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PSICOTERAPIA E DISAGIO IN ETÀ EVOLUTIVA

di  Angiolina di Reto, Alessandra Sozzi e Claudia Canarile

 

Siamo un gruppo di professionisti che si occupa di problematiche legate all’età evolutiva da diversi anni e la nostra esperienza ci ha permesso di mettere a punto una tecnica a carattere psicoanalitico che mira a trattare il disagio infantile e adolescenziale da diverse angolazioni. I tre poli fondamentali su cui si è centrata la nostra attenzione sono: i genitori, gli insegnanti e i bambini o i ragazzi, in quanto nessun intervento può avere una certa efficacia se non si tengono in considerazione tutti gli elementi che  contribuiscono a strutturare il disagio in età evolutiva.

 

Interventi previsti:

 

.       Terapia di sostegno alle funzioni genitoriali in gruppo

·        Psicoterapia di coppia per i genitori

·        Corsi di aggiornamenti per gli insegnanti

·        Corsi per operatori sociali o assistenti a portatori di handicap

·        Psicoterapia infantile

·        Psicoterapia di gruppo per adolescenti

·        Psicoterapia individuale per adolescenti

 

 

I GENITORI

Le funzioni genitoriali

Genitori si diventa, non si nasce

Occupandosi di età evolutiva risulta imprescindibile il contatto e la presa in carico delle figure genitoriali, primo riferimento e parte integrante dell’ambiente di appartenenza della persona nel suo cammino dalla situazione di dipendenza infantile alla figura di adulto integrato. I piccoli pazienti, portatori di una sintomatologia più o meno grave, esprimono un disagio che è di tutto il nucleo familiare e che comunque ha una forte componente relazionale. I bambini e gli adolescenti sono gli anelli più deboli della catena della parentela e sono loro che segnalano che c’è qualcosa che non va nella famiglia. E’, però, importante considerare la sofferenza e lo smarrimento di due genitori che si imbattono nella scoperta della patologia più o meno grave del proprio bambino o del proprio figlio adolescente. Spesso l’attenzione viene puntata sulla patologia del soggetto in età evolutiva, trascurando la situazione genitoriale tenuta in secondo piano. E’ sicuramente penoso veder soffrire il proprio figlio e questo dolore scatena sentimenti di colpa e inadeguatezza, ci si sente a disagio e convinti di aver mancato qualcosa se il piccolo si è ammalato. Un aiuto ai genitori in difficoltà ci sembra urgente ed indispensabile. La funzione di ogni genitore è quella di aiutare il proprio figlio a sviluppare una buona identità personale autonoma e desiderosa di acquisire sempre nuove competenze. Quindi identità ed autonomia sono ancorate l’une all’altra come strumenti unici e funzionali, per il raggiungimento di nuove competenze e capacità. Essere una persona distinta dagli altri, ma compromessa con tutti è una conquista fondamentale di ogni essere umano per sostenere un Io ricco e colmo di significati. La costruzione dell’identità e la formazione dell’autonomia passano attraverso la sintesi di processi integrati legati allo sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale. La prima esperienza che un bambino vive è quella con la propria madre che assume la funzione di mediatrice ed opera affinché suo figlio possa avvicinarsi al mondo esterno ottimizzando le esperienze di  relazione con l’ambiente. Il supporto paterno è comunque fondamentale per coadiuvare e sostenere il compito materno. Nell’attuale società il ruolo genitoriale è reso più difficoltoso dalla variegata e difficile situazione di omogeneizzazione in standard   ( mass-media, televisione, pubblicità, ecc.), per cui una riflessione sull’identità del soggetto in crescita ci sembra particolarmente adeguata al momento storico che stiamo vivendo. L’adolescenza in particolare è una spinta verso l’individualità che non sempre corrisponde a quella fisiologica. Il concetto di sé non si costruisce parallelamente alla spinta biologica, cioè non corrisponde spesso all’età cronologica ma si sviluppa all’interno delle relazioni che affrontiamo quotidianamente. Il concetto di sé è una situazione emotiva che si forma attraverso lo sviluppo e deve culminare nella sensazione di essere unici nel proprio genere. Si potrebbe paragonare ad una piccola opera d’arte. La differenza tra questo concetto e la vera opera d’arte è solo nell’universalità della condivisione.   

I° Funzione: creazione dell’apparato psichico familiare.

Due persone quando si incontrano hanno alle loro spalle due storie personali. Al momento in cui si forma la coppia, per creare un apparato psichico familiare, entrambi i componenti della coppia devono mettere in comune le proprie esperienze e mantenere vivo il proprio vissuto personale. La coppia non si crea negando le origini e pensando che la vita inizia solo dal momento in cui ci si è conosciuti, ma perdendo l’illusione di una coppia perfetta e fissa nel tempo. I partner devono mantenere la propria individualità e amalgamarla con la storia dell’altro. Un buon ambiente accogliente si crea mantenendo modificate e filtrate tutte le esperienze che abbiamo vissuto, le quali contengono aspetti positivi e negativi che contribuiscono a formare la nostra personalità. Si tratta di mantenere vivo ciò che è utile alla nuova coppia e buttar via ciò che è superfluo. Se buttiamo via tutto ciò che precede la nascita della coppia, sarà inevitabile che gli aspetti negativi verranno riversati sulla famiglia dell’altro e in parte sul bambino che comunque avrà delle caratteristiche dell’altra famiglia.

II° Funzione : accomodamento alla realtà

Più la coppia sarà capace di accettare la situazione reale dopo la disillusione dell’innamoramento, più sarà solida e in grado di accogliere il bambino reale al proprio interno. Se i coniugi tendono a mantenere l’illusione presente nella fase di innamoramento, nella famiglia non ci sarà spazio per un bambino reale, ma solo per un figlio perfetto che deve soddisfare l’illusione della coppia. La funzione di accomodamento ai cambiamenti della realtà è costante nella vita di un individuo, in quanto più riusciamo a vivere nel quotidiano e a modificarci secondo i cambiamenti della realtà, più la nostra esistenza sarà soddisfacente. Più ci irrigidiamo e tentiamo di mantenere le situazioni immutabili, più la nostra esistenza sarà frustrante. Ogni patologia psichica è legata al non cambiamento, alla ripetizione, al mantenimento di un omeostasi eccessiva; si rimane fissati a modelli di funzionamento ripetitivo ed immutabile.

III°Funzione: stabilire una cornice stabile e flessibile

Se i partners iniziano la propria esperienza con l’idea di formare una nuova coppia ideale completamente diversa da quella dei rispettivi genitori, per esempio una coppia unita per opposizione ad una coppia genitoriale disunita, oppure omogenea in opposizione ad una coppia genitoriale caratterizzata da una marcata divisione dei ruoli maschile e femminile, si creerà una situazione di estrema durezza che non permetterà il formarsi di una cornice stabile e flessibile in cui far crescere i membri della famiglia. Tutte le decisioni verranno prese per opposizione e per ripicca senza valutare con chiarezza il senso delle decisioni stesse. Si avranno grosse difficoltà ad accettare degli aiuti spontanei da parte dei nonni, ma si sentirà una grossa necessità di controllare i propri genitori rispetto all’aiuto richiesto o comunque in merito ai rapporti da instaurare con loro. Esempio: in caso di bisogno di aiuto rispetto al proprio figlio, si chiederà ai nonni di svolgere le loro funzioni secondo uno schema estremamente rigido e qualsiasi piccola variazione a questo schema porterà a grossi momenti di rabbia.

