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UN’INDAGINE CONOSCITIVA SULLA REALTA’ GIOVANILE

DEGLI STUDENTI DELL’ISTITUTO SUPERIORE 

"PACIFICI E DE MAGISTRIS" 

DI SEZZE

 

Alfredo Ferrajoli

 

Premessa e scopi della ricerca

L’indagine sulla realtà giovanile dei ragazzi che frequentano l’Istituto superiore “Pacifici e De Magistris” di Sezze è stata effettuata da me, Alfredo Ferrajoli docente di Psicologia e Scienze sociali dell’Istituto e psicologo-psicoterapeuta libero professionista, con la collaborazione delle Prof.sse di matematica Lucia Palmieri e Giulia La Penna entrambe esperte di statistica e di informatica.Un ringraziamento particolare è diretto alle studentesse dell’attuale terzo anno sia della sezione “A” che della sezione “B” del Liceo delle Scienze sociali le quali hanno effettuato la somministrazione dei questionari recandosi personalmente nelle classi e impegnandosi nella gestione informatica dei dati.I questionari compilati dagli studenti sono stati complessivamente 340.Scopo della ricerca è stato quello di reperire informazioni sulla condizione dei giovani studenti frequentanti l’istituto, si è voluto avere una fotografia dell’esistente anche attraverso domande che potessero rivelare il mondo interno di questi ragazzi, sui loro possibili problemi e ansie quotidiane.Questa ricerca psicosociale è stata svolta, quindi, per far luce su quegli aspetti variegati delle realtà giovanili che spesso possono sfuggire ad un esame generale, per questo sono state previste diverse aree di indagine allo scopo di ricavare informazioni più specifiche.

 

Lo strumento di indagine

Il questionario conoscitivo è stato messo a punto sulla base di altri strumenti di indagine costruiti e utilizzati da me in altre scuole dei Monti Lepini.Attraverso gli items afferenti all’area della scuola, si è voluto conoscere l’atteggiamento generale degli studenti nei confronti della scuola e la qualità della relazione che hanno con i loro insegnanti. Si è voluto anche verificare, in questo modo, il livello di gradimento dell’attività didattica ed educativa così come recepita da parte degli alunni, quali le loro aspettative e le loro richieste.Attraverso la somministrazione degli items afferenti l’area della famiglia, si è voluto conoscere la percezione degli studenti nei riguardi dei loro genitori, i loro eventuali desideri o possibili difficoltà.Dall’area relativa al tempo libero si è voluto ricavare, invece, cosa facessero, di cosa parlassero, quali fossero i bisogni dei nostri ragazzi.Con gli items relativi all’area dell’amicizia si è voluto far luce sul livello di soddisfazione nei confronti degli amici, quanti fossero, se pochi o tanti, e quali luoghi e fonti di aggregazione avessero potuto offrire la possibilità di fare amicizie e avere incontri amicali.Attraverso gli items contenuti nell’area “Giovani e vissuti”, si è voluto invece sondare parte dell’universo interiore di questi ragazzi, si è voluto conoscere la percezione che hanno di loro stessi e come si muovessero dentro il loro mondo emozionale.Nell’area denominata “Esigenza di parlarne” sono contenuti alcuni items che riguardano l’uso di sostanze stupefacenti, si è voluto, attraverso quest’area, conoscere le cause che, secondo gli studenti, possono spingere i giovani a fare uso di sostanze e come loro percepissero la figura del tossicodipendente, quali idee o pregiudizi stessero formando intorno ad essa, si volevano inoltre conoscere le possibili azioni e comportamenti che potessero avere nei confronti di un eventuale amico caduto nella spirale della tossicodipendenza.L’area denominata “Esperienze dirette e indirette” ha consentito di avere una prima stima quantitativa della diffusione del fenomeno fra i ragazzi frequentanti l’istituto ed ha fornito informazioni sulle possibili motivazioni che possono esistere, secondo i ragazzi, per quanto riguarda il consumo di sostanze.Il questionario comprende quindi sette aree di indagine distribuite in ventotto items; attraverso di esso si è voluto realizzare uno strumento che potesse fornire più informazioni possibili e al contempo potesse essere agile e comprensibile e che impegnasse i ragazzi per la compilazione un tempo congruo e rispettoso anche dei loro impegni scolastici.

