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Esperienze di Lepri e Pacemaker in Atletica Leggera

Matteo SIMONE

 

Nel lontano settembre 1995 ho avuto modo di allenarmi un periodo con Fabio FIORAVANTI e Riccardo DE PAOLIS, due campioni laziali dell’atletica leggera in quegli anni, e quello che mi ha aiutato è stato fare dei tratti di ripetute in allenamento con loro, ma non solo.

Cosa succede in questi casi?

Innanzitutto hai un riferimento, una consegna da rispettare, un’indicazione di persone esperte e competenti che non solo ti dicono quello che devi fare ma ti incoraggiano, si rendono disponibili a darti consigli, il risultato è che ti senti sicuro di quello che ti appresti a fare e quindi la mente è libera, devi solo impiegare sforzo fisico, energie dei muscoli, ed in più c’è un valore aggiunto che è il fatto di correre accanto a campioni e quindi fai una piccola esperienza da protagonista, da campioncino e puoi notare che effetto ti fa; in genere fa star bene, fa credere che un giorno potresti essere anche tu protagonista, potresti essere un riferimento per altri, e tutto ciò può portare ad un benessere psicofisico nel senso che fai un lavoro motorio che è compensato dallo sperimentarti auto-efficace, sicuro di te in quel momento, in quei tratti di ripetute.

Nel 2000, durante la mitica Roma-Ostia, ho avuto la possibilità di correre la maggior parte dei km alle costole di COPPOLA Gennaro, un campioncino Master Partenopeo, il quale meravigliato di vedermi alle sue calcagna, oltre a pensare alla sua corsa a ritmi sostenuti, ogni tanto si preoccupava di me, nel senso che mi chiedeva che tempo avevo sulla mezza maratona e mi incitava a non mollare perché mi capitava di distanziarmi di qualche metro ogni tanto e lui riusciva con le sue parole a farmi riavvicinare a lui dove sperimentavo protezione, accudimento, attenzioni ma non avendo quei ritmi ben memorizzati nel mio organismo è successo che negli ultimi 5 km ho tagliato il cordone ombelicale ed ho proseguito ad un ritmo leggermente più lento.

Sempre lo stesso anno ho avuto modo di concorrere alla Maratona di Latina scortato casualmente da un terzetto tra i quali c’era Corrado LINARI, un campioncino Master Romano, ed un accompagnatore in bicicletta; con loro si è ripetuta l’esperienza favorevole fin quasi al traguardo, perché successe che al 25°km volevo mollare ma il ciclista mi incitò a continuare, a restare nel gruppo e lì scattò una molla che mi fece proseguire per altri 10 km per poi continuare con un’andatura più consona alle mie capacità e terminai a qualche minuto da un paio di loro ottenendo anche in quell’occasione la mia miglior prestazione in maratona.

Nel 2003 ho invertito i ruoli nel senso che ho conosciuto una ragazza del Marocco Zara AKRACHI, al parco Tor Tre Teste-Alessandrino (zona Sud di Roma) e anche se con difficoltà nel comprenderci verbalmente, mi sono reso disponibile ad allenarmi con lei con un vantaggio reciproco sia dal punto di vista della resa atletica che di quello personale; lei era un’esperta atleta di livello nazionale e sapeva come allenarsi e quello che doveva fare; conosceva l’importanza delle lepri negli allenamenti o dei pacemaker nelle gare ed io ero interessato sia a conoscere un mondo nuovo che a scoprirmi in relazione a questo nuovo mondo. Questo ci ha permesso di essere in sintonia anche non riuscendo a parlare gli stessi linguaggi verbali ma riuscivamo, comunque, a comprenderci con un particolare linguaggio non verbale; altri corridori si sono accodati ai nostri allenamenti compresi altri atleti del Marocco e quando si partecipava alle gare mi sentivo uno di loro e questo, oltre al vantaggio degli ottimi allenamenti, mi faceva sentire più sicuro e questi fattori, allenamenti e sensazioni di sicurezza, mi ha permesso di fare la migliore performance sui 10.000 su strada alla classica Maratonina della Cooperazione di Colli Aniene.

Quindi posso dire che ho avuto esperienze assolutamente positive di utilizzo di pacemaker.

Ma ognuno ha la sua storia, la sua esperienza, la sua personalità e quindi non si possono generalizzare i risultati ottenuti se non si fa prima una ricerca approfondita e valida.

Importante è non sottovalutare il ruolo degli allenatori che sanno quanto vale il proprio atleta, conoscono il suo carattere, sanno se gli può essere utile una lepre in allenamento o in gara e quindi possono decidere con i propri atleti come fare e a chi affidarsi, in quanto anche le lepri o i pacemaker possono fare degli scherzi nel senso che a volte non rispettano i patti; per esempio vanno ad un’andatura troppo elevata o troppo bassa rispetto a quella concordata, oppure potrebbero non comprendere il loro compito ed illudersi di ingannare tutti in gara e avendo fatto la maggior parte dei km con tranquillità, senza stress di essere visti ed ostacolati come antagonisti, non rispettano le regole che gli impongono di fermarsi e provano a continuare fino al traguardo come ha raccontato Makoto Izawa di Eliud Kiptanui, il pacemaker “incriminato” alla Maratona di Fukuoka fisicamente fermato da uno degli ufficiali di gara.

Durante la Maratona, Eliud Kiptanui ingaggiato per condurre parte della gara ad una velocità prefissata ha mollato tutti, lasciando il caos alle sue spalle, al 30° Km uno dei giudici di gara munito di bandiera rossa lo ha bloccato ponendo così fine alla sua bizzarra performance. Con un personale di 2h05’39” Kiptanui aveva chiesto agli ufficiali di gara se poteva concludere la gara. La risposta è stata “Assolutamente NO. Non ti pagheremmo”.

Immagine 079.jpgTalvolta accade, anche nelle maratone principali, che una “lepre” corra tutta la gara e addirittura vinca. Tuttavia, in diverse situazioni, il comitato organizzatore cerca di far si che ciò non accada inserendo apposite clausole nei contratti che prevedono il non pagamento del compenso, così diversi pacer si fermano.

L’uso della lepre può comportare anche alcuni svantaggi nel senso che gli atleti da record ‘corrono’ il rischio di abituarsi a correre con l’ausilio della lepre trascurando gli aspetti mentali, le strategie, le tattiche per far fronte agli avversari e meritarsi la vittoria o la best perfomance ed allora in caso di Giochi Olimpici o Campionati del Mondo potrebbero non avere le capacità occorrenti in quanto non le hanno sperimentate a sufficienza per eccellere e quindi può succedere che emergano gli outsider che riescono ad utilizzare non solo la dotazione fisica ma anche mentale.

Avviso: Giuseppe CARELLA, iscritto al "Corso di IV Livello Europeo di formazione per allenatori delle Federazioni Sportive Nazionali" organizzato dalla Scuola dello Sport del Coni, sta realizzando un progetto di ricerca sul seguente argomento: “Valutazione degli eventuali vantaggi derivanti dall’utilizzo di pacemaker (cd lepri) nelle gare di endurance di atletica leggera” e pertanto ha predisposto un breve questionario rivolto a gente disponibile che sarà disponibile anche sul sito www.carbons.it .

 

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