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"Le nuove idee sono la sostanza del cambiamento e del progresso in ogni campo, dalla scienza all’arte, alla politica, alla felicità personale. (Edward de Bono)""
ovvero: Elton John e la matematica

Paola Locci

Che c'entra Elton John con la matematica? In questi giorni il cantante inglese ha lanciato un anatema contro Internet imputando alla tecnologia la colpa di indurre la gente a non uscire più, a non socializzare (e soprattutto a non andare ai suoi concerti). Si spinge inoltre a colpevolizzare la tecnologia del fatto che non venga più prodotta arte di qualità. Soluzione proposta: chiudiamo Internet. Il nostro attuale ministro dell’istruzione (al quale mi accomuna solo la laurea in medicina), constatato il gran numero di ragazzi italiani bocciati in matematica, cosa propone? Restauriamo gli esami di riparazione. Adesso scusate se, a mò di esempio, mi riferirò a piccoli episodi personali. L’ultima volta che sono andata al cinema, ho fatto una fila di 25 minuti; entrata, ho dovuto adattarmi ad una poltrona “anatomica” progettata da un sadico che probabilmente non ha idea di dove siano posizionate le fisiologiche lordosi vertebrali. Traduco: la spalliera presentava un concavità all’altezza del punto vita e una convessità all’altezza dei fianchi. Uno spiffero di aria condizionata mi arrivava diretto sul collo, ma solo da una parte, con rischio sicuro di torcicollo. Inizia il film, un film intimista, quasi privo di colonna sonora, tutto primi piani e dialoghi. Bene, il volume era talmente alto che il mio stomaco ha cominciato a vibrare come durante un decollo. Pur volendo scambiare due parole di commento con chi avevo vicino, era del tutto impossibile farsi sentire. Dopo un quarto d’ora sono uscita, furiosa e rintronata (era un rinomato cinema del centro della capitale). Da allora compro le videocassette o i DVD, invito gli amici e, adagiati su poltrone “normali”, ci godiamo il film, ad un volume rispettoso dei nostri timpani; possiamo commentarlo e discuterlo, possiamo persino rivedere alcune scene. Quando non vale la pena di terminare la visione, allora si chiacchiera d’altro. Ultimamente volevo vedere Arturo Brachetti: volevo prenotare per tempo ma non ho trovato il modo di farlo senza recarmi al botteghino; allora mi armo di pazienza, trovo un paio d’ore da sprecare, e vado al teatro: file pazzesche, ma per lo spettacolo in corso. Su quello successivo, di Brachetti, neppure una locandina (ci credo che lui resta a Parigi…). Avrei potuto prenotare tramite Internet, ma non ci ho pensato, e me lo sono perso. Giuro che se esce un DVD, sarò la prima a comprarlo. Ora, se volete seguirmi in un bislacco volo pindarico, parliamo di matematica. Faccio parte, come tanti, della schiera di quelli che ogni anno rischiavano il rinvio a settembre. E parlo di molti decenni fa. Un anno però andò piuttosto bene; la mia insegnante si era ammalata ed era stata sostituita da una supplente bravissima: quell’anno mi sono resa conto che forse non dipendeva da me se non capivo la matematica. Quando, ai primi anni di medicina, dovevo affrontare gli esami di fisica e chimica, ho tirato fuori i miei libri scolastici e ho fatto in 3 mesi tutto il programma di matematica, da sola e senza incontrare difficoltà. Cos’era cambiato? Solo la motivazione (ero assolutamente determinata a non farmi bloccare da questo ostacolo). Le mie basi erano scadenti, tuttavia il mio cervello era stato addestrato a ragionare, in anni di latino, greco, analisi logica, maledettissimi versi a memoria. Qualcuno comincia a vedere il nesso tra Elton John e la matematica? E’ azzardato dire che la socializzazione non viene impedita da Internet, ma dalla difficoltà dei singoli individui ad organizzarsi autonomamente per relazionarsi e comunicare? E’ azzardato dire che – salvo eccezioni – la matematica viene insegnata con metodi vecchi e noiosi e senza un sufficiente aggancio alle applicazioni pratiche, ma il problema non è nella