 

Risultati

Attraverso l’area di indagine relativa alla scuola, si ricava che i ragazzi, complessivamente, si trovano bene in quest’ambiente e si rendono conto che la scuola è utile per la loro crescita.Sono abbastanza soddisfatti delle esperienze che essa offre (53%) anche se una piccola minoranza dichiara che il loro istituto non piace (14%).

1. Ti piace la scuola che frequenti?

a. molto

35

10%

b. abbastanza

181

53%

c. poco

68

20%

d. no

48

14%

e. non so

4

1%

non risponde

4

1%

 

340

100%

 

 

 Alcuni studenti affermano che la loro scuola insegna solo le materie scolastiche (34%) mentre per altri essa li aiuta a crescere interiormente (31%) e, secondo un altro gruppo di studenti, essa “non è all’altezza dei loro desideri” (18%).

 

2. LA scuola che frequento:(una sola risposta)

a. Mi aiuta a realizzare i miei desideri

44

13%

b. mi aiuta a crescere interiormente

104

31%

c. non è all'altezza dei miei desideri

60

18%

d. mi insegna le materie scolastiche

116

34%

e. altro (specificare)

7

2%

non risponde

9

3%

 

340

100%

 

 

Complessivamente, le classi scolastiche sono vissute dagli studenti in maniera positiva e sentite come luoghi dove si possono sperimentare sia sentimenti di affettività e aggregazione (37%) che consapevolezza di mancanza di unione e solidarietà (34%).

 

4. Com'e la tua classe?(una sola risposta)

a. affettivamente unita

126

37%

b. affettivamente disgregata

114

34%

c. indisciplinata

55

16%

d. altro (specificare)

31

9%

non risponde

14

4%

 

340

100%

 

 

 

 

 

 

 

Dalle risposte alla domanda “Quali doti o qualità dovrebbero avere gli insegnanti”, si evince che per gli studenti è importante l’aspetto concernente la qualità della relazione fra loro e i docenti, infatti per gli studenti, gli insegnanti dovrebbero essere comprensivi (38%) e disposti all’ascolto (36%); essi si sentono compresi solamente un po’ (44%), mentre un numero abbastanza forte (27%) non si sente per niente compreso, anche se poi molti studenti affermano di andare spesso d’accordo con i loro insegnanti (46%).

 

6.Quali doti o qualità dovrebbero avere, a tuo giudizio, gli insegnanti? (una sola risposta)

a. Disposti ad ascoltarmi e a parlare con me

121

36%

b. disposti ad insegnare bene

67

20%

c. comprensivi

130

38%

d. altro (specificare)

9

3%

non risponde

13

4%

 

340

100%

 

 

 

 

 

7. Ti senti compreso come vorresti dai tuoi insegnanti?

a.si

91

27%

b. no

91

27%

c. un po'

151

44%

non risponde

7

2%

 

340

100%

 

 

 

 

 

 

5.Vai d’accordo con gli insegnanti?

sempre

52

0%

spesso

156

46%

a volte

88

26%

raramente

32

9%

mai

7

2%

vuoto

5

1%

 

340

85%

 

 

L’aspetto relativo alla comprensione è un elemento molto importante nel processo di individuazione del sé; sentire, per i ragazzi di quest’età, che gli adulti per loro significativi comprendono i loro moti interiori, i loro sentimenti e i loro problemi, fornisce quell’energia vitale, base dello sviluppo psicosociale, che non “permette di sentirsi soli” e di continuare a percorrere “insieme il viaggio”. Comprendere è essenzialmente “prendere con sé”, prendersi cura dell’altro, accudirlo, se necessario, ecco perché è molto importante che questo sentimento sia presente nell’azione educativa di questi ragazzi. In questo contesto, “comprendere” è diverso dal “giustificare” e sostiene gli aspetti della personalità del ragazzo aperti al nuovo e interessati all’apprendimento di nuove conoscenze. D’altra parte, sentirsi incompresi o poco compresi, facilita l’emergere di quei comportamenti che tanto si vorrebbero combattere, alimentando il senso dell’impotenza  e dell’isolamento, veri “dolori dell’anima” che potrebbero esporre i giovani al rischio nell’uso di sostanze poiché, da sole, esse offrirebbero “rifugio” e “conforto”. Per Carl Rogers, l’ascolto è la capacità più importante che un educatore adulto dovrebbe possedere. Secondo questo psicologo, gli adulti dovrebbero compiere lo sforzo di mettersi nei panni dei ragazzi, di entrare in empatia con loro, cercando di sentire i messaggi e le emozioni che vogliono comunicarci. In questo senso, l’adulto dovrebbe essere disponibile a sentire dentro di sé l’esperienza del ragazzo al fine di entrare in una relazione profonda con lui, in modo autentico. Per B. Bettelheim, il compito più importante di noi adulti è quello di “imparare a intuire con il sentimento il senso che possono avere le cose per i ragazzi e comportarci di conseguenza”. D’altra parte, il sentirsi ascoltati favorisce, in tutti noi, l’accettazione per come siamo, facilita l’espressione dei sentimenti, favorisce la conversazione e la risoluzione dei problemi, aumenta l’autostima e la comprensione reciproca e permette e di esprimere ed esperire l’affetto , l’amore, il rispetto. Anche per quanto riguarda i genitori, gli studenti riferiscono che li vorrebbero disposti all’ascolto e al dialogo (42%), comprensivi (31%); alcuni di loro affermano di sentirsi compresi solo un po’ (24%) e altri per niente (11%).