IV° Funzione: condividere piacevolmente il tempo libero

Purtroppo la nostra vita quotidiana ci costringe a vivere ansiosamente. Si è persa la capacità e la possibilità di stare bene con i propri figli. Troppo spesso si è costretti solo a seguirli nei compiti o ad accompagnarli ai vari sport. Difficilmente avvengono situazioni in cui i genitori si possono permettere di lasciarsi andare insieme ai propri bambini e di vivere con loro momenti di gioco e di relax. Questo costringe i genitori ad affrontare le situazioni con una quantità di ansia eccessiva che a volte li porta a provare difficoltà nel rapporto con loro. Sempre più spesso si è costretti ad abbandonarli a baby-sitter, scuole, doposcuola, nonni, zii, ecc, aumentando il senso di colpa per l’abbandono e quindi minando il piacere di trascorrere il tempo insieme.

V° Funzione: l’autorevolezza

I genitori non devono essere gli amici dei loro figli, ma devono assolvere a quel compito molto difficile che è “fare i genitori”.    I ragazzi e ancor di più i bambini non sono ancora in grado di prendersi delle responsabilità e devono avere la certezza  di essere accompagnati   nel duro cammino della crescita  e che esista qualcuno che ha pensato per loro. L’autorevolezza è sicuramente collegata con la sicurezza interna. Maggiore è la percezione di precarietà e confusione, minore sarà la possibilità di stare vicino al proprio figlio con quella flessibilità  e fermezza che consente una guida senza prevaricazioni. Il divieto è una delle prime forme di relazione tra genitore e figlio. I divieti all’interno di un rapporto con i figli sono indispensabili, ma devono essere chiari, condivisi e non di rappresaglia.   E’ fondamentale il rispetto delle regole, perché solo attraverso questo strumento il genitore contiene gli impulsi del proprio figlio. Esiste una notevole differenza tra autorevolezza e autorità. La funzione del genitori è legata all’autorevolezza, cioè alla possibilità di guidare il proprio figlio facendogli sentire l’amore che ha per lui, “sfruttando” l’idealizzazione del bambino e dell’adolescente. L’autorità è demandata più alle istituzioni: scuola, allenatori sportivi, medici ecc.

VI° Funzione: la complicità

La complicità con il proprio figlio è basata sulla mancanza di sensi di colpa e sull’autorevolezza del rapporto. Spesso non si riesce ad essere complici con i propri figli, abbiamo la sensazione che ci sfuggono, che non riusciamo a fargli svolgere “il proprio dovere”. Se la fiducia sulla buona riuscita del bambino non ci sostiene, ci rivolgiamo ad autorità esterne per farci supportare laddove ci sentiamo gravemente carenti e quindi non riusciamo ad essere complici anche quando questo sarebbe necessario. In contrapposizione, quando abbiamo la percezione di gravi carenze nel bambino o nel ragazzo, la complicità dei genitori diventa totale in ogni occasione, non permettendogli di affrontare le difficoltà che incontra nell’ambiente e allora il genitore cerca di sopperire a questi deficit, sostituendosi completamente al proprio figlio ( fare i compiti invece di stimolarlo all’apprendimento, non appoggiare l’autorità degli insegnanti, ma dare sempre e comunque ragione al bambino). Questo è tanto più vero in adolescenza, in quanto il periodo adolescenziale non è altro che il momento in cui il senso di sé entra in crisi e il ragazzo si sente talmente inadeguato che mette in atto tutta una serie di comportamenti diversi per affrontare questo momento di difficoltà. Ma l’espressione del disagio contiene già la possibilità di superarlo, anche se per i genitori è molto difficile in questo momento trovare la giusta distanza tra complicità e autorevolezza.

VII°Funzione: il contributo  dei nonni allo sviluppo  dell’Io individuale in seno alla famiglia

La prima funzione dei nonni è quella di essere un’isola di affetto e comprensione rispetto ai propri nipoti. Purtroppo oggi, troppo spesso, i nonni sono costretti a fare le funzioni dei genitori, dovendo sopprimere il desiderio di coccolare e divertire i propri nipoti. E’ fondamentale nello sviluppo infantile l’emozione di avere qualcuno che li comprende e li asseconda sempre. Il nonno rappresenta l’oasi felice in cui rifugiarsi nei momenti di frustrazione. Infatti i nonni avendo “in teoria” più tempo libero, possono dedicarsi a giocare con i bambini, a raccontare favole, a comprare le caramelle, a passare del tempo con loro in libertà. Purtroppo la vita odierna spesso ci costringe ad usare i nonni come sostituti dei genitori, impegnati nelle loro attività concitate .

Modalità di intervento per i genitori

1) Terapia di sostegno alle funzioni genitoriali in gruppo

Si propongono terapie di gruppo per i genitori composti da 10/12 persone all’interno delle quali è possibile non solo promuovere nuove conoscenze, ma anche proporre delle riflessioni attraverso le quali i problemi individuali vengono ridimensionati all’interno del gruppo, favorendo anche dei rapporti di socializzazione e di confronto reciproco. E’ importante che a tali incontri afferiscano genitori che non si conoscono tra loro, al fine di favorire la privacy e la libera espressione delle emozioni. Il gruppo può divenire contenitore delle emozioni, luogo in cui poter riflettere sulle proprie difficoltà, e condividere desideri, dubbi, paure con altre persone allo stesso livello. Il terapeuta ha una funzione di mediatore della comunicazione, scandisce i tempi del gruppo e facilita la equa partecipazione di tutti i presenti. Il focus degli incontri è aprire una riflessione sulle difficoltà genitoriali e un confronto transgenerazionale. Di fatto il primo modello a cui facciamo appello nei momenti di difficoltà attraverso una completa identificazione o una totale differenziazione, è quello che  deriva dai nostri genitori. Questa operazione non sempre viene fatta in modo cosciente, ma spesso lavora a livello inconscio, talvolta problematizzando la situazione con i nostri figli. Raggiungere una consapevolezza di tali movimenti interni può aiutare ad affrontare il rapporto con i figli, in modo più diretto e spontaneo. Grande importanza assume la riflessione sulle regole. Molto spesso infatti i genitori oscillano tra l’essere rigidi e prescrittivi, oppure avere un rapporto paritario con i figli, nel quale le regole non trovano posto. Questa situazione indica una difficoltà del genitore nella identificazione di ruolo. L’apporto del gruppo, con la possibilità di fruire di ulteriori modelli identificatori, appare allora più prezioso  alla possibilità di riflettere sulle proprie difficoltà in un luogo dove non si è soli, e si può pensare liberamente,  in quanto c’è una completa astensione dal giudizio. E’ altresì importante che vi partecipino entrambi i genitori e non un solo membro della coppia. Nel caso di genitori separati con rapporti conflittuali, invece, si invita un solo membro della coppia. Questo tipo di intervento assume molta importanza quando siamo di fronte a famiglie ricostituite, in cui spesso è presente il fantasma di un precedente fallimento e si cerca a tutti i costi di trovare un nuovo equilibrio familiare. Quando un bambino o un’adolescente presenta un disagio si verifica un piccolo crollo nel microcosmo della famiglia: si ha la perdita dell’illusione del benessere e sorge improvvisamente una sensazione di impotenza. L’insorgere del sintomo nel bambino scatena una crisi del sistema familiare. Al dispiacere si aggiunge l’ansia e talvolta un senso di incredulità ed è come se si dicessero: ”abbiamo fatto crescere nostro figlio senza repressioni e senza inibizioni, la sua vita è stata tranquilla, in che cosa abbiamo sbagliato?” e si comincia la ricerca del colpevole.

