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BAMBINI IN FASCIA:

DALLA RELAZIONE COL GENITORE

 ALLA RELAZIONE COL MONDO

Federica Mattei

 

Ogni essere umano proviene da una relazione tra un uomo e una donna e la maggior parte di noi anela ad una relazione stabile con un altro essere umano.Il bambino appena nato cerca istintivamente la relazione con sua mamma, cerca il suo volto,il suo sguardo, il suo corpo.Dopo pochi istanti dalla nascita, se posto sul ventre materno, cerca il seno e comincia a succhiare spontaneamente.Ha inizio così la prima relazione fondamentale per la vita di un essere umano; per prima cosa dal punto di vista di sopravvivenza della specie e secondo poi per la sopravvivenza psichica dell’individuo.Il legame è tra un bambino e sua madre e specificatamente con il corpo della mamma.Il corpo materno ricorda al bambino le sensazioni che provava nel ventre durante i mesi di gestazione; addosso a sua madre può riascoltare il suono  del battito cardiaco, tra le sue braccia riprovare la sensazione di contenimento, sulla sua pelle sente l’odore che già filtrava attraverso il liquido amniotico, nonché viene sfamato dal latte materno e prima ancora dal colostro che in ogni donna hanno un sapore particolare ed unico e che il bimbo sa riconoscere.Proveniamo dalla pancia e vicino alla pancia vogliamo stare.Però la relazione fine a se stessa non basta, non basta il semplice accudimento, l’essere puliti e sfamati, vogliamo anche essere accolti e “riscaldati”, vogliamo una relazione che abbia un  senso più profondo…Il famoso esperimento con la scimmietta che abbracciava il surrogato di madre dondolante e ricoperto di pelliccia piuttosto che quello che la nutriva ci dimostra che “non di solo pane vive l’uomo”.Per un bimbo piccolo ha senso stare vicino a sua madre, più che stare in una culla che è senza odore, senza rumore, senza movimento; magari agli occhi di un adulto è pulita, sterilizzata, bella,  ma agli occhi del neonato è comunque senza vita, senza calore umano.Il bambino lasciato solo non percepisce se nelle immediate vicinanze la sua mamma è presente e pronta ad accudirlo, sappiamo che la persistenza dell’oggetto è una capacità che viene acquisita più in là. Il neonato percepisce soprattutto il panico che gli comunica il suo cervello atavico, esso infatti non può sapere che il neonato è al sicuro in una casa, ma mette in allerta tutto il sistema neurovegetativo come se il piccolo fosse abbandonato nella savana in balia dei predatori. A chi solleva l’obiezione che poi spesso il bambino lasciato piangere “impara e smette” io contrappongo l’idea che il bambino piuttosto “si rassegna a non essere ascoltato e smette” e che comunque sia prova il disagio  della solitudine, in quanto non possiede le competenze logiche dello spazio tempo. Anche qui occorrerà parecchio tempo perché queste competenze arrivino e vengano interiorizzate.Il bimbo piccolo è completamente guidato dall’istinto di sopravvivenza che tutti noi abbiamo posseduto al momento della nostra nascita e che si è modellato con la crescita e con la ragione.Quando piange esprime al meglio dei bisogni, bisogni arcaici che i genitori in quanto mammiferi della nostra specie hanno sempre prontamente saputo soddisfare da almeno un periodo compreso tra i 60 e 200 milioni di anni a questa parte.Da quando l’uomo sapiens comparve sul pianeta esiste un meccanismo attraverso cui ogni bimbo  ha fatto in modo che degli adulti si occupassero di lui con successo; chi non ha sviluppato queste caratteristiche inevitabilmente si è estinto.Questo meccanismo è il pianto. Anticamente( ma la cosa sarebbe estendibile anche ai giorni nostri)un neonato posato “a terra”(cioè lontano dalle braccia materne) e lasciato solo anche per pochi minuti era facile preda di qualsiasi animale; anche un semplice gatto o un topo.Se egli non piangeva e non sollecitava l’adulto a raccoglierlo era in reale pericolo di vita.Possiamo dire che i neonati che rimanevano zitti se lasciati soli sono stati prede più facili di un altro animale o della disattenzione parentale.Queste riflessioni non sono pura speculazione.  