 

9. Quali doti o qualità dovrebbero avere, a tuo giudizio, i tuoi genitori? (una risposta)

a. disposti ad ascoltarmi, parlare con me

142

42%

b. comprensivi

107

31%

c. dovrebbero fornire esempi da imitare

25

7%

d. altro

40

12%

non risponde

26

8%

 

340

100%

 

 

 

 

 

   

10. Ti senti compreso come vorresti dai tuoi genitori? (una sola risposta)

a. sì

219

64%

b. no

36

11%

c. un po'

81

24%

non risponde

4

1%

 

340

100%

 

 

Alla domanda “Come definiresti la tua famiglia” essi affermano di viverla come affettivamente unita (69%) anche se per un numero di ragazzi essa è vissuta come affettivamente disgregata (5%) e che soffoca (4%). In alcune famiglie i pasti vengono consumati con la TV accesa (17%) – indicatore questo del clima dialogico intrafamiliare – ed emerge anche che si mangia ognuno ad orari diversi (9%).

 

8. Come definiresti la tua famiglia?(una sola risposta)

a.affettivamente unita

236

69%

b. affettivamente disgregata

17

5%

c. che soffoca

13

4%

d. che va d'accordo

59

17%

e. altro (specificare)

5

1%

non risponde

10

3%

 

340

100%

 

 

Se accettiamo il concetto del ruolo della famiglia come cellula fondamentale nel processo di acquisizione dell’identità e della conquista di un sano equilibrio emozionale, possiamo intuire il profondo dolore e il disagio dei giovani che provengono da una famiglia che vivono come “disturbata”. Comunque, un altro numero di ragazzi afferma che i pasti principali sono consumati “tutti insieme” (54%), in un clima sereno e disteso (8%).

11. In famiglia si mangia:

a.tutti insieme

183

54%

b. ognuno ad orari diversi

30

9%

c.con la tv accesa

58

17%

d.in un clima sereno e distensivo

27

8%

non risponde

42

12%

 

340

100%

 

Durante il loro tempo libero, questi ragazzi affermano di fare sport (43%), di praticare giochi con amici (15%) o di praticare “giochi di isolamento” ai video game (8%), di leggere (14%), di usare sostanze insolite (10%).

12 Utilizzo il tempo libero a :

a. fare sport

145

43%

b.giocare al videogame

28

8%

c. usare sostanze insolite

34

10%

d. leggere libri, fumetti o riviste

48

14%

e. navigare in Internet

20

6%

f. giochi con amici

52

15%

vuoto

13

4%

 

340

100%

 Una parte di essi afferma di non fumare (71%) mentre altri lo fanno, dichiarando di fumare tra le tre e le dieci sigarette al giorno (15%), tra le dieci e le quindici sigarette al giorno (9%).

15 Quante sigarette fumi al giorno?

a. tra 3 e 10

50

15%

b. tra 10 e 15

29

9%

c. altro (specificare)

242

71%

non risponde

19

6%

 

340

100%

 

Alla domanda “Quante ore guardi la TV o trascorri a giocare con i videogiochi”, i ragazzi rispondono, più di due ore (34%), due ore (25%), un’ora (22%), meno di un’ora (10%).