 

Finalità

Questo intervento non consiste in un’insieme di regole o di ricette su come si fa a essere buoni genitori. Ma ha lo scopo di aiutare i partecipanti a riflettere su di sé e sulla propria famiglia in relazione alle proprie capacità genitoriali. Si suppone che, se si ha una comprensione diversa del proprio comportamento e dell’impatto che si ha sugli altri, si ha più possibilità nella vita e nel trattare con i propri figli. Il corso cercherà di mettere a fuoco i problemi, il perché e il come degli errori che si commettono, per facilitare processi di sviluppo e cambiamento. Assimilare esempi, consigli, negazioni e “proposte” e agire poi facendo buon uso della propria creatività di madre e di padre, significa aver compreso l’importanza di una scelta di comportamento costruttiva nei riguardi dei figli. Inoltre comprendere il significato di un sintomo o di una crisi, che sono segnali preziosi di un disagio, può rappresentare un fertile momento di avvicinamento e di ascolto per aiutare il bambino a riprendere il cammino evolutivo.

Caratteristiche

I corsi di gruppo per i genitori saranno composti da 10/12 persone all’interno dei quali è possibile non solo promuovere nuove conoscenze, ma anche proporre delle riflessioni attraverso le quali i problemi individuali vengono ridimensionati all’interno del gruppo, favorendo anche dei rapporti di socializzazione e di confronto reciproco. Il gruppo prevede almeno 10 incontri della durata di due ore ciascuno, con una frequenza di una volta alla settimana. Il corso non è riservato solo ai genitori che si trovano a fronteggiare una situazione patologica, ma vi possono accedere tutti i genitori interessati ad approfondire le loro conoscenze in questo ambito.

2) Psicoterapia di coppia

Anni di esperienza nella psicoterapia dell’età evolutiva ha permesso di mettere appunto un modello che risulta essere il più efficace nella cura dei disturbi in età evolutiva. Questo modello prevede la presa in carico del bambino o del ragazzo e della coppia dei genitori, da parte di due terapeuti diversi. La psicoterapia della coppia genitoriale risulta essere indispensabile per promuovere la trasformazione e il cambiamento dell’intera situazione familiare che ha creato il disagio. Anzi, in tutti quei casi in cui non è possibile effettuare un trattamento del soggetto portatore del disturbo, specialmente in adolescenza, (quando a volte è presente un netto rifiuto del ragazzo nei confronti del trattamento) risulta estremamente utile intervenire con un trattamento della coppia genitoriale. L’ipotesi che la coppia matrimoniale vive all’interno di un confine diadico, ci consente di vedere il matrimonio come la riunione di due sistemi psicofisici in interazione continua. La flessibilità del confine, cioè la capacità dei due partners di comunicare all’esterno senza danneggiare la situazione di coppia, è di fondamentale importanza per una sana crescita dei figli. Spesso la scelta del partner può essere complementare all’identità della persona, oppure di contrasto. Al momento in cui si forma la coppia, per creare un apparato psichico familiare, entrambi i componenti della coppia devono mettere in comune le proprie esperienze e mantenere vivo il proprio vissuto personale. La rigidità di tale sistema impedisce il crearsi di un ambito familiare sano.   La nascita di un figlio all’interno di una coppia, quindi, è spesso sostenuta da situazioni inconsce legate alla scelta del partner. Può accadere che motivazioni inconsce, che scaturiscono dalle storie individuali dei due partners, non permettano che si crei quell’ambiente accogliente e di sostegno affettivo che sostiene in un bambino una buona crescita psicologica. Se lo sviluppo emotivo non procede in maniera da creare una situazione di pienezza e di sicurezza, il bambino rimanderà ai genitori delle risposte negative. Si creerà così un circuito negativo dal quale scaturisce un malessere dell’intera famiglia. Questo malessere stimolerà la necessità di instaurare difese sempre più rigide, impedendo la comunicazione e aumentando il senso di isolamento di ciascuno dei membri della famiglia.

Il vissuto familiare inciderà anche nel rapporto con tutto l’ambiente esterno aumentando il senso di disagio. Il rifornimento narcisistico ed il sostegno emotivo, necessario per arrivare ad una sana identificazione personale e di costruzione della propria personalità, viene meno per il soggetto in crescita e ci si troverà di fronte ad una situazione più o meno patologica, che può avere come manifestazione sintomi psicologici o somatici. Per districare questa situazione e renderla trattabile è indispensabile partire da una psicoterapia della coppia genitoriale. Le psicoterapie di coppia si svolgono con cadenza settimanale, in parallelo, quando possibile, con le sedute del bambino o dell’adolescente. Le sedute hanno la durata di un’ora e la terapia seguirà una sua naturale evoluzione, per cui il termine verrà individuato all’interno della terapia stessa.

E’ indispensabile che entrambi i membri della coppia siano presenti alle sedute, altrimenti la seduta deve essere rimandata. Ciò ha due importanti funzioni: da una parte ha il fine di rimandare la funzione contenitiva terapeutica rispetto entrambi i membri della coppia; dall’altra, ha il fine di impedire la percezione individuale di alleanze con un solo membro. In caso di genitori separati, o in caso di decesso di un genitore, si procederà con una psicoterapia di sostegno individuale. La terapia di coppia va distinta dalla consulenza familiare, dai consigli matrimoniali e da altre forme di colloquio clinico dei coniugi. Il tratto fondamentale che la distingue è l’allargamento del campo coniugale costruito man mano con il passare delle sedute del processo della psicoterapia stessa.

Gli insegnanti

Gli insegnanti, fin dall’asilo nido, sono le persone che vivono più a lungo con i bambini. Il contatto quotidiano con gli studenti, il seguirli nella crescita, rende gli insegnanti molto preziosi per l’aiuto che possono dare ai bambini e ai ragazzi nel difficile cammino verso la maturazione, che non consisterà solo in un sostegno didattico. Gli insegnanti rappresentano un referente adulto con cui gli alunni possono confrontarsi e quindi possono essere molto utili in questa loro funzione di referente diverso dal genitore. Il loro compito è gravoso e appare perciò opportuno prevedere un sostegno per aiutarli a meglio comprendere le dinamiche psicologiche dei loro alunni.

Si propongono quindi i seguenti corsi di aggiornamento:

1)      corso teorico breve centrato sulle tematiche dello sviluppo e alle difficoltà di scolarizzazione;

2)      corso completo sull’osservazione psicoanalitica;

3)    corso sull’interpretazione del  disegno infantile.

 

Corso teorico breve

Questo corso cercherà di fornire loro un quadro il più possibile chiaro della situazione emozionale dell’ età evolutiva  ed avrà una modalità di svolgimento seminariale di gruppo, con una parte introduttiva teorica ed una seconda parte costruita insieme agli insegnanti stessi attraverso la discussione di situazioni particolari riguardanti i bambini o i ragazzi in cui gli insegnanti si ritrovano coinvolti. Il seminario verterà prevalentemente sulle problematiche legate alo sviluppo, al passaggio dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza all’età adulta, cercando di mettere in evidenza nelle varie tappe evolutive, quali meccanismi di difesa sono attivi e come poter affrontare al meglio le situazioni problematiche.

L’obiettivo del corso non sarà quindi solo quello di fornire attraverso la didattica nuove conoscenze, ma anche di fornire un nuovo strumento di lavoro agli insegnanti.