matematica? E’ reazionario affermare che la qualità del pensiero, artistico o scientifico, può scaturire solo da un impegno personale continuo e faticoso? Ebbene, pur non essendo un ministro dell’istruzione laureato in medicina, né un cantante tecnofobo che utilizza i più sofisticati mezzi tecnologici per incidere la propria musica, anch’io vorrei sommessamente suggerire delle possibili soluzioni. L’arte. L’arte di buona qualità viene prodotta da artisti di qualità, che, per esprimersi, hanno bisogno di Libertà e, se Internet contribuisce ad aumentare il livello di libertà, ben venga Internet. Come Internet, anche la televisione viene demonizzata, ma, a differenza della televisione, che è un contenitore i cui contenuti vengono decisi da pochi a vantaggio di pochi, Internet è (ancora) aperto a tutti. Può contenere schifezze, ma anche risorse e scoperte preziose. Allora, più che denaro a pioggia, diamo Libertà agli artisti: chi vale veramente trasforma gli stracci in seta, e il cartone in oro. I soldi invece spesso attirano i mediocri e gli sfaticati. La socializzazione. La gente socializza se vuole farlo. Non c’è bisogno di “eventi” appositi, di “luoghi di aggregazione”. Rinchiudersi in un cinema insieme a qualche decina di altri individui ha senso se non si vuole rinunciare all’immersione visiva e sonora nell’atmosfera di un film, ma cosa c’entra con la socializzazione? Paradossalmente a me sembra – e non c’è nulla di male – un modo per appartarsi, per andare “altrove”. La comunicazione. Riunirsi a migliaia ad urlare tutti insieme durante un concerto può essere eccitante, un “rito collettivo” dal potente effetto catartico, ma cosa ha a che vedere con la comunicazione? Quattro ragazzi seduti sul muretto comunicano assai di più. La matematica. Il problema sta sì nei metodi di insegnamento. Ma sta anche, e specialmente, nell’impreparazione delle nuove generazioni al ragionamento, al metodo e alla disciplina mentale. Il ragionamento presuppone attenzione, pazienza, concentrazione: chi insegna più queste cose nell’epoca del mordi-e-fuggi? Bisognerebbe ricominciare tutto daccapo, dalla scuola elementare, o ancora prima. Se un bambino impara a ragionare, non importa su che, acquisirà degli strumenti utilizzabili per apprendere qualsiasi cosa, avrà una specie di passepartout per tutto ciò che nella vita potrà interessargli di capire e approfondire. Viceversa, il tempo libero dovrebbe essere lasciato davvero “libero”: un bambino che venga organizzato nelle sue attività di gioco e socializzazione, cioè in quelle attività che sono le più spontanee in un essere umano, non saprà organizzarsi da adulto. E avrà bisogno, per non sentirsi solo, di essere intruppato in eventi collettivi – diciamo la verità - spesso alienanti; oppure tenderà ad isolarsi, non importa se davanti a un computer, o in camera con le cuffie sulle orecchie, o anche nel buio di un cinema affollato. Insomma, cerchiamo di combattere la funesta propensione a trovare scuse e a dare la “colpa” sempre a qualcun altro, a qualcos’altro, fuori da noi, altro da noi. “La nebbia ha causato un incidente…” Non è la nebbia che causa gli incidenti, è chi guida male nella nebbia che causa gli incidenti. “Il computer isola le persone…”. Non è il computer ad isolare le persone: sono le persone che vogliono isolarsi che utilizzano il computer per isolarsi, invece che per aprire la propria mente. Non si produce arte di qualità? Non è colpa della tecnologia, è il mondo chiuso della Cultura impartita dall’alto, ben protetto da snervanti pastoie burocratiche all’esterno e da coloriture ideologiche all’interno, che non lascia spazio alla creatività libera e indipendente, favorendo chi dà la caccia alla facile notorietà e al denaro. Non è la mancanza di esami di riparazione che produce “somari”. E’ la mancanza di motivazioni ad impegnarsi, ad applicarsi con serietà e con rigore, che rende gli studenti, e non solo loro, somari. A scuola e nella vita.

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