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Adolescenti e vacanze

Raffaele Crescenzo

 

L’adolescenza è un periodo della vita ricco di contraddizioni, trasformazioni, conflitti, insicurezze ma è anche la grande e stupenda  occasione che ogni ragazzo ha di scoprire se stesso,  la vita e diventare adulto. Eppure spesso per i genitori l’adolescenza non viene vista e vissuta come importante momento di crescita, ma un vero e proprio pericolo per il proprio figlio. Pericolo che si accentua con l’arrivo della stagione estiva e le vacanze. Ecco, allora, che i genitori pongono e si pongono delle domande per tentare di affrontare paure, timori ed ansie, del tipo: credevamo di conoscere bene i nostri figli, perché ad un certo punto diventano  degli estranei? Perché diventano estranei a se stessi! La crescita fisica, la maturazione sessuale, il modificarsi profondo delle caratteristiche psicologiche, le contraddittorie richieste sociali (autonomia,indipendenza fino ad un certo punto!) fanno sì che i ragazzi stentino a riconoscersi e debbano ricostruirsi una identità: questo nuovo equilibrio lo raggiungeranno anche contrapponendosi agli adulti e cercando aiuto e conferme nel cosiddetto “gruppo dei pari”,cioè fra i coetanei. Con il periodo delle vacanze estive si intensifica  la voglia di  autonomia di quasi tutti i ragazzi. Il comportamento più giusto dei genitori? Rispetto dell’orario di rientro serale o libertà senza limiti per i propri figli adolescenti? Regole o discorsi ansiogeni? E’ bene parlare di regole e discorsi. Un minimo di regole che tranquillizzi i genitori e  anche i ragazzi, che nonostante le apparenze sono spesso alla ricerca di punti fissi e stabili; ma possibilmente regole logiche, concordate, in cui l’ansia di controllo dei grandi non interferisca in modo arbitrario col desiderio di libertà, di scoprire e di scoprirsi, di provare sensazioni nuove e mettersi in gioco, tutte cose che  abbiamo provato un po’  tutti a quell’età. Una certa diffidenza reciproca e una sorta di difficoltà familiare sono fisiologiche in presenza di un figlio adolescente. Importante è sforzarsi di tenere sempre aperto un canale di comunicazione, di scambio, di “elasticizzare il cordone ombelicale” sempre di più . Anche questo è il compito principale dei genitori. Con molta probabilità altro aspetto che preoccupa i genitori, in special modo d’estate, è la sessualità e la capacità di gestirla e di viverla adeguatamente: trattasi di timori fondati? Penso proprio di sì. In adolescenza la maturazione sessuale non cammina di pari passo con la maturazione psicologica. Il corpo con la sua “implosione/esplosione” precede la mente e ciò causa preoccupazione, vergogna, imbarazzo nei ragazzi. Il controllo dei cambiamenti che stanno avvenendo e maturando è carente, imperfetto: molti adolescenti cercano di evitare discorsi sulla sessualità e diventano più propensi nel negare il desiderio, la curiosità sessuale e la voglia impellente di “mettersi alla prova”. Di contro, i genitori hanno paura di questa sessualità prorompente in quanto viene vissuta come momento/occasione di pericolo, di rischio e di trasgressione; una paura giustificabile in quanto molti giovani ostentano, in modo piuttosto goffo grandi capacità amatoriali, conoscenza e sapienza sessuale. In realtà alla competenza fisica si accompagna una incompetenza psicologica che li rende fragili e disattenti ai rischi;ugualmente, ragazzi e ragazze sono esposti a comportamenti a rischio,con modalità differenti, con atteggiamenti, con paure, scoperte e silenzi diversi. Una caratteristica dell’adolescenza è l’opposizione, talvolta il rifiuto, dei genitori e della famiglia. E’ giusto preoccuparsi? non si deve dimenticare  che la “crisi” adolescenziale è insita nel processo di crescita, rappresenta il “fiume” che divide l’età infantile e l’età adulta e, nell’attraversamento, ci si imbatte spesso con correnti impetuose, la nota positiva è quella di avere coraggio ad attraversarlo. Questo sta a significare che dovremmo preoccuparci anche della “non-crisi”, del tutto va bene, del nessun problema: parlo dei ragazzi che non riescono ad allontanarsi da casa, hanno un cattivo rendimento a scuola, incapaci di staccarsi dalla famiglia e impauriti dal mondo esterno e dall’incerto. Per l’adolescente le vacanze possono essere un banco di prova, un distacco che dura qualche giorno, ma con un’esperienza in più per il giovane ed i genitori. Altro aspetto e quesito: in vacanza, meglio da soli con il gruppo di coetanei o con i genitori? Un ragazzo introverso, solitario, poche amicizie può trovare nelle vacanze l’occasione per partire,magari vacanze organizzate con un gruppo di coetanei, di sperimentare se stesso e gli altri; viceversa per chi è più estroverso l’estate può essere l’occasione per rientrare un po’in famiglia, risentirne i ritmi, il calore, la protezione che non soffoca ma permette di ripartire. Ma dipende anche dai genitori: le vacanze possono anche essere l’occasione per riscoprire la coppia, lontano dai figli come agli inizi della vita coniugale e ritrovare intese, complicità e affetti, superare delle piccole crisi, di riflettere sul loro essere buoni e tolleranti genitori, di iniziare a tagliare il “cordone ombelicale” senza perdere di vista la possibilità di riannodarlo con più efficacia comunicativa e relazionale; di riuscire a confrontarsi ed a sostenere in modo positivo e riflessivo quel senso di distacco, di allontanamento che i nostri figli  adolescenti ci procurano quando, uscendo dal nucleo familiare, iniziano a compiere un percorso di “messa in discussione” di se stessi, di confronto con il mondo esterno che diventa momento importanza vitale per chi deve crescere e diventare uomo.

 

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