 

Caratteristiche

Il corso avrà la durata di 5 incontri per complessive 10 ore e verterà sulle seguenti tematiche:

1)      le funzioni dell’insegnante;

2)      lo sviluppo psicosessuale;

3)      le difficoltà di valutazione dei livelli cognitivi e i disturbi dell’apprendimento;

4)      le trasformazioni somatiche, il modello sociologico e l’importanza del gruppo dei coetanei;

5)      normalità e patologia in età evolutiva.

 

Finalità

Al termine del corso, i partecipanti avranno acquisito dimestichezza con la visione psicoanalitica delle tappe dello sviluppo e avranno fortificato la funzione di contenimento e comprensione della dinamica insegnante-alunno. Inoltre il focus sarà centrato sulle principali disarmonie dello sviluppo che incidono in modo particolare sul rendimento scolastico. 

Corso sull’osservazione psicoanalitica

La capacità di osservare un’ interazione tra bambino/genitore/insegnante e poter utilizzare tale materiale all’interno del proprio lavoro didattico, presuppone che l’educatore abbia acquisito una tecnica di osservazione ben definita. L’osservazione psicoanalitica in una situazione prefissata è uno strumento per incrementare la comprensione del mondo interno dell’educatore rispetto ad un particolare bambino. Il seminario è articolato in due momenti: una prima parte teorica ad orientamento psicoanalitico ed una seconda parte più pratica che coinvolgendo direttamente gli insegnanti, mette in rilievo gli aspetti inconsci della relazione  e ne permette l’elaborazione.

Caratteristiche

Il corso prevede 10 incontri di due ore ciascuno, suddivisi in una prima parte teorica ed una seconda di analisi delle osservazioni portate dagli insegnanti a turno. L’osservazione sarà portata avanti da tutti gli insegnati per un’ ora, una volta alla settimana. In ogni seminario si supervisioneranno almeno due protocolli. Al termine del seminario ogni insegnante produrrà un profilo psicologico sotto la guida del conduttore, del bambino o ragazzo seguito.

I.      Incontro: Le caratteristiche e le funzioni di un’educatrice

II.      Incontro: Introduzione all’osservazione psicoanalitica prefissata

III.      Incontro: Il significato del gioco e del disegno infantile

IV.      Incontro: La  storia della psicoanalisi: mondo interno e mondo esterno, i meccanismi di difesa.

V.      V. Incontro: Il processo di sviluppo: il bambino da zero a sei mesi, il significato della separazione, come il nido e la scuola materna può facilitare o ostacolare la separazione

VI.      VI. Incontro: Lo sviluppo da sei mesi ad un anno, la fase orale, il blocco dello sviluppo della fase orale e le più gravi patologie

VII.      Incontro: La fase anale, la fase fallica, il complesso di Edipo

VIII.      Incontro: La latenza, l’ importanza del gioco e dei coetanei

IX.      Incontro: L’adolescenza

X.      Relazioni individuali e relazioni di gruppo: considerazioni conclusive

 

Finalità

Al termine del corso, l’educatrice avrà acquisito la tecnica dell’osservazione e potrà utilizzare il materiale per poter approfondire la conoscenza del mondo interno del bambino  e trovare da sé nuove strategie di intervento per migliorare la relazione.

Corso sull’interpretazione del  disegno infantile

L’interesse della tecnica psicoterapeutica nei confronti della produzione grafica infantile nasce dalla ricerca di una modalità appropriata per entrare in contatto con il bambino, presupposto indispensabile affinché la psicoterapia abbia successo. Fornire agli insegnanti o ai genitori delle conoscenze rispetto al modo di interpretare i disegni corrisponde al fornire un ulteriore strumento di aiuto nella difficile comprensione del mondo interno del bambino. Il disegno è una delle prime attività che il bambino spontaneamente produce, è un utile strumento facilmente accessibile all’attività ludica e di largo impiego nell’attività didattica. Il disegno è comunque una sorta di autoritratto completo del mondo intrapsichico del bambino. Costituisce un materiale proiettivo, ovvero che viene dall’interno, di infinita ricchezza a cui attingere per comprendere meglio il bambino.  La finalità di questo corso non è dunque diagnostica, anche se si arriverà a poter comprendere determinati simbolismi atti ad indicare particolari situazioni conflittuali e blocchi dello sviluppo, ma è quella di pervenire alla conoscenza di un linguaggio valido ed alternativo a quello verbale. I contenuti grafici che abbiamo scelto di approfondire ( disegno dell’albero, disegno della figura umana, il bambino sotto la pioggia, la famiglia, ecc.) sono molto ricchi da un punto di vista dinamico e sempre  presenti nelle produzioni dei disegni infantili.

Caratteristiche

Il corso avrà la durata di 8 incontri per 2 ore ciascuno.

I.      Le caratteristiche e le funzioni dell’insegnante: la funzione didattica, l’educazione socio-affettiva, la promozione alla salute.

 II. I canali rappresentativi del bambino. Mondo esterno e mondo interno. Il gioco infantile; le aree del gioco: emotiva, fisiologica, posturale, cognitiva e simbolica.

III.      III. Il disegno infantile. L’aspetto narrativo e conoscitivo del disegno. Gli aspetti formali e strutturali del disegno.

IV.      L’interpretazione del disegno. Il test dell’albero e la casa.

V.      Il disegno della figura umana, il bambino sotto la pioggia, la famiglia.

VI.      VI. Il disegno come produzione spontanea. La rappresentazione di sé attraverso il disegno. Lo sviluppo della mente visto attraverso i disegni dei bambini.

VII.      VII. Le relazioni individuali e le relazioni di gruppo. Le dinamiche di gruppo. Il concetto di sé all’interno del gruppo.

 VIII.   Il contenimento e l’autorevolezza.  Transfert e empatia in due setting diversi: la scuola e la psicoterapia. L’atteggiamento da tenere nelle gravi patologie del bambino. Considerazioni conclusive.

 

Finalità

Al termine del corso l’educatore avrà acquisito la capacità di identificare all’interno del disegno di un bambino quali siano i significati simbolici prevalenti ed i messaggi che il bambino vuole esprimere. Comprendere i messaggi inconsci contenuti nella produzione artistica può aiutare l’operatore a trovare nuove strategie di intervento per aiutare il bambino i difficoltà.

 

Corsi per operatori sociali o assistenti a portatori di handicap

Sta prendendo sempre più piede la professionalità di nuove figure nell’ambito della gestione del disagio psicofisico infantile e adolescenziale. Ci riferiamo alle figure che affiancano gli insegnanti di sostegno, cioè agli educatori professionali, al compagno adulto per gli adolescenti e agli assistenti dei portatori di handicap. Tali figure professionali sono un valido aiuto non solo per le comunità di accoglienza o della scuola, ma  anche per i genitori e gli insegnanti. Nella nostra esperienza è risultato estremamente utile affiancare,  in alcune situazioni, un lavoro di psicoterapia con l’intervento di un educatore sociale o compagno adulto. Le funzioni di tale figura professionale sono molteplici:

1)      aiutare materialmente i genitori nella gestione del bambino o adolescente;

2)      promuovere un  programma formativo che abbia come fine quello di favorire quanto più è possibile un cammino verso l’autonomia;

3)      favorire i processo di identificazione per promuovere una progressione nello sviluppo psichico.

 

Obiettivi del corso

Attraverso delle lezioni teoriche e la supervisione di casi, il corso mira a chiarire e promuovere l’importantissima funzione di sostegno e contenimento che queste figure svolgono sia nei confronti del bambino o dell’adolescente, sia nei confronti dell’ambiente familiare.

