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Lettera a Babbo Natale 

Paola Locci

Caro Babbo Natale, è tanto tempo che non ti scrivo, ma quest’anno voglio sentirmi un po’ egocentricamente bambina e chiederti una lunga lista di doni solo per me. Chissà che tu non riesca a portarmene almeno qualcuno... Vorrei un paese in cui ognuno fosse libero di avere delle proprie opinioni, ma non si sentisse obbligato ad elargirle urbi et orbi. Vorrei un paese in cui i genitori capissero che la cosa migliore che possono fare per i loro figli è farli camminare con le loro gambe. Vorrei un paese in cui non si sprecassero ore preziose della propria vita nell’attesa di mezzi di trasporto pubblici sporchi malandati e inefficienti. Vorrei un paese dove le persone parlassero sottovoce e non costringessero tutti i presenti nel raggio di un chilometro a venire edotti degli affari loro. Vorrei un paese in cui il rispetto per tutti fosse talmente grande che i vecchi si chiamano vecchi, i non vedenti si chiamano ciechi, i diversamente abili si chiamano handicappati e i neri si chiamano negri. Le parole sono innocenti. Vorrei un paese dove la responsabilità individuale non venisse continuamente e allegramente ignorata e le “colpe” sempre attribuite a qualcun altro. Vorrei un paese dove la gente la smettesse di parlare di pace, e facesse pace con i propri parenti, colleghi, vicini di casa, concittadini. Anche con quelli che non la pensano come loro. Vorrei un paese dove la parola “diritti” venisse pronunciata l’esatto numero di volte in cui è pronunciata la parola “doveri”. Vorrei un paese dove la tolleranza non fosse necessaria, perché nessuno si pone nella situazione di dover essere tollerato. Vorrei un paese in cui non si pretendesse dagli altri la soluzione di problemi che non si è in grado di risolvere da soli. Vorrei un paese dove sfogarsi dei propri guai fosse l’eccezione e non la regola. Vorrei un paese nel quale si discutesse parlando uno alla volta. Sempre che, per chi ha la parola, sia chiara la differenza tra una conversazione e una trattazione senza interlocutori. Vorrei un paese in cui si rispettassero impegni e appuntamenti e le 10 sono le 10 e non le 10 e un quarto, le 10 e mezza, più o meno le 10. Vorrei un paese in cui la gentilezza fosse facoltativa, ma la buona educazione fosse obbligatoria. Vorrei un paese in cui gli avvocati si adoperassero perché la legge venga applicata in nome della verità, e non per vincere le cause. Vorrei un paese in cui i medici agissero secondo sapienza e coscienza, e i pazienti si convincessero che la medicina non è onnipotente. Vorrei un paese in cui i giovani sapessero quanto è gratificante farsi da soli la propria strada. Vorrei un paese in cui non ci fosse discrepanza tra l’uguaglianza davanti ai diritti/doveri e il valore della diversità. Vorrei un paese in cui chi ha di più, in conoscenza, intelligenza, talenti, e capacità, non dovesse vergognarsene come di una colpa. Vorrei un paese in cui a scuola si insegnasse con esercitazioni pratiche a difendere le ragioni di un altro che non la pensa nello stesso modo. Vorrei un paese in cui le persone si interrogassero più spesso sulla genesi delle presunte "proprie" convinzioni. Vorrei un paese in cui si introducesse l’abitudine a rispondere alle domande. O al limite a rifiutarsi di rispondere. Vorrei un paese in cui le aziende ricominciassero a comunicare direttamente con i loro utenti/clienti e non attraverso il muro di gomma dei call center. Vorrei un paese in cui la beneficenza diventasse inutile perché i destinatari non ne hanno più bisogno. Vorrei un paese in cui termini come serietà, correttezza, moralità, reputazione, dignità non facessero più sganasciare dalle risate. Vorrei un paese in cui la mala fede esercitata pubblicamente fosse considerata un reato. Vorrei un paese in cui si ricominciasse a scrivere lettere, oltre che sms. Carissimo Babbo Natale, lo so, sono doni costosi, e tu dirai che quest’anno si tira la cinghia, che i rincari sono pesanti, che non hai avuto abbastanza fondi. E poi, hai ragione, forse non sono stata abbastanza buona... Pazienza, sarà per il prossimo anno... 

Buon Natale, Babbo Natale!

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