In biologia, dal 19° secolo le categorie di cuccioli erano divise in nidi fughi e nidiacei;dal 1969 in qua una serie di studi di area prevalentemente centroeuropea ha introdotto la categoria del “portato” a sua volta divisa in “portati attivi” e “portati passivi”.Per una breve panoramica delle categorie di cui non ci occuperemo possiamo dire che i Nidiacei non sono solo uccelli ma anche mammiferi(cani, gatti, topi…). Nascono in una tana, sono numerosi e fortemente immaturi dal punto di vista fisico, vengono nutriti con un latte più grasso rispetto a quello materno, un latte più difficile da digerire; sono programmati per stare a lungo in silenzio(perché non  devono far scoprire l’ubicazione della tana) lontani dalla mamma che va a procurare il cibo. I Nidifughi invece sono quei cuccioli che nascono “adulti in miniatura”e quasi subito dopo il parto sono in grado di seguire la madre. Sono i cavalli, le giraffe, le pecore…Per quanto riguarda le categorie dei portati diciamo che: sono portati passivi ad esempio i marsupiali, proprio perché il cucciolo vive in una plica cutanea; per intenderci: la “tasca”del canguro femmina in cui il cucciolo fortemente immaturo si evolve e sviluppa.Sono portati attivi ad esempio i cuccioli delle scimmie e, fra gli altri, anche dell’uomo pur se la nostra specie presenta qualche eccezione. I nostri cuccioli infatti non sono in grado di “reggersi aggrappati alla nostra pelliccia” prima di tutto perché, a parte dei casi patologici di irsutismo, non abbiamo più una pelliccia e secondo poi perché, al confronto dei primati nostri cugini, i nostri cuccioli sono lievemente prematuri dal punto di vista muscolare e di coordinamento motorio.Questo fatto ha però una spiegazione logica nell’ipotesi che l’evoluzione abbia trovato il giusto compromesso fra lo sviluppo dalla nostra massa celebrale, la possibilità di camminare eretti e la capacità del corpo femminile di patrorire una testa più grande attraverso un canale di parto modificato proprio dal fatto di essere bipedi, proprio facendo nascere i cuccioli d’uomo leggermente prematuri.Però la nostra origine è di cacciatori - raccoglitori, come dimostrano studi antropologici fatti su tribù di boscimani o altri popoli cosiddetti primitivi ma contemporanei tipo gli Yequana del Venezuela, e questa condizione ha certamente influito sui nostri remoti antenati rendendo necessaria una elevata mobilità. Allora come fare a portarsi dietro un cucciolo inerme?Ancora una volta la natura ci è stata madre più che matrigna. Il bacino femminile si è evoluto allargandosi(anche per il succitato motivo della circonferenza cranica fetale aumentata)ed ha creato una sella sulla quale le madri potevano portare i figli appoggiati sul fianco sostenendoli con un braccio.Ecco perché i bambini amano il movimento ritmico che li culla, perché ricorda alla parte atavica del loro cervello quello di chi cammina e cioè della mamma raccoglitrice.Un bambino che viene preso in braccio assume spontaneamente una posizione con le gambe divaricate e raccolte al corpo, come se fosse accoccolato; questa posizione si incastra perfettamente al corpo di un adulto, le anche assumono una postura fisiologica, quasi la stessa che si ha nelle