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I DISAGI: L’ILLUSIONE DI UN CONTROLLO ONNIPOTENTE

 

Stefano Coletta

 

 

In questo scritto cercheremo di vedere i disagi come un sistema inconscio per esercitare un controllo onnipotente sugli eventi imprevedibili.Vedremo come il controllo sia un sistema che aiuta a mantenere l’immagine che si ha di sé, il proprio ideale, e come sia proprio l’ideale a creare il problema; “Se non hai alcun ideale, non esistono affatto problemi - dice Osho-  perché non rifiuti ciò che sei, non lo scarichi nell’inconscio… e qualsiasi cosa scarichiamo nell’inconscio continua ad operare da lì e a crearci problemi”. Sappiamo come il mantenere un controllo costante sulla realtà circostante sia una di quelle tentate soluzioni messe in atto dal paziente fobico, ed è tipica delle persone che soffrono di disturbi ossessivo compulsivi. In questo disturbo la paura predispone il soggetto a mettere in atto una serie di rituali al fine di controllare la paura stessa.L’eccessivo controllo sulle proprie emozioni invece, che denota rigidità caratteriale, può avere diversi effetti, ma in generale accade che schiacciando dentro le emozioni, giorno dopo giorno, sempre più strette l’una all’altra, possono sfociare in un attacco di panico.Immaginiamo che per mantenere una certa immagine di sé si attui un controllo sulla famiglia, la quale sappiamo ci vede in un certo modo e quindi ci conferma l’ideale, sul lavoro, con gli amici, e via di seguito. Ammettiamo che di colpo accada qualcosa di inaspettato, ci accorgiamo che gli altri non ci vedono con l’immagine che credevamo di avere, e che cercavamo di mantenere con un costante controllo. Questo fa crollare la nostra struttura rigida. A questo punto prendiamo coscienza che non siamo in grado di esercitare un controllo onnipotente su tutto ciò che ci circonda, perché vi sono fattori inaspettati, incontrollabili.Adottiamo allora una soluzione per controllare tali eventi: autoprodurli. E sono i disagi. In questo modo ho l’illusione di esercitare il controllo “prevedendo” l’inaspettato, in quanto sono io stesso a produrlo con i disagi.Facciamo un esempio molto semplificato: voglio dare l’immagine di me di essere una persona sempre in gamba; controllo le situazioni e gli eventi per avere ripetute conferme di questo; ciò alimenta la mia rigidità caratteriale, che però mi è utile per continuare a mantenere tale ideale di me; quindi cerco di essere considerato il “migliore” nel lavoro con i colleghi, in famiglia, etc. Un giorno, di punto in bianco, scopro che tra i colleghi si parla male di me, che non vengo affatto considerato il migliore; stessa cosa accade nella mia famiglia. Lì subentra il crollo, la crisi.

Cosa faccio? Prendo coscienza che esistono elementi incontrollabili che hanno intaccato il mio controllo, e che mi dimostrano che non si può avere un controllo perenne sugli eventi, sulle persone, o sui loro giudizi; inizio ad avere paura di tali elementi incontrollabili. Escogito così un sistema che mi permette, o meglio mi illude, di poterli controllare: crearmeli da solo. Se creo da me, anche se inconsciamente, gli elementi incontrollabili, ho l’illusione di esercitare un controllo sull’inaspettato, su ciò che non si può controllare.Ecco allora che le paure, le ansie, le fobie rappresentano quegli elementi “incontrollabili” (in quanto per il loro vissuto sono irrazionali e incontrollabili) che però, essendo creati da me, sono sempre sotto mio controllo, anche se inconscio.Tali disagi, verranno poi messi in atto proprio in quelle situazioni che necessitano un controllo, come attraversare la strada, guidare la macchina, etc.In questo caso, ho l’illusione completa: mi illudo di controllare gli eventi in sé, attraversare la strada, e grazie alla fobia, mi illudo anche di poter controllare tutto ciò che di imprevisto può accadere, in quanto la fobia è l’imprevisto, è l’irrazionale, è l’inaspettato….creato da me!

Infine, andando a ritroso, si capisce come un immagine rigida di sé possa essere la causa di tutto. L’obiettivo di un intervento psicologico allora può mirare al com-prendere quale ideale di sé si cela dietro al disagio, con il solo obiettivo, come insegna Galimberti, di comprendere l’uomo e non di spiegare il suo comportamento, perché dietro al puro e al solo comprendere si nasconde quella consapevolezza che da sola basta a condurci verso quella trasformazione psicologica che ci permette di rinascere.

 

BIBLIOGRAFIA

 

Cantelmi, T., Pensavalli, M., “Oltre la gabbia del panico”, Perdisa editore, 2005

Galimberti, U., “Psichiatria e fenomenologia”, Feltrinelli, 1987

Lanari, G., Rossi, B., Adorni, P., Cei,V., “Panico: istruzioni per l’uso”, Armando editore, 2006

Nardone,G., “Psicosoluzioni: risolvere rapidamente complicati problemi umani”,  Rizzoli, 2000

Osho, “La paura. Comprenderla e dissolverla”, Bompiani, 2008.

 

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