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L’ importanza della “separazione-individuazione” nell’adolescenza.

  Raffaele Crescenzo

 

Quando una famiglia inizia a scoprire che il proprio figlio entra nella fase adolescenziale si trova a dover affrontare una criticità che le richiede una ristrutturazione interna faticosa e complessa. Ristrutturazione che deve avvenire a molti livelli e che richiede un particolare sforzo, non solo per ripristinare una certa funzionalità familiare, ma anche perché ciò avvenga nel minor tempo possibile. L’adolescenza, comporta un progressivo cambiamento fisico e psichico, una graduale percezione della realtà, una incessante sete di autonomia ed una continua ricerca di un’identità: un grosso carico che, inevitabilmente, ricade sulla famiglia. Essa deve assumersi, in modo quasi esclusivo, il peso emotivo e relazionale  che diventa sempre più oneroso sul piano psicologico con l’intensificarsi della fase evolutiva in questione. In questa fase è importante che la famiglia sia accompagnata nell’accettazione dei repentini mutamenti del figlio adolescente, nella ricerca delle informazioni relative all’adolescenza e nell’aiutarla a prefigurarsi eventuali necessità future del ragazzo che insorgeranno e che richiedono un’organizzazione familiare specifica ed un cambiamento considerevole nelle relazioni familiari. Questo richiede una maturità interna e un equilibrio non sempre facile da raggiungere. I genitori sono particolarmente disturbati nel riscontrare che le modalità relazionali da loro utilizzate prima dell’età adolescenziale devono essere inevitabilmente modificate in funzione dei nuovi e diversificati bisogni del proprio figlio. Alcuni conflitti connessi al passato di queste famiglie possono emergere proprio per l’elevato stress a cui sono sottoposte. Solo i familiari che riescono ad adattare la propria modalità interattiva alle mutate caratteristiche del giovane mantengono un livello di soddisfazione relazionale discreto. Quelli che, viceversa, non adeguano le proprie modalità comportamentali al decorso di tale fase evolutiva, sono più in difficoltà ad espletare i compiti di vicinanza  necessari. Per essere più preciso, la famiglia e i membri che la  compongono si influenzano e si condizionano reciprocamente, in un rapporto di interdipendenza, creando un continuum relazionale. Importante è sottolineare come: i membri di una famiglia sono tanto più indifferenziati quanto più sono dipendenti l’uno dall’altro, al contrario, i membri di una famiglia sono tanto più autonomi e liberi quanto più sono differenziati; per dirla tutta e con Galimberti:”la buona riuscita del processo di differenziazione della famiglia di origine dipende infatti anche da come i genitori hanno, per così dire, “metabolizzato” gli eventi relativi alla propria uscita dalle rispettive famiglie di origine e da come essi stessi regolano e modificano le distanze relazionali”. Per comprendere meglio il tutto, senza non qualche forzatura, utilizzerò concettualmente un costrutto definito “omeostasi familiare” - per indicare, in generale, la tendenza dell’organismo a mantenere il proprio equilibrio e a conservare le proprie caratteristiche morfologiche e fisiologiche contro gli squilibri che possono essere determinati da variazioni interne esterne( W.B.Cannon)-; in altre parole e nel nostro caso: l’adolescenza non è solo un’esperienza personale del giovane, ma è una fase che si colloca all’interno di un contesto relazionale; la famiglia, in larga misura i genitori, vive questo “cambiamento del loro membro” come qualcosa di perturbante l’equilibrio, in negativo o in positivo, che ha costruito e concretizzato. Nasce attorno all’adolescente una sorta di sofferenza relazionale e comunicativa che, spesso, impedisce la scoperta di nuove risorse interne al sistema famiglia. Se il corpo, la psiche, la spinta verso la differenziazione, l’autonomia del figlio adolescente è comunicazione, diventa importante sapere come e a chi viene indirizzata questo comunicare, ad individuare le strategie dialoganti che la famiglia mette in atto per superare questa fase di disagio “fisiologico e normale”. Allora la domanda di fondo: “cosa rappresenta l’adolescenza per la famiglia intesa come sistema? La risposta assume un duplice aspetto e significato: un evento nuovo stressante, che sconvolge il sistema famiglia; un tentativo di ristabilire l’equilibrio omeostatico. Se consideriamo il primo aspetto e cioè la rottura di un equilibrio costituito, i cambiamenti più importanti prodotti sono: il passaggio dalla dipendenza alla indipendenza, o almeno il tentativo, del figlio adolescente che tende alla trasformazione in soggetto autonomo ed indipendente; sconvolgimento delle regole, del funzionamento, dei ritmi e delle priorità nella vita quotidiana ; crisi della maturità (“crisi della mezza età”) con sensazione di perdita del ruolo  genitoriale oppure iniziare ad avvertire i disagi di tale situazione vivendo in modo depressivo la “sindrome del nido vuoto”. Nel sistema