ingessature per displasia.Inoltre la vicinanza della mamma favorisce la sua disponibilità ad allattare, infatti i tempi reali di allattamento per un cucciolo d’uomo(non quello suggerito dai pediatri che spesso generalizzano la tempistica dei surrogati del latte materno) variano tra il quarto d’ora e le due ore, vista l’altissima digeribilità del latte materno.Questi brevi esempi(ma non sono gli unici che si potrebbero fare) mostrano come in realtà sia fisiologicamente corretto accudire amorevolmente i nostri cuccioli tenendoli sul nostro corpo e di quanto in altri campi, come quelli per la sopravvivenza dei neonati prematuri, la loro minore morbilità, il loro maggiore accrescimento ponderale, il contatto pelle a pelle sia addirittura fondamentale. I benefici però non sono solo per il bambino. Anche i genitori ne traggono vantaggio.Per prima cosa hanno con il figlio una relazione più intima ed intensa, riescono a capirlo meglio, a sintonizzare i suoi ritmi con i loro.Secondo poi hanno vicino un bambino più appagato e tranquillo, che dorme molto di più, ha meno “colichette”, cresce meglio sia come peso che come tono muscolare, che a medi-lungo termine sarà anche più autonomo.Terzo e non solo portando addosso al proprio corpo il piccolo per tutto il tempo che questi lo richiede, i genitori possono anche svolgere le attività che un adulto ritiene di dovere e voler fare.Che  oltretutto sono di grande stimolo per il bimbo.Più di un carrilon o un pupazzetto.La domanda che solitamente viene posta è : “Ma non si viziano i bambini tenendoli spesso in braccio?” La risposta è semplice: soddisfare un bisogno equivale a tranquillizzare un bambino riguardo gli eventi esterni, a fargli interiorizzare l’idea che gli “altri” lo amano e che nel mondo esiste  concretamente la possibilità di ricevere amore dal prossimo e positive sensazioni di accudimento. Un bimbo amato e portato addosso è un bimbo che si sente buono che a sua volta saprà amare. E’ un modo sano di rafforzare la stima e la fiducia che ha di se stesso. Viziare è dare un surrogato materno, dare cose materiali ,cibo, oggetti invece che la nostra insostituibile presenza. E’ dolorosamente interessante studiare i rapporti sui bambini abbandonati, che non hanno ricevuto le cure amorevoli di una madre o di un altro care-giver. Spesso sono persone frantumate incapaci di relazioni profonde anche da adulte. Sebbene abbiano ricevuto cibo e cure mediche , presentano dei forti ritardi nella crescita psico-fisica a meno che non abbiano identificato in un’altra persona, ad esempio una infermiera o una assistente, una figura materna sostitutiva con la quale possa essere stata compiuta la relazione. Inoltre questi bambini presentano un tipico movimento di dondolio ritmico che a mio avviso è lampante surrogato del mancato cullare delle braccia del genitore. Senza arrivare a casi estremi, ritengo importante che ogni genitore si interroghi sui reali bisogni di un neonato, cercando di filtrare la realtà occidentale e contemporanea con gli occhi e l’istinto di un cucciolo di uomo che sicuramente è molto più competente di quello che sembra e molto più vicino di un adulto al naturale continuum della specie umana. Possiamo tranquillamente ascoltare i nostri bambini credendo in loro e nel loro istinto perché essi sanno benissimo che cosa serve loro per sopravvivere e crescere armonicamente, anche se non sanno parlare. Riconosciamo il valore del pianto come un vero e proprio linguaggio arcaico e riconosciamo che dentro ognuno di noi esistono le risorse e le capacità per interpretarlo. Desidero ringraziare l’amica e collega Bianca per gli innumerevoli spunti da cui è nato l’articolo.