14 Quante ore al giorno guardi la TV o trascorri a giocare con i videogiochi?(una sola risposta)

a. meno di un'ora

33

10%

b. un'ora

75

22%

c. 2 ore

84

25%

d. più di due ore

117

34%

e. non guardo quasi mai la TV

27

8%

non risponde

4

1%

 

340

100%

 

 Questi ragazzi riferiscono di parlare tra di loro, durante il loro tempo libero, di problemi esistenziali (36%), di sport (20%), di problemi legati al mondo della scuola (10%).

13 Nel tempo libero tra ragazzi della tua età, si parla di:(una sola risposta)

a. problemi esistenziali

124

36%

b. sport

67

20%

c. problemi scolastici

33

10%

d. altro(specificare)

102

30%

non risponde

14

4%

 

340

100%

Dalla dimensione successiva, “area dell’amicizia”, si evince, tra l’altro, che i giovani dell’istituto che hanno partecipato alla ricerca, vivono l’amicizia in maniera estensiva, essi infatti riferiscono di avere tanti amici (80%), mentre solo il 14% di essi riferisce di averne pochi, il 2% ha un solo amico, il 2% neanche uno.

16 Quanti amici hai?

a. uno

8

2%

b. nessuno

6

2%

c.pochi

48

14%

d.tanti

273

80%

e. non risponde

5

1%

 

340

100%

 

 

 

Sull’importanza del sentimento amicale in età adolescenziale si sono scritte migliaia di pagine di riflessione, non solo di carattere psicosociale ma anche opere di narrativa, profondi ed entusiasmanti romanzi e racconti. Ognuno di noi, d’altra parte, se invitato a ripercorrere la sua vita a ritroso nel tempo potrà vedere dentro di sé quanta importanza può avere avuto per lo sviluppo della propria personalità, del carattere e a livello psicosociale il ruolo svolto da un sano sviluppo del sentimento amicale. Non è questa la sede per approfondire questa tematica e rimando a quanto si è scritto e che appartiene alla letteratura sull’argomento. In ogni modo, i ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa si sono dichiarati soddisfatti delle loro amicizie - 79%  -  non soddisfatti - 4%  -  poco soddisfatti - 16% -.

17 Sei soddisfatto delle tue amicizie?

a. sì

268

79%

b. no

14

4%

c. un po'

54

16%

non risponde

4

1%

 

340

100%

 

Alla domanda “Dove hai incontrato il tuo migliore amico”, essi riferiscono: a scuola (63%) confermando l’opinione diffusa che la scuola oltre che a svolgere il compito di “agenzia educativa”, è il luogo, per certi versi unico, dove il bambino, a partire dalla scuola dell’infanzia e nell’età successiva, può trovare quella “palestra” che tanto può insegnare e fare sperimentare la vita; altri ragazzi riferiscono di avere incontrato il loro migliore amico nel vicinato (11%) confermando, anche questo dato, l’importanza dei rapporti sociali e delle reti di comunicazione che possono esistere in centri relativamente piccoli come le realtà locali di Sezze, contrariamente alle realtà metropolitane dove non sempre ciò può avvenire, caratterizzate come sono da difficoltà di comunicazione, da estraneazione e dall’isolamento.

18,Dove hai incontrato il tuo migliore amico?

a A scuola

215

63%

b In discoteca

6

2%

c Nel vicinato

38

11%

d In chiesa

7

2%

e In un'associazione sportiva

8

2%

f Altro

60

18%

non risponde

6

2%

 

340

100%

 

 

 

La dimensione successiva, “Giovani e vissuti”, mette in risalto, ancora una volta, il ruolo che svolge la comprensione. Alla domanda “Quali cose fanno più male a un giovane della tua età”, infatti il 41%, dà come risposta “non essere capiti”, mentre il 29% è convinto che le “discordie presenti in famiglia”, siano le “cose” che più fanno male, seguite dalla droga (14%) e dalla violenza (7%).

20 Quali cose fanno più male ad un ragazzo della tua età (una sola risposta)

a. la discordia in famiglia

98

29%

b. la violenza

23

7%

c. la droga

48

14%

d. non essere capiti dagli altri

142

42%

e. altro ( specificare)

29

9%

 

340

100%

 

Alla domanda tendente ad investigare sul livello di soddisfazione personale, il 16% dei ragazzi afferma di sentirsi poco soddisfatto, mentre il 4% afferma di non sentirsi per niente soddisfatto, il 47% e il 31% afferma di sentirsi, rispettivamente, abbastanza e molto soddisfatto.