familiare l’adolescente trova le conferme e le disconferme del suo atteggiamento, del suo essere ambivalente che da una parte vuole essere una persona indipendente ed autonoma, con l’idea di essersi fatto da solo e di “separarsi, dall’altra ha un non manifesto ma profondo bisogno di appartenenza, di dipendere dalla famiglia e ne chiede, sotto ogni forma, aiuto  sostegno. Pertanto la famiglia è il luogo di apprendimento importante, di sostegno per vivere intensamente la magica esperienza dell’adolescenza. Desidero concludere questa prima parte dell’articolo con  una affermazione di Nicolò-Corigliano-Ferraris (1991) : “L’adolescente normale nella famiglia normale è perciò ribelle e contestarlo. Saranno piuttosto i ragazzi passivi, remissivi e sottomessi, bloccati ed inibiti nella loro protesta che desteranno le preoccupazioni del clinico (….) l’aver interiorizzato i propri modelli genitoriali (….) consente un migliore distacco ed un’efficace separazione e stabilizza e rafforza i processi di identificazione. L’eccessiva ed imitativa accettazione dei modelli parentali ci mostra una difficoltà di interiorizzazione (….), tanto da non permettere un’efficace individuazione e separazione nel sistema familiare (….); mentre una ribellione e un rifiuto troppo marcati e violenti ci mostreranno con quanta paura e angoscia l’adolescente stenta a liberarsi dalle caratteristiche relazionali del mondo infantile (….)”. L’importanza della “separazione-individuazione” nell’adolescenza (Il contesto famiglia) – seconda parte - A causa della complessità adolescenziale, alcune volte della problematicità, dell’efficacia dei genitori e della famiglia, il sostegno familiare e psicoeducativo assume molteplici forme; sostegno che non può limitarsi ad interventi relativi ad un solo fattore, ad un solo componente, ad un solo livello o “sottosistema”. Il concreto sostegno educativo deve essere efficace, ma, affinché lo si realizzi veramente, va inquadrato in un insieme di interventi che comprendono tutto il contesto famiglia ed i suoi importanti sottosistemi: quello genitoriale e quello filiale separati da dei confini generazionali (Napier AY,1978). Sostenere ed impegnare dal punto di vista educativo i genitori significa dare un grande risalto alla costruzione di un ”patto pedagogico educativo” con i figli che, metta al centro dell’azione educativa una proposta ed alternativa valoriale affinché si metta in gioco, quotidianamente, l’adolescente, la sua intelligenza creative e critica, che faccia scoprire, metabolizzare ed interiorizzare,gradualmente,  valori universali. Un “patto” da fondare sul dialogo, sul rispetto dell’altro, sulla capacità di ascolto, sulla considerazione e stima, sul confronto con se stessi e con gli altri e sulla pazienza e sulla “globalità del dono d’amore”. Per comprendere meglio la globalità dell’intervento di aiuto educativo, inteso come azione all’interno della famiglia, bisogna evidenziare alcuni aspetti: l’aiuto educativo inteso come un “reale ascolto della persona in difficoltà (sostegno emozionale); un contributo…atto a suscitare il senso di appartenenza…; un aiuto nella comprensione degli eventi…(sostegno informativo); una collaborazione…ed un’offerta di risorse materiali (sostegno strumentale)”(Gardini M.P., Tessari M.,1992); come consulenza di un “processo” in cui si aiuta il sistema famiglia a descrivere e leggere la sua realtà e ad individuare ed esprimere i problemi, visto come struttura attiva e portatore di valori e risorse proprie con il quale si può concretizzare un progetto comune e condiviso di potenziamento e cambiamento; per costruire e consolidare atteggiamenti fondanti un “dialogo autentico”(Milan G.,2000) e per l’indispensabilità di un progetto educativo, tenendo in forte considerazione le risorse interne della famiglia, che passi da una fase di “complementarietà” (l’intervento educativo e l’educatore come guida e sostegno) ad una “reciproca affettività” intendendo con ciò: “un tipo di relazione in cui i soggetti hanno in comune un obiettivo e la volontà di perseguirlo…la famiglia ha delle “mancanze” e dei bisogni di cui essa stessa e l’educatore  –e la globalità dell’intervento di sostegno/aiuto-  sono consapevoli. Lo scambio e il confronto di queste risorse differenti si situa lungo un processo di maturazione e arricchimento”(Dolto F.,1990). Più praticamente, l’aiuto ai genitori ed al “sistema famiglia” deve indirizzarsi, inizialmente e principalmente, verso l’approccio conoscitivo della famiglia e del problema/i vissuto all’interno della stessa: cosa sta succedendo in famiglia? Quale situazione si stava verificando prima della presenza del problema? In che modo hanno reagito i componenti della famiglia? A chi si sono rivolti per circoscrivere il problema? In che modo è stato affrontato il problema? Domande che hanno una certa valenza per l’intervento educativo, in quanto ampliano il campo per ricevere tante e diverse risposte a differenti livelli, senza tralasciare l’inclusione di sistemi sociali ed istituzionali.

