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LA TERAPIA RAZIONALE EMOTIVA

Dott.ssa Leticia Marin 

PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA RET

Il dott. Albert Ellis (Ellis, 1957-1962), propone un tipo di terapia denominata Terapia Razionale Emotiva, che a detta dell’autore é una disciplina clinica efficace; utile con adulti nevrotici, adulti estremamente perturbati ed individui psicotici. Si afferma che quest’approccio terapeutico sia utile a partire dai quattro anni d’età. La sua tecnica si basa sulle seguenti supposizioni:

a) ciò che un individuo dice a se stesso, ha un valore determinante nella sua condotta;

b) il metodo consiste in uno strumento per la modifica di tali verbalizzazioni.

La Terapia Razionale Emotiva (RET), è una terapia cognitivo-comportamentale e si basa sull’idea che tanto le emozioni, quanto i comportamenti, siano il prodotto delle convinzioni di un individuo e della sua interpretazione della realtà (Ellis, 1962). La meta principale della RET consiste nell’assistere il paziente nell’identificazione dei suoi pensieri irrazionali e dei disturbi, aiutarlo a rimpiazzare tali pensieri con altri più “razionali” o reali, che gli permettano di raggiungere con più efficacia obiettivi di tipo personale, quali essere felice, stabilire relazioni con altre persone, ecc… (Ellis y Dryden, 1987).La RET è stata fondata da Albert Ellis nel 1955, ma continuò a consolidarsi fino al 1962. Da un punto di vista fìlosofico, la RET si riallaccia a due correnti antiche: la filosofia orientale, con Buddha e Confucio, che afferma “Cambia il tuo atteggiamento e potrai cambiare te stesso”, e quella dei filosofi greci e romani come Epicteto y Marco Aurelio (Vedi: Susuki, 1956 e Watts, 1959-1960, citati da ElIis, 1980), che evidenziarono l’importanza della filosofia individuale nel disturbo emozionale. Millenni fa hanno dato origine alla prospettiva cognitiva, enunciando così l’ABC della RET. Il quadro fìlosofìco della RET si basa principalmente sulla premessa che: “il disturbo emotivo non è creato dalle situazioni, ma dalle interpretazioni di tali situazioni” (Epicteto, I sec. d.C., citato da Lega, 1995). In un’intervista fattagli da Leonor Lega (1995), Ellis afferma quanto segue: “Il postulato che sostiene ‘non ci preoccupano le cose, ma la visione che abbiamo di esse’, è diventato la base di ciò che più tardi è stata la RET, come la descrivo nel mio libro Ragione ed Emozione in Psicoterapia. Sono stato anche influenzato da filosofi più recenti come Kant e dai suoi scritti sull’importanza delle idee, e da persone come Russel, dal quale è derivata l’idea di usare metodi empirici della scienza e della logica nella pratica della RET” (ElIis, 1989, citato da Lega, l995). Dal punto di vista psicologico Ellis è stato anche influenzato da Karen Horney, Alfred Adler, e da Watson. Il modello ABC, usato dalla RET per spiegare i problemi emozionali e determinare l’intervento terapeutico per aiutare a risolverli, ha come fulcro principale il modo di pensare della persona, la maniera in cui il paziente interpreta il suo ambiente, e le connessioni e le convinzioni che ha sviluppato su se stesso, sulle altre persone e sul mondo in generale (Ellis, 1975). Quando tali interpretazioni o convinzioni sono illogiche, poco empiriche o rendono difficile il raggiungimento delle mete stabilite dal paziente, sono chiamate “irrazionali”, giacché la persona ragiona male ed arriva a conclusioni errate. Se accade il contrario, nelle sue interpretazioni ed inoltre nella sequenza scientifica e logica tra le premesse e le conclusioni, le convinzioni della persona sono “razionali”, giacché il ragionamento è corretto e la filosofia basilare di quella persona è funzionale (Ellis, 1982). Le convinzioni irrazionali che una persona mantiene e che danno origine a sentimenti ed azioni che sabotano la possibilità di affrontare un determinato fatto spiacevole, consistono di solito in affermazioni assolutiste del tipo dovrei, devo, oltre alle logiche, ma distruttive e denigratorie irrazionalità che generalmente accompagnano questi “devo”. Le tre basilari affermazioni assolutiste generatrici di nevrosi sono le seguenti:

1. “Devo, assolutamente, avere successo nella maggior parte delle mie azioni e relazioni: altrimenti come persona sono del tutto inadeguato e inutile!”. Risultato: sensazioni di grave ansietà, depressione, disperazione, inutilità. Atti de fuga, rinuncia, abbandono, dipendenza.