19 Cosa pensi di te stesso: sei soddisfatto di come sei ora? (una sola risposta)

a. molto

104

31%

b, abbastanza

160

47%

c. poco

53

16%

d. no

15

4%

e. non so

8

2%

 

340

100%

Questi risultati sono, in generale, in linea con altri risultati locali della realtà lepina, in particolare quella di Priverno, dove ho potuto svolgere un’analoga ricerca psicosociale, ma sono anche in accordo con i risultati ricavati da ricerche nazionali dove essi esprimerebbero la presenza di una certa disistima di sé anche come risposta fisiologica propria dell’età adolescenziale. La risposta “Solitudine, mancanza di affetto, assenza di relazioni significative” (41%), alla domanda “Quali sono i motivi, secondo te, che più spesso portano i giovani alla droga”, fornisce l’indicazione e la consapevolezza, presunte nei ragazzi, che dietro l’uso delle sostanze si nascondano insoddisfazioni e frustrazioni profonde che possono minare lo sviluppo e la crescita della persona influenzandone le azioni e i comportamenti. È da notare che la non presenza di relazioni significative e la mancanza di affetto, specialmente se sperimentate e vissute precocemente, secondo i più recenti studi di psicologia, esporrebbero ad uno sviluppo precario del sé e a fragilità emotive più o meno estese. “La scarsa comunicazione presente in famiglia” (16%), come risposta alla stessa domanda, evidenzia la cognizione, da parte di questi ragazzi del ruolo fondante della famiglia, all’importanza di essa, quale prima “cellula sociale” per un sano sviluppo dell’individuo. Così facendo questi giovani rivelano un dato di realtà, purtroppo in crescente espansione, presente anche nelle statistiche nazionali, dove la famiglia media italiana esprimerebbe una certa fatica ad “incontrarsi”, a dialogare in maniera significativa, a “restare insieme” anche nei momenti di difficoltà. Infine, “il bisogno di sentirsi brillanti, competitivi, forti”, come risposta alla stessa domanda, fornisce l’indicazione che questi ragazzi sono al corrente che dietro l’uso della sostanza, in verità si possano nascondere ragazzi che forti non sono e che cercherebbero di compensare questa loro debolezza attraverso l’uso della sostanza. È illusoria infatti l’aspettativa che una sostanza possa “guarire” le fragilità emotive, anzi, l’uso della droga può portare solo “al perdersi di più” ed espone al rischio “di non potersi più ritrovare”.

21 Secondo te, quali soino i motivi che più spesso portano i giovani alla droga?(una risposta)

a. Scarsa comunicazione in famiglia

56

16%

b. educazione dei genitori troppo permissiva

9

3%

c. educazione dei genitori troppo rigida

15

4%

d. mancanza di punti di riferimento morali e/o religiosi

26

8%

e. solitudine, mancanza di affetto, assenza di relazioni significative

141

41%

f. bisogno di sentirsi brillanti, competitivi, aggressivi

50

15%

g. non so

19

6%

h. altro (specificare)

19

6%

non risponde

5

1%

 

340

100%

Se queste fragilità sono vissute come “mancanze”, scatterebbero nei giovani sentimenti involontari di compensazione, messi in atto, purtroppo, anche attraverso l’uso di sostanze capaci di annullare, per poco tempo, il dolore interno e restituire loro un’immagine personale più accettabile, meno dolorosa ma più falsa. La strutturazione del loro Sé potrebbe essere debole e avere la caratteristica di essere poco consistente dal punto di vista della salute psichica. Per questa qualità, essa potrebbe non venire riconosciuta, né accolta, né coscientizzata ed elaborata esponendo questi ragazzi a quelle forme di “autoinganno inconsapevole” tanto presenti nelle patologie e nei disturbi mentali anche adolescenziali. Riguardo l’area “Esigenza di parlarne”, emerge, con una certa chiarezza, che questi ragazzi provano sentimenti di paura (11%), ma anche di indifferenza (17%), pena o compassione (14%) alla vista di un drogato e anche se una parte di loro avrebbe voglia di fornire aiuto (29%), non sa cosa fare (7%). Molti ragazzi cercherebbero di convincere un ipotetico amico a smettere (37%), ma pochi sono quelli che lo spingerebbero a recarsi da un medico (3%) o da uno psicologo (4%) oppure parlerebbero con i loro genitori o con i loro parenti (6%). Un dato importante riguardante quest’area è riferito al numero di ragazzi che cercherebbero di consigliare l’ipotetico amico di andare in comunità (12%) rivelando in tal modo la conoscenza, o l’intuizione, da parte dei nostri ragazzi, che le comunità possono fare molto per il recupero di giovani tossicodipendenti da come si evince dallo studio della letteratura statistica esistente sull’argomento.

