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MA IO CHI SONO? QUAL E' IL MIO VERO ME STESSO?

Cesare De Silvestri

 

Sì, pare una domanda importante. Qualcuno di voi se la sarà posta, magari più di una volta. Chi sono io? Quale e il mio vero "sé"? E la risposta apparentemente più logica è che io sono colui che si pone la domanda. Vi ricorda Descartes?  Anche a me.  Ma il guaio è che il teatrino cartesiano ha fatto il suo tempo e non ci crede più nessuno.

Prologo

Quindi la domanda rimane. Ma allora chi è colui che se la pone? Qual è il mio sé privilegiato, perenne ed onniscente? Il punto di raccordo e di governo di tutti i miei ruoli sociali e individuali, di tutte le mie immagini pubblichi e privati?  Insomma, il centro operativo e a cui fanno capo tutti questi diversi me stesso? Già, perché sono sempre io ma sono sempre diverso. Ho avuto, ho ad avrò tutta una serie di diverse identità. Non solo nel corso nella vita ( bambino, scolaretto, adolescente, giovanotto, adulto, uomo maturo, anziano,e vecchio barbogio ), ma posso variare la mia identità persino durante la stessa giornata, talvolta nel giro di pochi minuti. Sembra quasi che ciascuno di noi sia una schiera di maschere, fantocci o burattini che mutano a seconda delle circostanze, delle persone con cui abbiamo a che fare; a seconda dei nostri scopi, del nostro stato d'animo o del nostro capriccio. L'unica cosa che collega e tiene in qualche modo insieme tutte queste diverse identità sarebbe il nostro corpo. Però anche quello cambia nel corso del tempo. 

E allora?

La questione diviene sempre più interessante. Con buona pace di quelli che scrivono libri su concetti o meno semplici o complicati come l'io, il carattere, la personalità, il sé, l'anima, eccetera, io credo, in realtà, che questo elusivo me stesso, il mio "sé", per intenderci, non sia né semplice né complesso. Semplicemente non esiste. Per onestà intellettuale avverto che si tratta di una mia posizione personale. Una posizione che viene condivisa da parecchi colleghi della RET. Anzi, da quell'ambiente mi sono giunte critiche e contestazioni. Nemmeno Ellis arriva esplicitamente alla mia stessa radicale conclusione. Mentre invece a me sembra inevitabile. 

Ma c'è di peggio

Come spesso accade in queste mie brevi note, la provocazione non si ferma qui. Infatti, sempre secondo me, non solo ciascuno di noi è una piccola folla di persone diverse, ma ognuna di queste persone può vivere in tempi diversi indipendentemente dalla data di nascita. Mi spiego meglio. C'è il tempo degli orologi e dei calendari ; quello che segna il passare dei minuti, delle ore e degli anni. Quello che ci impone la nostra condanna all'ergastolo e alla pena capitale. Quello che ci fa crescere, invecchiare, decadere e finire. Noi disponiamo però anche di un altro tipo di tempo. Un tempo che è fatto di pensieri, ricordi, desideri, sogni e sentimenti, in cui possiamo entrare ed uscire a piacere. E ciascuno di noi passa la maggior parte della vita in quest'altra dimensione. Che non ha età. Ora posso essere un vecchio psichiatra di 74 anni, fra un attimo un giovane poeta  innamorato, e subito dopo un battagliero clansman scozzese o un fazioso ghibellino toscano. 

Epilogo

D'altra parte, è anche vero che questi due tempi, quello cronologico e quello individuale, procedono verso una loro inevitabile fusione; verso il momento in cui tutte le nostre maschere e burattini arriveranno al redde rationem. Un momento che le nostre fantasie, le nostre illusioni, i nostri sogni ad occhi aperti non potranno evitare o rimandare in nessun modo. E allora si muore. Il nostro unico e vero "sé", il nostro corpo, muore ( ma poi vedremo che non è vero nemmeno questo - l'unica cosa che scompare è la nostra consapevolezza di esistere ) e noi abbiamo finalmente un solo tempo e una sola identità. Ma soltanto allora. 

 

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