2. “Il resto della gente deve, assolutamente, trattarmi con considerazione, giustizia, rispetto e amabilità; altrimenti, non sono così buoni come dicono e non meritano di raggiungere la felicità durante la vita”. Risultato: sentimenti di ira, rabbia, risentimento. Atti di lotta, inimicizia, violenza, guerre, genocidi.

3. “Le condizioni in cui vivo devono essere assolutamente confortevoli, piacevoli e di pregio: altrimenti sarà orribile, non lo sopporterò e tutto questo maledetto mondo sarà uno schifo!” Risultato: sentimenti di autocommiserazione, ira e bassa tolleranza alla frustrazione. Atti di abbandono, lamentela continua e dipendenze (Ellis, 1999).

Il modello della RET, fu pubblicato per la prima volta nel 1958, ampliato nel 1984 (Ellis, 1958b), e funziona nel seguente modo: di fronte ad una determinata situazione o “Evento Attivante” (A), le “Conseguenze Comportamentali” che la persona produce (C): che possono essere emozionali (Ce), o comportamentali (Cc), sono determinate dalle sue convinzioni, “Believes” in inglese (B), in modo tale che non ci può essere A e poi C direttamente, bensì attraverso B: da qui la definizione ABC. Le convinzioni possono essere razionali (rB) o irrazionali (iB), dando luogo a loro volta a conseguenze (C) razionali (adeguate, funzionali) o irrazionali (inadatte, inefficaci). Il proposito della RET è quello di cambiare le iB per trasformarle in rB, dato che è l’unico modo affinché le conseguenze (C) che ne derivano siano funzionali. Il modo per ottenerlo è attraverso la “confutazione” o il “dibattito” (D), dove si mettono in discussione queste convinzioni irrazionali. È fondamentalmente un adattamento del metodo scientifico alla vita quotidiana (Ellis, 1987; Ellis y Bnecker, 1982; EIlis y Harper, 1961, 1975). Rispetto all’ABC della RET, è importante ricordare ciò che Ellis ha affermato nel 1999: “nel 1955, quando creai la REBT sapevo in cosa consisteva, ma ora non mi è ben chiaro. Questi ABC – che onestamente non ho fatto altro che “rubare” da filosofi sia antichi che moderni – avevano qualcosa di molto bello e profondo” (Ellis, 1999). Ellis ha detto che gli elementi A, B e C interagiscono e influiscono solo tra loro. Ha anche dimostrato come le convinzioni della gente (B), quelle che ha originariamente definito autoaffermazioni o frasi che diciamo a noi stessi, essenzialmente consistono in questo, ma nascondono spesso idee, immagini, atteggiamenti, simboli ed altri tipi di cognizioni, coscienti o incoscienti a livello più sottile. Nelle sue recenti ricerche include gli elementi P (Progetti) e gli elementi E (Effetti o nuove filosofie, emozioni e comportamenti Efficaci), definite originalmente come le “risposte” che i clienti davano nello scoprire le loro convinzioni inefficaci, i loro segni di superamento o di lotta contro di esse e il processo di impostazione di nuove filosofie di vita e azioni più salutari. All’inizio Ellis vide gli elementi P piuttosto come qualcosa di conoscitivo (Ellis, 1999). Ciò che si può davvero catalogare come nuovo è probabilmente l’applicazione alla psicoterapia di punti diversi che sono stati esposti anteriormente in contesti radicalmente differenti (Ellis, 1980). Ellis continua a proposito degli ABC della REBT riferendo che la gente “vive immersa in un contesto, tanto fisico che sociale, e frequentemente insegue mete (g) od obiettivi che elenca nel modo seguente:

a)Restare vivi, in movimento e godere.

b)Godere la vita sia individualmente che in collettività.

c)Mantenere relazioni di intimità con determinate persone.

d)Dare un senso alla vita attraverso l’educazione e l’esperienza.

e)Inventare e raggiungere obiettivi derivati da una latente inclinazione.

f)Godere dell’ozio e del gioco.