Caratteristiche

Il corso si svolgerà in 10 lezioni di 2 ore ciascuno. La prima parte di ciascuna lezione sarà destinata a un approfondimento teorico, mentre la seconda parte riguarderà la supervisione di casi che gli operatori porteranno a turno. Gli argomenti di ciascuna lezione saranno i seguenti:

1)      le funzioni dell’operatore sociale;

2)      i limiti e le caratteristiche dell’intervento;

3)      il progetto terapeutico;

4)      le fasi dello sviluppo sessuale;

5)      le identificazioni positive e lo stimolo alla crescita;

6)      codici di espressione come decodificare;

7)      i rapporti con i genitori;

8)      le trasformazioni somatiche, il modello sociologico e l’importanza del gruppo;

9)      i momenti di crisi;

10)  le differenze tra un rapporto di compagno adulto e la psicoterapia.

 

L’infanzia

La moderna ricerca ci ha dimostrato che i neonati e  i bambini sono individui molto sofisticati e che posseggono grandi abilità. Essi vedono, sentono i suoni, gli odori e i sapori, sono in grado di fare distinzioni e hanno le loro preferenze. Persino in sala parto preferiscono i volti umani a altre figure astratte e riconoscono l’odore del latte della mamma appena nati e si girano nella direzione da cui proviene; inoltre è dimostrato che i neonati sono in sintonia con il comportamento e con gli umori di chi si occupa di loro. Può capitare, a volte, che un neonato pianga se la persona che lo tiene in braccio sta parlando di qualcosa di molto triste. Poiché i bambini piccoli sono individui molto complessi, il modo in cui ci avviciniamo a loro ha un impatto enorme. Il pediatra e lo psicoanalista D.W. Winnicott ha scritto “ un neonato non può esistere da solo, ma fa essenzialmente parte di una relazione”. Ciò che più conta non è cosa portano nell’incontro il genitore e il bambino, ma quello che accade fra loro; l’effetto che ciascuno dei due ha sull’altro. Oggi si parla spesso di carenza affettiva, da quando l’approccio medico ai problemi della salute,  l’aumento delle cure igieniche hanno permesso di prestare attenzione allo sviluppo del neonato. Grazie all’osservazione e allo studio delle strutture preposte all’accoglimento dei bambini abbandonati, abbiamo potuto inquadrare quali fossero gli elementi importanti per poter favorire lo sviluppo del bambino, malgrado le condizioni familiari avverse. In questo è stato fondamentale l’apporto di Spitz e le sue considerazioni sull’ospitalismo.  Tale fenomeno presente in maniera significativa nel dopoguerra, ha lentamente lasciato il posto a nuove forme di carenza affettiva, che si possono manifestare dall’iperinvestimento dei figli e alla loro iperstimolazione, fino invece a casi di vera e propria trascuratezza del bambino. L’impatto che il cambiamento della nostra struttura sociale si ripercuote nei rapporti figli-genitori, con la forte incidenza del divorzio, dalla presenza sempre maggiore di persone extracomunitarie nel nostro paese, dall’ausilio dei mezzi tecnologici come internet e la presenza sempre maggiore di famiglie ricostituite. Tutti questi eventi che si succedono in modo molto rapido, lasciano un forte segno nello sviluppo dei bambini.  La rinnovata attenzione verso il mondo infantile ha paradossalmente provocato la sensazione che non ci sia più un’infanzia felice, ma che l’evoluzione dei bambini sia tacciata di momenti di difficoltà e conflitto. Ma allora c’è da chiedersi quando intervenire, quando ciò che è conflitto diviene problema? Il conflitto è una componente essenziale della crescita. La possibilità per il bambino di esperire piccole situazioni conflittuali, e limitate frustrazioni, gli permetterà di trovare nuove soluzioni di adattamento alla realtà. Spesso i genitori cercano a tutti i costi di impedire la sofferenza dei bambini, al punto di privare il bambino di quella componente essenziale della crescita che è la frustrazione. E’ chiaro che un bambino deve essere messo in grado di affrontare situazioni che può sostenere e non deve essere attaccato nei suoi bisogni primari. Da parte di un genitore non è sempre facile rendersi conto che il proprio figlio verte in una situazione di difficoltà. Questa è la ragione principe per cui molti bambini arrivano alle consultazioni in età di latenza, quindi, quando i problemi emotivi hanno segnato il versante cognitivo e c’è un forte calo del rendimento scolastico. L’acutizzarsi della situazione problematica crea un momento molto difficile da sostenere per le famiglie, che si trovano a dover affrontare una situazione divenuta molto gravosa. Prestare attenzione allo sviluppo del proprio figlio e  poter fare affidamento su figure che giornalmente sono a contatto con il bambino fuori dal suo ambiente familiare, come le educatrici della scuola dell’infanzia, sono la chiave di volta per poster accedere ad un intervento preventivo di un successivo blocco dello sviluppo emotivo. Ancora più problematico è l’intervento in realtà molto disagiate dal punto di vista socio-economico, dove i fattori di rischio sono presenti in misura maggiore. Si tratta spesso di famiglie disagiate, dove l’alcool e la violenza sono presenti quotidianamente e non c’è una stabilità della famiglia, ma spesso i nuclei si aggregano e disgregano con estrema facilità. Viene quindi a mancare la stabilità della famiglia. Le ripercussioni a livello emotivo, cognitivo e comportamentale, sono molto evidenti ed i bambini spesso soffrono di disturbi del linguaggio e leggero ritardo cognitivo. La mancanza di stabilità provocherà nel bambino un passaggio all’atto frequente, con possibilità di psicopatia e disadattamento sociale. Le osservazioni di famiglie multiproblematiche hanno messo in evidenza la scomparsa delle coppie antitetiche attorno a cui si struttura non solo la vita ma anche il pensiero, da cui il ritardo del linguaggio e le difficoltà cognitive.: giorno/notte, fame/sazietà, amore/odio. Inoltre è la fratia investita e non il singolo elemento. Il bambino cresce in uno stato di disorganizzazione totale e con una sensazione di angoscia continua anche data l’imprevedibilità della situazione che muta in continuazione. Per difendersi, infatti, spesso adotta un atteggiamento di adattamento di superficie, ma che è costantemente messo alla prova, fino a quando cede e c’è il passaggio diretto all’atto a causa della possibilità di non mentalizzare, poiché il pensiero non si è formato.

Intervento psicoterapeutico nell’infanzia

Le varie tipologie di intervento in età evolutiva, devono prendere in considerazione la situazione da diversi punti di vista. Bisogna valutare attentamente tutti gli elementi che concorrono a strutturare e sostenere il disagio del bambino. Un comportamento sintomatologico del bambino, può esprimere un disagio della coppia coniugale. Accade di frequente che i genitori abbiano accesso alle consultazioni psicologiche con l’idea che il problema è del bambino, e quindi si sottraggano, in modo più o meno consapevole a qualsiasi tentavo di esplorazione di possibili dinamiche familiari, a sostegno del sintomo. E’ indispensabile che i genitori si rendano per primi disponibili ad un lavoro di riflessione critica sulla situazione, che accompagni un eventuale percorso terapeutico con il bambino. Inoltre la terapia della coppia genitoriale ha la funzione di accompagnare e sostenere i genitori attraverso il cambiamento di equilibrio, che una psicoterapia del bambino necessariamente comporta. La mancata alleanza con la coppia genitoriale, può essere un ostacolo al proseguimento del trattamento, per cui si consiglia di valutare attentamente questo elemento con dei colloqui preliminari con i genitori, prima di intraprendere un percorso terapeutico con il bambino. E’ altresì importante da parte dei genitori, decidere un percorso da effettuare e non sottoporre il bambino a diverse situazioni di consulenza, che non hanno seguito. In tal modo si espone il bambino a successive situazioni di investimento e perdita, che possono inficiare la reale possibilità di intervento. Infatti dopo che si è stabilito un rapporto con il terapeuta, l’evento separazione può innescare le dinamiche tipiche del lutto, come perdita di oggetto, e le esperienza ripetute nel tempo possono andare a costituire un modello di rapporto per il bambino, che si sentirà incapace di avere una relazione lunga e significativa con una terapeutica figura di attaccamento.