22 Che reazione hai verso chi consuma droga? (massimo una risposta)

a. imbarazzo

10

3%

b. paura

36

11%

c. pena, compassione

47

14%

d. indifferenza

59

17%

e. irritazione

23

7%

f. comprensione

36

11%

g. voglia di aiutarlo

99

29%

h. altro (specificare)

25

7%

non risponde

5

1%

 

340

100%

 

 

23, Se scoprissi che un tuo amico si droga, tu cosa faresti? (una sola risposta)

a.Cercherei di convincerlo a smettere

125

37%

b. Gli consiglierei di andare in comunità

41

12%

c. lo spingerei a rivolgersi ad un medico

9

3%

d. lo spingerei a rivolgersi ad uno psicologo

15

4%

e. parlerei con i suoi genitori, parenti, fidanzato/a

20

6%

f. non farei nulla: è un suo problema personale

8

2%

g. Romperei l'amicizia

5

1%

h. vorrei aiutarlo ma non saprei come

87

26%

i. altro (specificare)

22

6%

non risponde)

8

2%

 

340

100%

 

Un buon numero di ragazzi dell’istituto, alla domanda “Quale tipo di intervento ritieni più corretto da parte della scuola”, riferisce che interventi informativi su effetti e danni provocati all’organismo (20%) potrebbero fornire idonea partecipazione al problema da parte della scuola, insieme alla possibilità di avere colloqui con esperti, medici e psicologi (19%), ma anche il mettere a confronto opinioni ed esperienze (16%), sarebbe un’operazione positiva e offrirebbe, per questi giovani, un’occasione per riflettere..

24 Eventualmente, quale tipo di intervento ritieni più corretto da parte della scuola? (massimo due risposte)

a. Informare su effetti e danni provocati all'organismo

67

20%

b. dare un'informazione chiara e corretta

47

14%

c. informare sulle conseguenze penali

12

4%

d. informare sul mercato delle droghe e sui grandi guadagni illeciti

15

4%

e. colloqui con esperti medici e psicologi

63

19%

f. informare sulle possibilità di recupero

23

7%

g. mettere a confronto opinioni ed esperienze

53

16%

h. dare consigli o indicazioni di comportamento

19

6%

i. inserimento nell'orario scolastico di una disciplina che si occupi della tua salute in genere

23

7%

non risponde

18

5%

 

340

100%

 

 

Dall’area “Esperienze dirette ed indirette”, si ricava che il 33% dei giovani che hanno partecipato all’indagine ha provato desiderio o curiosità per quanto riguarda le droghe e il 24% ammette di averne fatto uso; il 65% dichiara di non avere avuto né il desiderio, né la curiosità di provare delle droghe e ammette di non averne mai fatto uso (73%).

25, Ti è mai capitato di sentire il desiderio o la curiosità di provare delle droghe?

a. sì

111

33%

b. no

220

65%

non risponde

9

3%

 

340

100%

26. Hai mai fatto uso di droghe

a. sì

81

24%

b. no

248

73%

non risponde

11

3%

 

340

100%

Tra le sostanze che i giovani dichiarano di aver provato, emergono le cosiddette “droghe leggere”, marijuana ed hascish, che secondo recenti ricerche esporrebbero i giovani al rischio di consumare droghe sempre più pesanti e pericolose. Alcuni giovani riferiscono di aver assunto pasticche e varie sostanze che si situerebbero tra le droghe ritenute pesanti, perché, attraverso di esse, a loro dire, “si possono superare momenti di solitudine”, o per “sentirsi spavaldi e forti”, “per curiosità”, oppure, semplicemente, “perché lo facevano tutti”.

27.Se si quali?

 

droghe pesanti

41

droghe leggere

115

non risponde

184

 

340

Emerge, dalle diverse risposte, ancora una volta, la fragilità di questi ragazzi - per fortuna minoritari, ma lo stesso da tenere in considerazione - nei confronti di una realtà temuta, in cui l’autostima e l’identità personali non sono ancora conquistate o acquisite e che, anzi, vanno mostrando i loro “buchi” e le loro difficoltà.

 

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