Spesso nell’inseguire queste mete si trovano davanti ad un Avvenimento o ad un’esperienza Azionante o ad un’Avversità (A) che blocca e porta a sentirsi rifiutati o a provare disagio. La REBT da origine ad una quantità di approcci emotivi e comportamentali (nonché i metodi cognitivi che vi sono inclusi), come la TCC (Terapia Cognitiva Comportamentale, CBT in inglese) e come la Terapia di Arnold Lazarus, ma in modo più complesso di quanto lo fosse negli anni cinquanta. La REBT mantiene il suo ABC delle nevrosi benché sia diventata più complessa. Le persone (anche se non del tutto) diventano nevrotiche con assolutismi del tipo: Dovrei e Devo, sia a livello cosciente o incosciente. Dovrebbero cambiare per un ambito di “preferenze” chiare e decise e otterrebbero di essere meno suscettibili ai turbamenti. Come? Discutendo sulle loro convinzioni disfattiste sia rispetto a se stesse che nei confronti della società e agendo sia a livello cognitivo, sia emotivo che comportamentale. E soprattutto con pazienza, fermezza ed energia! Questo ci conduce ai tre insight principali (non i soli) usati dalla REBT dall’inizio degli anni sessanta e necessari per portare a termine una REBT efficace e, specialmente nel caso di una terapia breve, più opportuna ed intensa. Tali insight, che Ellis ci rammenta nel 1999, sono i seguenti:

· Insight 1.- Gli Avvenimenti Azionanti (A) che sono visti come avversi o spiacevoli contribuiscono in modo notevole a sviluppare conseguenze (C) nevrotiche, ma questo non implica che siano le uniche cause. Probabilmente, la causa principale, che va cercata da terapeuti e pazienti, è la B, ossia la convinzione attivamente dinamica ed assolutista che le persone hanno della A. B interagisce in modo significativo con A perché si produca C. Dato che generalmente B è più suscettibile di cambio che A, risulta particolarmente interessante lavorare con esse e discuterne affinché la persona nevrotica sia capace di costruire E, ossia una nuova filosofia di vita, con emozioni e comportamenti idonei.

· Insight 2.- Quando i pazienti pensano, sentono o agiscono in modo nevrotico (con atteggiamento disfattista verso se stessi e verso gli altri), ci troviamo spesso di fronte al fatto che hanno costruito queste convinzioni irrazionali (iB) in presenza di Avvenimenti Attivanti spiacevoli (A) già nella prima infanzia. Ma è possibile che più avanti non si comportino così. Quando generano sintomi nevrotici nel presente, ciò che stanno facendo è perpetuare le loro convinzioni inefficienti originarie o crearne altre diverse. Generalmente continuano a ricreare, ristabilire e indottrinare nuovamente se stessi con le proprie convinzioni irrazionali mantenendo o persino esacerbando così i loro problemi. I loro pensieri, i sentimenti e i comportamenti del passato non hanno ragione di perdurare nella vita odierna. Le persone continuamente modificano e ricostruiscono attivamente questo sistema di convinzioni.

· Insight 3.- Generalmente ai pazienti risulta “semplice” e “facile” scoprire le convinzioni irrazionali specifiche (iB) che accompagnano il comportamento nevrotico e quasi sempre è possibile discuterle e sostituirle con convinzioni preferibili più funzionali. Ma per farlo si richiede una buona dose di lavoro perseverante ed energico, nonché di pazienza. Sì, non è magia: è principalmente questione di “lavoro e pratica” (Ellis, 1999).

COSA SONO LE IDEE IRRAZIONALI E LA LORO ALTERNATIVA RAZIONALE?

Nella pratica della Terapia Razionale Emotiva uno dei passi è l’identificazione delle convinzioni irrazionali, di conseguenza un altro passo importante è il presentare “alternative più razionali” e meno autodistruttive che possano sostituire i modelli di pensiero irrazionale. Nell’identificazione delle Convinzioni Irrazionali, per il terapeuta razionale emotivo esperto, questa prima fase si porta a compimento attraverso lo scambio verbale tra paziente e terapeuta. Il paziente riferirà l’emozione e/o il comportamento problematico – li chiamiamo Conseguenze Emozionali o Comportamentali (C) – e le situazioni, eventi, fatti o persone in presenza dei quali accadono – chiamiamo ciò Antecedenti Ambientali o irrazionali che accadono nel punto (B), ossia tra A e C ­­ ­–. Inizialmente, quando Ellis pubblicò, en 1962, la sua monumentale Reason and Emotion Psychotherapy, affermò che predominavano dodici idee irrazionali che si nascondono dietro al comportamento e all’emozione alterata. Quindici anni dopo, nel 1977 Ellis evidenzia l’esistenza di quattro forme di pensiero irrazionale illogico ed autodistruttivo che prevalgono sulla maggior parte delle emozioni alterate (Ellis e Grieger 1977, citati da Bartolomé, 1985). Vedremo qui di seguito le dodici Idee Irrazionali Basilari, che secondo Ellis si celano dietro il nostro disordine emotivo, pubblicate nel 1962:

·Idea Irrazionale numero uno: un adulto ha l’imperiosa necessità di essere amato e approvato da quasi tutti in quasi tutto ciò che fa.

