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OBESITA’, EPIDEMIA DEL TERZO MILLENNIO, INTERPRETAZIONE DELLA PSICOGENESI

di Mariantonietta Fabbricatore

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mangiare anche una terza funzione rappresentata dalla risoluzione della tensione ottenuta con l’appagamento della mucosa orale mediante il movimento delle labbra, della lingua, del palato e della gola determinato dalla suzione. Avere rapporti, contatti e mangiare sono una forma di scambio attraverso l’epidermide e la bocca. Quindi oltre ad avere una funzione nutritiva ed essere fonte di piacere-diaspiacere, l’attività orale rappresenta una forma primitiva di conoscenza e di rapporto con il mondo esterno. In conseguenza di ciò se la prima relazione del bambino con il mondo esterno è mediata dalla cavità orale, ne consegue che l’affettività legata alle prime esperienze alimentari può influire sul comportamento alimentare molto più delle caratteristiche organolettiche dell’alimento. Durante l’allattamento il neonato fissa costantemente il volto materno e questo contatto visivo crea un legame specifico tra madre e figlio e quindi la soddisfazione dei bisogni alimentari costituisce per la madre la situazione tramite la quale insegnare il piacere al figlio. Infatti attraverso la relazione alimentare vengono sperimentate dal bambino le prime esperienze di soddisfazione e di frustrazione, di piacere e di dispiacere. In un rapporto problematico tra madre e figlio, il cibo e la modalità di alimentazione assumono significati simbolici diversi che influenzano la capacità di provare piacere. Il comportamento alimentare è quindi il risultato di influenze precoci che però possono avere effetti duraturi non soltanto sul comportamento psichico ma anche sulle caratteristiche anatomo-fisiologiche e metaboliche dell’adulto.(25) E’ stato detto prima che tutte le esperienze della prima infanzia si basano sulle reazioni della madre nei confronti del neonato, tuttavia per il bambino non sono importanti i singoli comportamenti ma è il clima emotivo generale e l’atteggiamento che la madre ha verso di lui che viene percepito in maniera globale. Se la madre si comporta amorevolmente anche il bambino si sente degno di amore; se al contrario manifesta ostilità neanche lui sarà capace di amarsi. Tutte le sensazioni provenienti dall’interno del corpo e dal contatto durante l’allattamento contribuiscono a formare il nucleo dell’Io e sembrano restare il punto centrale da cui deriva l’autostima (25). Attraverso il clima emotivo che la madre instaura nel rapporto con il figlio viene trasmessa al bambino l’immagine emotiva del mondo. Il bambino apprende direttamente dalla madre se qualcosa è buono o cattivo, disgustoso o affascinante, pulito o sporco e dalle valutazioni della madre deriva l’atteggiamento del bambino verso il proprio corpo, il suo senso di autostima e il suo atteggiamento nei confronti della vita. Con il processo della crescita prende avvio anche un processo di distacco e di individuazione, che si esprime con la capacità di allontanarsi dalla madre grazie anche alla possibilità di muoversi e di camminare. Il processo di individuazione è caratterizzato da una autonomia sempre maggiore a livello psichico. In questo periodo il bambino oltre al bisogno di essere accudito avverte un crescente bisogno di scoprire. Con il passare dei mesi aumenta la sicurezza e la distanza che raggiunge diviene sempre maggiore. Il bambino si allontana volentieri dalla madre ma ha bisogno che questa sia sempre visibile. Il sapere che la madre esiste dà fiducia al bambino. Dal canto suo la madre deve consentire al piccolo di esplorare il proprio mondo, deve lasciarlo andare e frenare il suo bisogno di controllo sorvegliando però che non gli accada nulla. Da quanto esposto si comprende che, anche se il momento dell’allattamento rappresenta per un essere umano il massimo della protezione, un equilibrato processo di distacco e di individuazione costituisce il presupposto per un sicuro sviluppo della propria identità. Se questo processo non è riuscito tutte le fasi successive ne saranno disturbate ed allora invece dell’autonomia e di un atteggiamento attivo nei confronti della vita si determinerà un atteggiamento passivo di attesa e di bisogno e si sperimenta una enorme paura della separazione e dello stare da soli. Renate Gockel (25) ha osservato che le donne con alterazioni nell’alimentazione hanno una capacità di sopportazione molto ridotta nei rapporti interpersonali, vivono male le separazioni anche temporanee perchè non hanno fiducia in se stesse, precipitano nel panico e avvertono una profonda tristezza che spesso conduce alla depressione. Le difficoltà sperimentate da queste donne nell’accettare i distacchi e le separazioni, o anche opinioni contrastanti rappresentano il loro desiderio di tenere stretto e cioè aggrapparsi Dopo la nascita succhiare e aggrapparsi sono le prime attività che garantiscono la sopravvivenza e, poichè entrambi questi atti sono associati a protezione calore, contatto fisico e intimità, è da supporre che qualcuna continui anche in seguito, da adulta, a succhiare e aggrapparsi in senso figurato, a cercare calore e intimità e protezione manovrando le altre persone, facendole sentire in colpa, affinchè corrispondano alle proprie esigenze e aspettative e gli attacchi di fame rappresentano un succedaneo del desiderio di succhiare. E poichè queste donne spesso desiderano vicinanza, calore, protezione e accettazione incondizionata, ne consegue che aspirano a ritornare alla condizione originaria dell’allattamento. Queste persone cercano, in determinate occasioni, di recuperare qualcosa che da bambini non hanno vissuto in maniera adeguata.Un processo di crescita si può considerare ben riuscito solo nel momento in cui il bambino si stacca da sè e alterna, senza timori, la conquista del mondo e la ricerca di sicurezza nella madre. Ciò non significa che il bambino non abbia vissuto nessuna frustazione, infatti frustrazioni e privazioni sono necessarie alla crescita in quanto in seguito alle frustrazioni l’uomo impara più rapidamente. Tuttavia deve trattarsi di una frustrazione che il bambino è in grado di tollerare e quello che un bambino non riesce a sopportare è sicuramente la paura di perdere la madre o di essere abbandonato. Pertanto un altro fattore importante di un processo di

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