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OBESITA’, EPIDEMIA DEL TERZO MILLENNIO, INTERPRETAZIONE DELLA PSICOGENESI

di Mariantonietta Fabbricatore

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pratica sistemica è stata proposta da Ugazio (31) partendo dall’ipotesi di fondo che una organizzazione psicopatologica si sviluppa in un interno familiare caratterizzato da una specifica semantica. Lo sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare e dell’obesità così come di ogni altra psicopatologia, dipende dalla posizione che l’individuo e le persone per lui significative assumono rispetto alla polarità critica. In particolare i pazienti con disturbo alimentare stabiliscono le loro relazioni come forme di “adeguamento” o di “opposizione” all’altro e alle sue richieste. Ma la relazione che si stabilisce con l’altro è centrale per la formazione del proprio sè: nel senso che tutti i componenti del nucleo familiare sono attenti al giudizio degli altri, alle apparenze sociali e diventa importante chi ottiene la supremazia, mentre il contenuto del conflitto risulta irrilevante.Bertrando e coll.(32) hanno individuato la presenza di due messaggi nascosti dietro la condizione dell’obesità: il primo è una richiesta di aiuto mentre il secondo è un atteggiamento di difesa. In famiglie dove vige una povertà comunicativa il messaggio veicolato dal corpo può avere, all’interno del sistema famiglia, una funzione di richiesta di cambiamento. Il modello interpretativo proposto da Minuchin (33) identifica quattro tipi di situazioni familiari in grado di favorire l’insorgenza di sintomi psicopatologici, tra i quali anche l’obesità, esse sono: l’invischiamento, la rigidità, l’iperprotettività e la mancanza di risoluzione del conflitto. La combinazione e la ripetitività di queste condizioni può far sviluppare un sistema familiare che favorisce la “trasformazione di conflitti emotivi in sintomi-somatici” dove il bambino o l’adolescente portatori del sintomo possono svolgere un ruolo nel nascondere il conflitto familiare e mantenere in equilibrio il sistema. In sintesi si può dire che la terapia sistemica studia il “sistema di relazioni” e le dinamiche interpersonali collegate al disagio psichico, all’interno di un primo gruppo sociale rappresentato dalla famiglia. Pertanto l’intervento terapeutico è basato sulla individuazione e sulla ristrutturazione delle relazioni e della comunicazione nella famiglia del paziente portatore del sintomo. Al momento è in studio l’applicazione di un modello di terapia familiare efficace nel trattamento dell’obesità nelle diverse età della vita (2).2.3 L’impostazione cognitivo comportamentaleLa psicoterapia cognitivo comportamentale dell’ obesità è stata considerata, negli ultimi decenni, la metodica che maggiormente è stata capace di elaborare i dati dell’osservazione clinica mettendo a punto dei protocolli di intervento terapeutico di successo. La teoria comportamentista è nata negli Stati Uniti a partire dai primi decenni del Novecento, il suo obiettivo prioritario è la descrizione e lo studio dei sintomi psicologici osservabili e misurabili, definiti comportamenti, in relazione agli stimoli ambientali. In questa prospettiva, le variabili intrapsichiche assumono un ruolo marginale, in quanto considerate eventi non verificabili con metodi sperimentali. La sua vasta diffusione è da attribuibire alla semplicità del modello e alla possibilità di verifica sperimentale dei suoi principi base (34, 35). Il comportamento oggetto di studio è considerato il risultato di esperienze causate dalla necessità di fronteggiare gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno. Il processo di apprendimento segue le leggi del condizionamento classico, descritto da Pavlov, e quelle del condizionamento operante, individuato da Skinner. (36) In prima istanza, nella scuola comportamentista, viene fatto un largo uso dell’analisi funzionale del comportamento. Questa metodica pone molta attenzione sull’importanza dell’osservazione considerata la tecnica migliore per studiare e identificare le relazioni funzionali esistenti tra un dato comportamento ed i suoi antecedenti e conseguenti. Il primo passo per effettuare una corretta analisi funzionale è la definizione