·Idea Irrazionale numero due: bisogna essere totalmente esperti, adatti ed efficienti sotto ogni aspetto possibile.

·Idea Irrazionale numero tre: certe persone sono cattive, malvagie. Vili o inferiori e devono essere severamente castigate o accusate per i loro difetti, peccati o cattive azioni.

. Idea Irrazionale numero quattro: è terribile, orrendo e catastrofico che le cose non marcino nel modo che uno vorrebbe che marciassero.

·Idea Irrazionale numero cinque: la disgrazia umana ha cause esterne e l’individuo non è in grado di controllare le sue angosce o di liberarsi dei sentimenti negativi.

·Idea Irrazionale numero sei: se qualcosa è o può essere pericoloso o temibile, l’individuo deve preoccuparsene moltissimo e deve sentirsi sconvolto.

·Idea Irrazionale numero sette: è più facile sfuggire a molte difficoltà e responsabilità della vita che mettere in pratica forme di autodisciplina più soddisfacenti.

·Idea Irrazionale numero otto: il passato è di assoluta importanza; se una volta qualcosa ha danneggiato la vita di qualcuno, continuerà a farlo indefinitamente.

·Idea Irrazionale numero nove: la gente e le cose dovrebbero essere diversi da come sono ed è catastrofico non trovare immediatamente soluzioni perfette per le sgradevoli realtà della vita.

·Idea Irrazionale numero dieci: il massimo della felicità umana si può ottenere attraverso l’inerzia e l’inazione o “auto-compiacendosi di se stessi” passivamente e senza impegnarsi.

·Idea Irrazionale numero undici: ci si deve infastidire moltissimo per i problemi e i turbamenti degli altri.

·Idea Irrazionale numero dodici: si deve avere qualcuno più forte di noi in cui confidare e da cui dipendere.

Come già citato, Ellis nel 1977 evidenziò quattro forme di pensiero irrazionale logico e autodistruttivo, che prevalgono nella maggior parte delle emozioni alterate, descrivendole così:

· Certi tipi di esigenze naturali infantili che il terapeuta può sospettare nel suo paziente a seguito di verbalizzazioni come “Deve”, “Dovrebbe”, ecc… Il terapeuta nell’interrogare il suo paziente sul perché della sua esigenza, identificherà l’esigenza come chiaramente puerile, nel senso che non deriva da nessuna legge naturale, bensì dal puro desiderio o gusto personale.

· L’Ideazione Catastrofica, ossia il fatto di considerare che, quando le cose non sono come si crede che “dovrebbero” essere, allora la situazione è “orribile, terribile, orrenda e catastrofica”.

· L’Idea dell’Incapacità Personale di gestire una situazione che secondo le persone è “orribile” perché non “dovrebbe” essere così. L’Idea dell’Incapacità Personale la possiamo dedurre a partire da verbalizzazioni del tipo: “non lo sopporto, non lo tollero, non lo sopporto, ecc…”

· Certi tipi di accuse, dirette sia ad altre persone che al mondo, alla sorte, al destino, alle cose o a se stessi, si possono identificare a partire da parole o frasi come “stupido, cretino, incapace, incompetente, nullità, ecc…”

È importante, dopo aver conosciuto le Idee Irrazionali, continuare con la conoscenza delle Alternative Razionali per il Pensiero Irrazionale, stabilendo pensieri con tali alternative (Bartolomé, 1985):

1. Deve combattere la convinzione che gli sia assolutamente necessario essere amato o approvato da quasi tutti in quasi tutto ciò che fa. Consideri l’approvazione degli altri come un obiettivo “auspicabile” ma non “necessario”.

2. Abbandoni la convinzione che deve essere totalmente esperto, adatto e vincente sotto ogni aspetto possibile. Non si inganni credendo che sarà una persona migliore se raggiunge la sua meta, credendo che non commetterà errori; li commetterà, sia disposto ad accettarli! Le sconfitte sono sgradevoli, ma non sono “terribili”. Non hanno niente a che vedere con il suo valore intrinseco come persona. Apprenda da esse.

