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UNA RICERCA SPERIMENTALE: ESISTE IL PREGIUDIZIO IMPLICITO?

Daniele Paolini

 

L’obiettivo della ricerca che sarà presentata è quello di osservare come le etichette categoriali (ingroup: italiani, outgroup: arabi) possano influenzare l’esecuzione di compiti di riconoscimento di espressioni facciali e di compiti di riconoscimento di tratti descrittivi. La ricerca prevede anche di valutare quale componente viene maggiormente influenzata; attraverso il paradigma sperimentale del prime sequenziale semantico subliminale è possibile scindere le varie componenti dell’atteggiamento inter-gruppo individuando la componente cognitiva che è riferita allo stereotipo, la componente valutativa che è riferita al pregiudizio e l’interazione tra le due componenti riferita al pregiudizio stereotipico. I partecipanti allasono 25 studenti della facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Padova. Questa ricerca è suddivisa in 2 compiti sperimentali entrambi utilizzando il prime sequenziale semantico subliminale. Il primo compito chiamato PIT è riferito al compito di categorizzazione di fotografie. Il disegno sperimentale corrispondente prevede un’ANOVA a misure ripetute su tutte le variabili, modello misto 2 (prime subliminale: italiano vs arabo) x 2 (Target: foto italiano vs foto arabo) x 2 (espressione fotografica: felice vs arrabbiata). I partecipanti devono rispondere premendo un tasto sul computer se la foto target presentata immediatamente dopo la presentazione subliminale del prime (italiano vs arabo) rappresenta un oggetto o una persona. Le foto comprendono 3 soggetti  arabi e 3 soggetti italiani fotografati in 2 modalità espressive diverse (rabbia e allegria) e tre oggetti (distrattori). Il materiale fotografico è stato selezionato da un pre-test, il quale ha dimostrato che le foto degli italiani venivano riconosciute come appartenenti agli italiani così come le foto degli arabi venivano riconosciute come appartenenti agli arabi, le foto sono state selezionate in modo che la differenza sia solo in termini di appartenenza gruppale e non in termini di intensità emotiva espressa ne di attribuzione di atteggiamento. Il secondo compito sperimentale chiamato LDT è riferito al compito di decisione lessicale; il disegno sperimentale prevede un’ANOVA a misure ripetute su tutte le variabili, modello misto 2 (prime: italiano vs arabo) x 3 (parole target: stereotipi vs contro-stereotipi vs irrilevanti) x 2 (valenza parole: positiva vs negativa). I partecipanti vengono chiamati a rispondere premendo un tasto sul computer se la parola target presentata immediatamente dopo la presentazione del prime subliminale (italiano vs arabo) rappresenta una parola di senso compiuto o una parola inesistente (distrattore). Le parole di senso compiuto presentate corrispondono a tratti stereotipici positivi e negativi, a tratti contro-stereotipici positivi e negativi e a tratti irrilevanti positivi e negativi attribuibili agli arabi e attribuibili agli italiani. Tali parole sono state selezionate da un pre-test, il quale dimostrava quali parole stereotipiche e contro-stereotipiche positive e negative venivano attribuite come tratti descrittivi agli arabi e quali agli italiani. Per entrambi i compiti (PIT e LDT) vengono calcolati i tempi di risposta dei partecipanti per le varie combinazioni sperimentali. Dai risultati si può osservare che i dati da prendere in considerazione in termine di tendenze sono riferiti solamente al compito PIT. Emerge una tendenza alla facilitazione quando il prime italiano è seguito da foto target con espressione facciale felice rispetto al prime arabo. Inoltre emerge una tendenza (più marcata) alla facilitazione quando il prime arabo è seguito da target con espressione facciale arrabbiata rispetto al prime italiano. Possiamo parlare di tendenza al pregiudizio, componente valutativa. Successivamente vengono calcolate le correlazioni tra le medie dei tempi di risposta dei partecipanti in riferimento al compito PIT e in riferimento al compito LDT. Emerge una correlazione positiva e significativa tra parola target con valenza positiva preceduta dal prime arabo (LDT) e foto target con espressione di allegria preceduto da prime arabo (PIT). I partecipanti sono più lenti a rispondere quando il prime arabo è seguito da parola target con valenza positiva (LDT) e quando è seguito da target con espressione facciale di allegria (PIT). Nonostante i numerosi limiti che una ricerca in psicologia sociale possa avere, quali la validità delle misure, i reali costrutti misurati, le differenze individuali dei partecipanti, l’artificiosità del setting sperimentale, la generalizzazione dei risultati, ecc. E’  interessante riflettere e evidenziare come il pregiudizio possa agire in modo implicito. L’attivazione in memoria di categorie influenza l’esecuzione dei compiti successivi, per cui una persona è più veloce a premere un tasto se in memoria è presente una congruenza “di giudizio” tra l’etichetta attivata e la valenza del target. Per esempio presentando subliminalmente (in modo non consapevole) il prime arabo (per cui si attiva la categoria arabo e tutte le caratteristiche semantiche ad essa associate) e presentando il target fotografia arabo arrabbiato e/o il target parola negativa, si può ipotizzare che, se la valenza del target corrisponde alla valenza delle caratteristiche associate alla categoria attivata, i partecipanti sono più veloci ad eseguire il compito. Questa ricerca non ha assolutamente la presunzione di generalizzare i dati trovati a tutta la popolazione italiana, ma vuole fare riflettere su come il pregiudizio possa agire non solo a livello esplicito e comportamentale ma anche essere presente al di sotto della consapevolezza e controllo delle persone.

 

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