tipo. Ma è difficile per lei imparare a proteggersi.L’abuso, di fatto, non implica danni collegati solamente al singolo evento. Forse il danno più grosso riguarda proprio la sensazione che rimane di non potersi proteggere, di non potersi fidare, o peggio ancora di fidarsi delle persone sbagliate; l’essere impigliati in una rete fatta di specchietti per allodole, plagiati in un mondo magico, magari senza le parole per descrivere quel mix di sensazioni che chiude lo stomaco e ci lascia in silenzio, con la paura di essere in balia del vento.Un professionista prova imbarazzo e vergogna di essere paragonato ad un falso collega che magari ha solo la 3 elementare, che si approfitta della sofferenza delle persone per i suoi vantaggi personali,  che racconta magie. Eppure, non dovrebbe essere lui ma chi sta ingannando facendo ciò che non è preparato a fare, che dovrebbe vergognarsi. Curioso, no? Quel che queste situazioni inducono a pensare.Un altro esempio. Un bambino vittima d’abuso sessuale si sente colpevole perché quel “gioco” non gli piace, e se lo dice magari nessuno poi vorrà giocare con lui; e ancora si sentirà in colpa perché quel gioco succede davvero quindi dev’essere stato molto cattivo per meritare simili punizioni; gli adulti sono sempre innocenti….ai suoi occhi, ma non ai nostri….Confusione, paura, rabbia….sono emozioni che possono farci chiudere nel nostro guscio, o al contrario possono indurci a reagire, a non vergognarci per gli errori degli altri, a chiedere il rispetto per noi stessi….

L’omertà uccide noi per primi e ci rende complici; fare chiarezza e farsi rispettare non significa diventare giustizieri della notte, ma nemmeno rimanere vittime sacrificali degli interessi altrui.

 

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