3. Si distacchi dall’idea che certe persone sono cattive, malvagie o vili che dovrebbero essere severamente condannate o punite per le loro cattive azioni. Non confonda mai un individuo con le sue azioni, una persona che agisce male con una cattiva persona. Impari a distinguere tra il fatto che un individuo è “responsabile” delle sue azioni, come in effetti è, ed il fatto che sia “colpevole” (cosa che non è mai).

4. Combatta l’idea che gli risulta terribile, orrendo e catastrofico che le cose non procedano secondo i suoi desideri. Quando le condizioni non sono come vorrebbe che fossero, tranquillamente e con determinazione cerchi di migliorarle, e se sul momento non è possibile cambiarle, l’unica cosa sensata che può fare è accettarle tranquillamente, aspettare e fare piani per quando arrivi il momento di cambiarle. Quanto maggiore sia la perdita o la frustrazione, accetti con maggiore convinzione il fatto che è “sgradita e cattiva”, ma non catastrofica, né terribile, né insopportabile”.

5. Rifiuti l’idea che la disgrazia umana ha cause esterne. Al contrario, comprenda che la maggior parte delle sue disgrazie deriva dal suo stesso pensiero irrazionale, il suo autoconvincimento, e che può eliminare quasi tutta la sua disperazione o la sua collera cambiando il suo modo di pensare o di parlare a se stesso. Se sopprime tutti i suoi illogici “Dovrei” e “Dovrebbe” e sostituisce le sue “esigenze” puerili con “preferenze” realiste, si sentirà raramente angustiato o turbato.

6. Si distacchi dall’idea che qualcosa è o può essere pericolosa o terribile. Esamini seriamente i veri pericoli presentati dalle cose che teme e veda quali sono realmente le probabilità che accadano o che, se accadono, producano conseguenze spaventose o terribili. Accetti certi pericoli e rischi inevitabili che accompagnano l’esistenza quotidiana.

7. Smetta di sfuggire alle molte difficoltà della vita. Accetti le sue responsabilità. Benché l’acquisizione di un notevole grado di autodisciplina può sembrare troppo “difficile”, a lungo andare è molto più soddisfacente del cammino “facile”, che con il tempo risulta molto più duro, meno appagante e altamente autodistruttivo.

8. Abbandoni la convinzione che il passato è determinante e che se una volta qualcosa ha danneggiato la sua vita in modo significativo, continuerà a farlo indefinitamente. Pur considerando la sua storia passata e facendo il possibile per trarne lezioni valide, è importante che comprenda che “il suo presente è il passato del domani”.

9. Rinunci all’idea che le persone e le cose dovrebbero essere diverse da come sono e che sia catastrofico non trovare immediatamente soluzioni perfette per gli eventi spiacevoli della vita. La realtà è la realtà ed è meglio accettarla invece di sforzarsi a cambiarla.

10. Combatta l’idea che si possa ottenere il massimo della felicità umana attraverso l’inerzia e l’inazione, o il piacere passivo e senza impegnarsi. S’imponga, attraverso azioni valide specifiche a correre rischi, ad agire contro la propria inerzia, ad essere attivamente “vivo”, interagendo e assorbendo da persone e cose per “loro stesse” e non per ottenere “approvazione sociale”.

11. Impari a riconoscere il fatto che gli altri creano i loro stessi problemi emozionali: Li aiuti, quando può farlo, ma non si preoccupi per i problemi altrui. La preoccupazione blocca il comportamento a livello affettivo. Se non può assolutamente essere d’aiuto, accetti il dato di fatto: “non sarà mai terribile o catastrofico”. Corra rischi, decida da solo, agisca. Si esponga a commettere qualche errore. Non rifiuti l’aiuto degli altri per dimostrare di essere “forte”, ma non lasci nemmeno che decidano al suo posto nel labirinto della vita.

La comunicazione assertiva
di Lanari Gianni, Calbi Nunziata - Ed. Finson

L'assertività o arte del rapporto interpersonale è, in Italia, una disciplina ancora misconosciuta. Essa descrive un modo di agire e uno stile relazionale in cui il rispetto dei propri desideri e bisogni riveste un ruolo di primo piano, mantenendo allo stesso tempo l'attenzione ai diritti e all'uguaglianza tra le persone. Il manuale guida il lettore lungo un percorso di crescita e auto-miglioramento che conduce all'equilibrio con se stessi e a una migliore interazione con gli altri...

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