e descrizione minuziosa del comportamento osservato. Successivamente si valuta e analizza l’esistenza di eventuali correlazioni significative tra quel comportamento ed eventi precedenti e successivi alla sua emissione. Applicando i principi teorici del comportamentismo, l’obesità è considerata il risultato di una ridotta attività fisica e di una eccessiva e persistente modalità di assunzione del cibo , appresa e successivamente mantenuta in modo quasi automatico. In particolare, lo stile alimentare dell’obeso fornisce dei rinforzi positivi o piacevoli strettamenti connessi con il cibo quali il soddisfacimento del gusto e della fame. Inoltre ci sono altri rinforzi, non direttamente connessi con il cibo e la fame, ma che sono altrettanto importanti nel favorire il mantenimento nel tempo del comportamento di ricerca ed assunzione del cibo, questi sono rappresentati dalla riduzione dell’ansia e della tristezza. In conseguenza di ciò, il mangiare e gli atti in relazione con l’assunzione del cibo diventano, proprio per la loro capacità di soddisfare dei bisogni e di ridurre il malessere, dei comportamenti spesso emessi con elevata frequenza, indipendentemente dalla reale necessità fisiologica di cibo, in una varietà di situazioni diverse tra di loro, che svolgono sia la funzione di stimolare il comportamento di assunzione del cibo, sia di rinforzarlo (37, 38). A partire da questi concetti di base, sono state sviluppate delle strategie terapeutiche che hanno, come punto di partenza l’analisi precisa, fatta insieme dal terapeuta e dal paziente, delle modalità e delle circostanze che caratterizzano il comportamento alimentare e gli altri comportamenti correlati all’obesità. L’analisi del comportamento disturbato consentirà sucessivamente una modifica dello stesso, andando ad agire sulle situazioni ambientali contingenti che lo determinano e lo rinforzano. La terapia del comportamento è orientata inoltre sugli obiettivi da raggiungere e la loro definizione accurata è un aspetto centrale dell’intervento. In tale prospettiva, il trattamento comportamentale si propone di modificare il comportamento problematico senza concentrare l’attenzione sulle cause e sulle motivazioni che ne sono alla base. Purtroppo è stato rilevato che con la sola terapia comportamentale la maggior parte dei pazienti recupera il peso corporeo perduto in circa tre anni (39) e pertanto attualmente l’evoluzione dell’approccio comportamentista è rappresentata dal modello cognitivo-comportamentale. Il modello teorico cognitivista si è sviluppato a partire dagli anni Sessanta, considera l’essere umano come un soggetto che elabora informazioni. In ambito sperimentale la psicologia cognitivista studia le funzioni psicologiche (percezione, pensiero, linguaggio) ed in ambito clinico si occupa della relazione tra conoscenza e comportamento. L’insieme dei significati personali elaborato dall’individuo condiziona il suo comportamento ed è responsabile di eventuali condotte disfunzionali e disadattive. L’applicazione di tecniche cognitiviste nel trattamento dell’obesità ha integrato i programmi comportamentali con un’analisi dei pensieri e delle emozioni che si legano all’assunzione del cibo, alla forma e al peso corporeo. L’attenzione in questo modo si sposta dall’ambiente verso il mondo interno del soggetto, pur mantenendo nei confronti dell’obesità un approccio pragmatico mirato alla perdita di peso. Questa verrà ottenuta quando il paziente sarà in grado di fronteggiare i propri pensieri e le proprie emozioni legate all’assunzione del cibo, più gli stimoli provenienti dall’ambiente. Viene dato meno significato quindi al determinismo ambientale del comportamentismo a favore di un tentativo più globale di comprendere i legami esistenti tra cibo, corpo, umore e pensieri (40, 41).La psicologia cognitivista, e la sua psicoterapia, sono largamente tributarie dell’opera di Aaron Beck, nell’ambito della cui opera particolare rilievo assume l’identificazione della cosiddetta “triade cognitiva”, definita dal modo in cui un individuo considera se stesso, il mondo ed il futuro (42). Le tecniche cognitive più frequentemente utilizzate nel trattamento dell’obesità sono rappresentate dalla

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