Bianca Grassi ; E’ mamma di tre bambini portati in fascia; è istruttrice in corsi per imparare teorie e tecniche per portare i bimbi con la fascia lunga, marsupi, sling, zaini ecc. e in incontri informativi, cercando di sviluppare il tema del “contatto”. Fin dalla sua fondazione collabora attivamente con l’associazione “Bimbinfascia”.

Federica Mattei ; E’ madre di due bambini portati addosso con vari supporti; Psicologa dell’età evolutiva, è istruttrice in corsi per imparare teorie e tecniche per portare i bimbi con la fascia lunga, marsupi, sling, zaini ecc. e in incontri informativi, cercando di sviluppare il tema del “contatto”. Ha ideato e collabora con l’associazione “Bimbinfascia”. Per ulteriori informazioni consultare la bibliografia e il sito www.bimbinfascia.it. Sono disponibili in rete altri siti internet sui temi del contatto e sui veri strumenti per agevolarlo. Si ringrazia A. Grasselli per le traduzioni dal tedesco.

BIBLIOGRAFIA

Libri di riferimento generale: Per una nascita senza violenza, Fréderick Leboyer, Bompiani. Ecologia della nascita. Una via antica e nuova al parto naturale, Michel Odent, Red Edizioni. Adrien o la collera dei neonati Relier Jean-Pierre, Le Lettere Amarlo prima che nasca. Il legame madre-figlio prima della nascita, Relier Jean-Pierre, Le Lettere. Il bambino è competente. Valori e conoscenze in famiglia, Jesper Jull, Feltrinelli.
Mamma io sono grande, Aletha Solter, La Meridiana. Il bambino consapevole. Un nuovo modo di essere genitori, Aletha Solter, La Meridiana.
Elogio della madre. riscoprire l'importanza dell'istinto materno nella crescita dei figli
, Edwige Antier, Mondadori. L'infanzia rimossa, Alice Miller, Garzanti. Genitori efficaci. Educare figli responsabili, Thomas Gordon, La Meridiana. I ragazzi felici di Summerhill, Alexander S. Neill, Red Edizioni.
Shantala. L'arte del massaggio indiano per far crescere i bambini felici, Frédérick Laboyer, Sonzogno. L'arte dell'allattamento materno, La Leche League International. La scimmia nuda D. Morris  Mondadori Il linguaggio della pelle Montagu A.  Ed Garzanti(fuori catalogo). Il concetto del continuum, ritrovare il benessere perduto. Jean Liedloff Edizioni La meridiana. Besame mucho, crescere i vostri figli con amore Carlos Gonzalez Coleman Editore ; Il segreto dell’infanzia Montessori Maria Garzanti ; Sviluppo affettivo ed ambiente. Winicott D.  Ed. Armando. Venire al mondo. Klaus M e Klaus P.  Ed. Il Pensiero Scientifico; Perchè la sofferenza. Stettbacher J. Konrad  Garzanti; Il libro delle coccole Marcella Barth, Ursula Markus Red Edizioni;  Ten Reasons to Respond to a Crying Child articolo di lJan Hunt, M.Sc.

Articoli specialistici:

Anderson GC (1995) Touch and the kangaroo care method. IN: Field, TM. (ed) Touch in early development. Lawrence Erlbaum, Hillsdale, NJ, 35-51.
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Chamberlain S (1997) Adolf Hitler, die deutsche Mutter und ihr erstes Kind. Über zwei NS-Erziehungsbücher. Psychosozial-Verlag, Gießen.
Field TM (1995) (ed) Touch in early development. Lawrence Erlbaum, Hillsdale.
Goma - das Basler Gorillakind (1961) Documenta Geigy (Aufnahme Prof. Lang).
Haarer J (1938) Die deutsche Mutter und ihr erstes Kind. Lehmanns, München, Berlin.
Hassenstein B (1970) Tierjunges und Menschenkind im Blick der vergleichenden Verhaltensforschung. Ber. Nat.-Med. Ver. Innsbruck 58, 35-50.
Kirkilionis E (1989) Der menschliche Säugling als Tragling unter besonderer Berücksichtigung der Prophylaxe gegen Hüftdysplasie. Dissertation, Freiburg.
Kirkilionis E. (1999) Ein Baby will getragen sein. Kösel, München.
Liedloff J (1995) Auf der Suche nach dem verlorenen Glück. Beck, München.
Ludington-Hoe SM, Golant SK (1994) Liebe geht durch die Haut, Eltern helfen ihrem frühgeborenen Baby durch die Känguruh-Methode. Kösel, München.
Manns A, Schrader A C (1995) Ins Leben Tragen. VWB, Berlin.
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