Caratteristiche

La psicoanalisi, attraverso l’analisi simbolica del disegno e del gioco del bambino, risulta essere una tecnica adeguata per affrontare le difficoltà in età evolutiva. L’esperienza ha dimostrato che per ottenere dei risultati, è preferibile una frequenza almeno bisettimanale, associata ad una terapia della coppia genitoriale. Nei casi con patologia più grave (psicosi, autismo, depressione infantile) si rendono necessarie almeno tre sedute alla settimana.

Finalità

La psicoterapia infantile ha innanzitutto un funzione preventiva, in quanto più presto si interviene nel soggetto in età evolutiva, maggiori saranno le possibilità di riuscita impedendo che la patologia diventi cronanca. Inoltre le patologie dell’età evolutiva bloccano lo sviluppo dell’individuo, quindi la funzione primaria della psicoterapia è quello di permettere al bambino in crescita di riprendere il suo naturale sviluppo.

L’adolescenza

Gli osservatori degli esseri umani in via di sviluppo hanno riconosciuto da sempre l’enorme importanza della pubertà, nei suoi aspetti fisici e psicologici. La maturazione sessuale ha sempre conferito una importanza particolare a questo stadio dello sviluppo, al quale sono state direttamente correlate le trasformazioni della personalità. Per tutto il corso dell’adolescenza la meta dello sviluppo consiste, prevalentemente, nell’integrare l’immagine di sé che i ragazzi e le ragazze avevano prima della pubertà con la capacità di entrare in contatto con il proprio con il proprio corpo sessuato e con tutto l’insieme di pensieri, sentimenti e azioni che ciò comporta. Durante questo cammino l’adolescente procede a sbalzi, a volte torna indietro e sembra quasi  abbandonare le posizioni raggiunte ma poi giungono a stabilire un rapporto con un essere del sesso opposto con cui condividere una pratica sessuale normale e gratificante. Il cammino per giungere alla gratificazione affettiva e sessuale è lungo, spesso hanno degli incidenti di percorso, che si manifestano con crisi più o meno acute, ma se la struttura dell’adolescente e abbastanza salda egli riuscirà a terminare il processo di trasformazione. Un certo numero di adolescenti dimostrano invece, con le loro manifestazioni, che lo sviluppo verso l’età adulta si è interrotto,  perché ignorano le richieste che provengono dal corpo, rifiutano inconsciamente il corpo sessuato, si sentono diversi da ciò che si aspettava diventassero. L’integrazione dell’immagine di sé come futuri adulti è bloccata, non possono permettersi di lasciarsi dietro l’infanzia e si trovano ad avere un’immagine di sé danneggiata e compromessa. Questa interruzione o blocco dello sviluppo si verifica con la pubertà e il suo effetto sintomatologico può rendersi evidente subito dopo la pubertà oppure più tardi. Nel primo caso saranno in primo piano le manifestazioni di rifiuto e di attacco al proprio corpo mentre in una comparsa più tardiva sarà in primo piano una sintomatologia più strutturata e complessa in quanto l’adolescente ha strutturato delle difese patologiche per far fronte all’esame di realtà. In entrambe le situazioni spesso gli aspetti sintomatici investono il gruppo dei pari. Ci troviamo di fronte, quindi, o al ritiro dell’adolescente che non riesce a sostenere il confronto con i coetanei, o a degli atteggiamenti di coinvolgimento totale con i coetanei come succede nei  comportamenti antisociali. Il gruppo ha comunque una grossa rilevanza nella vita dell’adolescente in quanto l’investimento affettivo prima presente nei confronti dei genitori, viene trasferito nel gruppo dei pari. L’attaccamento infantile ai genitori non può essere mantenuto,  quindi l’affettività viene rivolta verso l’esterno, principalmente verso i coetanei; ma se lo sviluppo è bloccato il rapporto con i pari sarà difficile e conflittuale.  Comunque, quando ci troviamo di fronte ad un blocco dello sviluppo adolescenziale, l’intervento deve essere il più sollecito possibile per consentire la ripresa della fase evolutiva adolescenziale.