Dunque, il sostegno/aiuto ha bisogno di informazioni a vari stadi:

-Conoscenza della “risposta reale data” da ogni singolo componente;

-Conoscenza e valutazione della “differenziazione della percezione” dei singoli componenti della famiglia (in che modo vivono, vedono e considerano il problema dal punto di vista soggettivo);

-Altro momento è la conoscenza/informativa del modo in cui,singolarmente, vengono valutati gli “atteggiamenti ed i comportamenti”;

Non meno importante è la conoscenza della dinamica interpersonale del contesto famiglia per comprendere il suo funzionamento e in che modo influiscono sulla individuazione del problema e sua risoluzione: interazione nella famiglia, fra famiglia e figlio nel gruppo, nella scuola,ecc.

-ricerca di informazioni a vari livelli per il sostegno/aiuto-

I°Liv. risposta reale data

Contesto Famiglia

 

II°Liv.valutazione 

 “differenziazione 

percettiva” 

III°Liv. valutazione

atteggiamenti

 comportamenti

IV°Liv. struttura

“funzionamento

interpersonale”

 

La finalità del sostegno alla famiglia è quello di rafforzare, e in alcuni casi cambiare, il sistema relazionale della famiglia e di ridare competenza e sicurezza a i genitori. La famiglia deve “vivere” la sua esperienza educativa e relazionale in modo tale che i genitori ed i figli rivedano i loro comportamenti, riproponendosi e rimettendosi in discussione per il miglioramento dei rispettivi sottosistemi. Mediante tale intervento di sostegno educativo, si stimola tutto il contesto-famiglia , e non solo i genitori, ad esprimere opinioni, alla partecipazione, alla condivisione del problema in modo di appropriarsi, con maggiore facilità e con concreta esperienza, della capacità di valutare se stessi e l’intero sistema in cui agisce e si relaziona. In altre parole, tali interventi devono essere volti all’attuazione di piani educativi necessari a stabilire rapporti meno conflittuali nel “contesto famiglia” e,nondimeno, con i propri figli; una conflittualità, è bene ricordarlo, che è insita nella dinamica relazionale e psicoaffettiva dell’adolescente:“Io ammetto che è normale per un adolescente avere per un tempo piuttosto lungo un comportamento incoerente ed imprevedibile…. di amare i suoi genitori, e di odiarli, di rivoltarsi contro di essi e di dipendere da essi, di essere profondamente vergognosi con la propria madre davanti a gli altri e inaspettatamente di desiderare parlarle con tutto il cuore…Io penso che è necessario lasciargli il tempo e la libertà di trovare da sé la propria strada. Piuttosto sono i genitori ad avere bisogno d’aiuto e di consigli..”(Freud A, 1976).

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