Lo sviluppo adolescenziale e il senso di sé

L’adolescenza è stata considerata per un lungo periodo di tempo come quel momento della vita in cui non si poteva pensare ad un intervento di tipo psicologico, in quanto le manifestazioni, particolarmente ricche di cariche aggressive, e la discontinuità degli investimenti affettivi, metteva a dura prova qualsiasi tentativo di trattamento. Adesso questo periodo della vita è invece considerato, in tutte le sue manifestazioni, come un momento molto particolare per cui l’eventuale intervento deve essere affidato solo a coloro che hanno una preparazione specifica nel trattamento degli adolescenti. L’adolescenza è una spinta verso l’individualità, che non sempre corrisponde a quella fisiologica. La crisi in adolescenza può manifestarsi attraverso anche crisi molto gravi, psicotiche, in cui il ragazzo perde il contatto con la realtà, ma alcune possono rientrare in quelle che sono le normali crisi adolescenziali perché a carattere evolutivo. Lo stesso tipo di esperienze a 23 o 24 anni avrebbe un significato  infinitamente più grave. Anche le esperienze sessuali promiscue, in questa fase della vita, hanno un significato evolutivo essendo in una fase esplorativa. Se si verifica una crisi incontenibile in un bambino di otto anni che dovrebbe attraversare la fase di latenza, la presenza della crisi è sintomatica di qualcosa che non và, mentre la medesima crisi in adolescenza può essere solo un indicatore di sviluppo. Per concetto di sé s’intende come ci sentiamo dentro, con noi stessi, ed è fondamentale per la comprensione delle dinamiche relazionali che affrontiamo quotidianamente. Il concetto di sé è una situazione emotiva che si forma attraverso lo sviluppo e deve culminare nella sensazione di essere unici nel proprio genere. Il senso di sé si forma attraverso l’esperienza e il superamento delle varie frustrazioni e consiste nell’ avere la struttura mentale adeguata per  superare le situazioni di difficoltà. Di fronte a frustrazioni troppo grandi, il bambino deve crearsi una corazza esterna più o meno spessa a seconda della profondità della frustrazione. Se un bambino di un  anno si crea una corazza troppo spessa per non sentire il dolore, egli si proteggerà, ma ostacolerà lo sviluppo del suo senso di sé. Il bambino ha bisogno di vivere in una  situazione in cui i familiari riescono ad aiutarlo a superare il dolore e a non fare ispessire ulteriormente la sua corazza. Se invece non si trova in una situazione ottimale per superare una situazione di lutto, egli si deve difendere da tantissime situazioni emotive, creandosi sempre più una corazza spessa. Ad esempio, nella patologia autistica, il bambino non è stato in grado di superare nessun tipo di dolore e si è rinchiuso nella sua corazza lasciando fuori tutti. Quando si rompe questo guscio protettivo, essi diventano estremamente sensibili a tutto, come se non avessero la pelle. Il senso di sé in questi bambini non si è creato per niente, perché il bambino non ha fatto nessun tipo di esperienza e deve iniziare a fare da principio tutte le tappe dello sviluppo per strutturare un senso sé che ci permetterà di affrontare le difficoltà della vita. In adolescenza, il senso di sé è messo a durissima prova e il ragazzo sente di dover affrontare tutta una serie di situazioni per le quali è del tutto impreparato. I ragazzi di 12 anni sono in grado di lavorare o procreare, ma la reale capacità non  corrisponde con il loro vissuto mentale, quindi se si dovesse concretizzare una situazione difficile, come ad esempio una gravidanza precoce, il senso di sé andrebbe in crisi. Chi ha avuto esperienza con gli adolescenti nei corsi di educazione sessuale, ha potuto notare come accanto a quella spavalderia dei ragazzi che sembra sappiano tutto, spesso si nasconde una completa ignoranza sia della sessualità, ma anche della loro corporeità.  In questo periodo si trovano a vivere una grossa discrepanza emotiva in quanto il senso di sé non è più adeguato alla situazione e devono acquisire tutta una serie di esperienze per poter essere adeguati alle funzioni mentali che non hanno, mettendo da parte gli impulsi. Sentono degli impulsi, però devono controllarli, ma non hanno la struttura emotiva giusta per controllarli. Le emozioni che esprimono in questo momento sono prevalentemente di due tipi: svogliatezza, mancanza di desiderio, oppure al contrario, ipereccitazione. Spesso in questo periodo il senso di sé è messo in crisi e devono crearsi una serie di esperienze da affrontare per poter stabilire nuovamente i loro nuovi limiti. Questa funzione viene spesso delegata al gruppo in cui è possibile avere dei punti di riferimento e di confronto su cui riflettere. I genitori invece sono coloro che spesso vengono vissuti come ostacoli allo sviluppo della propria individualità, per cui si innescano in famiglia dei forti sentimenti di ribellione. Verso i 20 anni il senso di sé di solito si è formato. Anche gli adulti  spesso continuano a tenere un atteggiamento adolescenziale che può essere una difesa rispetto alla vecchiaia. Il periodo adolescenziale non è altro che il momento in cui il senso di sé entra in crisi e il ragazzo si sente talmente inadeguato che mette in atto tutta una serie di comportamenti diversi per affrontare questo momento di difficoltà. Ad esempio possono decidere di lasciare la scuola, solo perché stanno subendo una determinata situazione a scuola che non riescono più a tollerare. Spesso i problemi di apprendimento nascondono una crisi evolutiva. Ma il solo modo di esprimere il disagio contiene in sé la possibilità di superarlo. Il ragazzo che non ha crisi in adolescenza e che si adatta a tutte le situazioni diverrà un adulto insoddisfatto e non si verificherà quella situazione in cui ci si sente di essere unico e irripetibile. Le crisi si manifestano in diverse modalità. Si può parlare di crisi della sfera emotiva e sessuale, oppure crisi di tipo nevrotico con delle manifestazioni di tipo impulsivo, come il ragazzo che si arrabbia perché ha preso due a scuola. Una forma molto grave di crisi è quella dei disturbi alimentari, che coinvolge entrambi i sessi. Spesso è legata all’insicurezza verso l’identità di genere, al non sentirsi ancora maschi e femmine mature. Un’indicazione utile è il non dare peso eccessivo alle manifestazioni di crisi, ma aspettare che il momento peggiore sia passato prima di proporre un aiuto. Ovviamente l’adolescente cerca di tirare dentro il genitore nella crisi, mirando ai suoi punti deboli. La dipendenza è la conseguenza della mancanza di alcune funzioni: se non sono in grado di affrontare alcune situazioni, dentro di loro si formerà la sensazione di non essere capaci di assolvere certi compiti, non svilupperanno autonomia ovvero la capacità di gestire la vita soddisfacentemente da soli. Nella dipendenza, se il ragazzo ha raggiunto un senso di sé abbastanza saldo, sarà in grado di rifiutare alcune offerte. Se si è verificato una difficoltà nello sviluppo del senso di sé, allora si accentuano due tipi di situazioni: la dipendenza e il controllo. Questi sono fortemente legati, perché più si è dipendente e più si cerca di controllare, e più si controlla e più si prova rabbia. Un esempio è il ragazzo che non riesce a crearsi le amicizie, oppure non riesce a crearsi il gruppo, elemento fondamentale nello sviluppo perché è il luogo dove ci si può confrontare. Se il ragazzo non riesce a crearsi un gruppo diventerà un despota e lo sarà anche a casa, perché vorrà uscire con i genitori, ma allo stesso tempo non ci vorrà veramente uscire, poiché vorrebbe stare con i suoi coetanei. Si sente dipendente dai genitori, perché ancora non si sa organizzare, però esercita contemporaneamente un grosso controllo che gli provocherà rabbia. Nel bullismo, il bullo adotta una tecnica particolare per circuire la sua vittima, ma la vittima è partecipe attivamente all’intera situazione e non si ribella. Secondo Winnicott” il bullo manifesta il suo disagio nell’unica maniera in cui può” e allo stesso modo agisce il delinquente. La crisi adolescenziale viene manifestata attraverso l’iperinvestimento dell’aggressività, in quanto non è in grado di investire sugli aspetti positivi. Per quanto riguarda l’ambiente e l’influenza che esso può avere sui ragazzi, dobbiamo intendere ambiente nel senso più lato del termine come una rete di relazioni che sono portate dentro e vengono scambiate con l’esterno. Invece di cercare di attribuire responsabilità all’ambiente, cerchiamo di vedere cosa c’è nel comportamento di un adolescente che non va e perché ci dà tanto fastidio. E’ fondamentale che dentro la famiglia ci siano delle regole ben precise che preservino dei valori fondamentali. Le regole per quanto contestate e rifiutate, danno la sensazione di un contenimento all’esplosione degli impulsi. Se non si seguissero delle regole, il bambino perirebbe e l’adolescente rimarrebbe preda dei suoi impulsi. Bisogna però in adolescenza rispettare quelli che sono i bisogni e gli spazi privati dei nostri ragazzi e questo è forse uno degli elementi più duri per un genitore. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è spesso scandito da un uso smisurato dei mezzi di comunicazione: telefono, internet, sms, diario.  A volte questo è conservato ferocemente nascosto, e lasciato invece altre volte in bella vista. Per un genitore trovarsi a dover negoziare con il proprio figlio, adesso in grado di fare valutazioni e dare dei giudizi sull’operato dei genitori, può risultare molto faticoso.  Inoltre, bisogna rassegnarsi all’idea che ogni ragazzo ha una propria individualità e per quanto noi facciamo, sarà sempre diverso dall’immagine ideale che di lui ci siamo creati. Questi sono i motivi per cui, alla crisi adolescenziale, si accompagna frequentemente la crisi  genitoriale. Il genitore deve accettare la perdita del bambino che conosceva in funzione della nuova personalità che sta emergendo. Anche il genitore deve trasformare la relazione e si rende conto che, mentre il suo bambino sta emergendo, lui allo stesso tempo ha raggiunto una nuova fase di maturità il cui proseguimento lo porterà inevitabilmente verso la vecchiaia. Ci si riferisce a questo momento infatti definendolo anche “crisi della mezza età”. A questo punto ci si dovrebbe chiedere se l’indisponibilità del genitore  ad ascoltare il proprio figlio, non rifletta un disagio proprio, un’ incapacità ad affrontare i problemi altrui,  perché questo è fonte di sofferenza per il genitore stesso. Questi sono alcuni dei temi che vengono affrontati nella psicoterapia della coppia e dell’adolescente. E’ importante che i due livelli, genitoriale e adolescenziale, non vengano confusi e quindi si proceda su setting paralleli, con terapeuti diversi.

Modalità di intervento in adolescenza

Psicoterapia psicoanalitica individuale dell’adolescente

Poter valutare l’effettivo potenziale di intervento su un adolescente presuppone, spesso, un lavoro preliminare di accesso alla terapia i cui tempi sono il riflesso del tempo interno dell’adolescente. L’adolescenza spesso è stata considerata una fase della vita la cui trattabilità è stata lungamente messa in discussione da diversi autori. Adesso, invece, la psicoterapia degli adolescenti ha assunto una nuova rilevanza, anche se necessita di una formazione specifica e di accorgimenti di tecnica. In adolescenza è necessario un primo momento in cui valutare se il ragazzo è in grado di intraprendere un percorso psicoterapeutico e questa decisione deve  scaturire dall’incontro del possibile paziente con il possibile terapeuta. Tale valutazione può essere anche dilazionata nel tempo, attraverso una serie di incontri il cui ritmo rispetterà il ritmo interno dell’adolescente. Questa fase della presa in carico può anche essere abbastanza lunga, ma è fondamentale in questa età. Dopo la fase preliminare, la terapia vera e propria avrà una frequenza variabile dalla seduta monosettimanale, alle tre sedute secondo il caso. L’intervento monosettimanale è indicato in tutte quelle situazioni di disagio lieve in cui il processo di sviluppo adolescenziale ha già iniziato a procedere ma c’è necessità di un sostegno alle funzioni dell’Io. Nel caso in cui ci sia un vero e proprio blocco dello sviluppo, è necessario intervenire con una terapia trisettimanale. Per ciò che riguarda la durata, la terapia seguirà la sua naturale evoluzione, e di conseguenza il termine sarà individuato da entrambi i membri della coppia analitica. In adolescenza, come nell’infanzia, la psicoterapia ha una funzione preventiva, poiché tanto prima si riesce a rimuovere il blocco dello sviluppo prima dello strutturarsi della personalità, maggiore sarà la possibilità per l’adolescente di pervenire alla vita adulta con una vita emozionale ben integrata.

La psicoterapia analitica di gruppo negli adolescenti

Esistono delle differenze fondamentali tra la psicoterapia individuale e la psicoterapia di gruppo. Al contrario dell’intervento su un singolo paziente, la situazione collettiva è uno strumento importantissimo di informazioni e di osservazioni collettive e utile anche come sede di controllo e chiarimento diagnostico e prognostico. In particolare con gli adolescenti, la possibilità di scambio con i coetanei, permette modifiche all’aspetto emotivo accogliendo suggerimenti e confronti che vengono dal mondo dei pari, mentre le rifiuterebbero se provenissero dai genitori. Inoltre la psicoterapia di gruppo ci permette di effettuare un intervento che coinvolge e cattura l’adolescente immediatamente, mettendolo in contatto contemporaneamente con le sue problematiche interne e con quelle sociali in una situazione terapeutica che coinvolge il gruppo. La psicoterapia di gruppo diverse volte è risultata motivante verso una psicoterapia individuale. Nella nostra lunga esperienza nell’ambito dell’età evolutiva, il gruppo portando velocemente alla coscienza il materiale rimosso e facilitando i processi di identificazione, ha sollecitato nell’adolescente, il desiderio e il bisogno di approfondire i cambiamenti strutturali della sua personalità, attraverso una psicoanalisi personale. Al contrario non è possibile effettuare parallelamente un percorso analitico intensivo e una psicoterapia di gruppo. Nei limiti del possibile, sarebbe auspicabile che la psicoterapia di gruppo fosse integrata con una psicoterapia individuale. Tuttavia i gruppi clinici dimostrano che essa ha anche una funzione indipendente e che in molti casi si dimostra la terapia elettiva. La possibilità di effettuare una seduta di gruppo e una seduta individuale alla settimana permetterebbe un’ elaborazione dei movimenti inconsci sia sul piano intersoggettivo, sia sul piano intrasoggettivo, con l’ausilio di terapeuti differenti. 

Come si svolge la psicoterapia psicoanalitica di gruppo?

Il gruppo comprende normalmente 5/8 persone. Il gruppo ottimale è di sette persone escluso il terapeuta e il coterapeuta. La seduta dura un’ora e mezza e si tiene abitualmente una volta alla settimana. Il tipo di gruppo più adatto al trattamento negli adolescenti è il gruppo parzialmente aperto, che,  a differenza del gruppo chiuso, rimane immutato dall’inizio alla fine della terapia e ha una durata prestabilita. Questo permette la sostituzione dei vari membri nel tempo, e la durata non viene stabilita fin dall’inizio, ma valutata in itinere. A questo gruppo possono accedere adolescenti di diversa età e con varie patologie, sia nevrotiche che psicotiche, ma l’indicazione principe è per tutti quei casi di ragazzi borderline, con conseguenti patologie sul narcisismo. La composizione del gruppo deve essere accuratamente selezionata. Particolare cura si deve avere nell’inserimento di ragazzi psicotici: un gruppo di sette elementi ne può contenere due al massimo. Una delle caratteristiche dei membri è quella che non devono avere nessun legame precedente e i contatti devono essere il più possibile legati alle sedute di gruppo. L’unica attività esplicata nel gruppo è la comunicazione verbale sotto forma di discussione libera e non pianificata, a cui potremo dare il nome di associazione di gruppo. L’associazione libera è possibile solo in sede di terapia psicoanalitica in quanto il gruppo influenza le associazioni dei suoi singoli membri e quindi le associazioni non sono mai libere. Il terapeuta è più una guida  e non assurge al ruolo di leader del gruppo, di cui è membro a tutti gli effetti. Egli non ha funzioni direttive ma interpreta e analizza i processi del gruppo considerandolo un complesso unitario e non la somma dei singoli individui. Si interpretano e si osservano i motivi di quanto accade in un particolare momento, nel contesto del gruppo che si ha di fronte.

I fattori terapeutici

I fattori terapeutici che permettono al gruppo di assumere quella funzione di filtro elaborativo dell’esperienza sono quattro:

1.      L’integrazione sociale a scapito del vissuto di isolamento di importanza fondamentale nel periodo dell’adolescenza.

2.      La reazione speculare, che permette all’adolescente di riconoscere negli altri più facilmente quei meccanismi che hanno compromesso il proprio funzionamento e di elaborarli nel gruppo

3.      L’attivazione dell’inconscio collettivo e la sua funzione condensante. Nel gruppo infatti il materiale inconscio di ciascun partecipante affiora in maniera più immediata e allo stesso tempo, i simboli che emergono nel gruppo ne permettono una comprensione più chiara.

4.      La situazione di scambio, le spiegazioni e le informazioni, per cui vi è grande interesse e richiesta, non sono ovviamente elementi peculiari della situazione di gruppo, esse tuttavia, rendono la discussione più vivace ed esauriente e ne modificano anche l’aspetto emotivo.

La situazione degli adolescenti partecipanti al gruppo è simile a quella dei bambini, che sono disposti ad accettare quanto viene loro detto da coetanei, mentre lo rifiuterebbero se provenisse dai genitori. La psicoterapia di gruppo per gli adolescenti si svolge con cadenza settimanale. Le sedute hanno la durata di un’ora e mezza, e la durata verrà stabilita in itinere dal gruppo stesso.

 

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