Dal collezionista di farfalle al collezionista di ossa. Una passione antica, che a volte diventa un problema. Barbara Rossi
Un tempo andava di moda collezionare farfalle…poi per vari motivi è diventato difficile incontrarle durante le giornate estive, l’idea di tanti “cadaveri”, fissati dagli spilli, messi sotto naftalina, non era naturalistico, così pian piano la passione è cambiata.Ma tante sono le passioni che hanno animato, nel corso del tempo, i collezionisti di ogni età. Verrebbe da porsi alcune domande.Cosa caratterizza un collezionista? Da dove nasce la tendenza ad accumulare oggetti di vario genere? Che caratteristiche devono avere gli oggetti per acquisire il diritto di entrare in una collezione? Si tratta di una passione presente già nell’infanzia, oltre che nella storia dell’umanità. In età scolare è diffusa la “moda” di collezionare figurine di ogni genere, o la tendenza ad accumulare oggetti di valore soggettivo, piene di senso in un’età di passaggio.Nella storia, la collezione dei trofei di guerra ha un’origine che si perde nella notte dei tempi, dove il bottino testimoniava il potere, la forza della conquista, il ricordo delle gloriose battaglie. Aspetti culturali, soggettivi, artistici, evolutivi, di passaggio e di fissazioni si intrecciano tra loro. Tra le caratteristiche di un collezionista oggi possiamo citare il desiderio di possedere un oggetto raro, rappresentativo di una certa epoca, di cui può godere singolarmente in segreto o eventualmente con pochi privilegiati. Inoltre l’oggetto deve avere un certo “carattere” in termini di significato simbolico.Lo scopo che soddisfa il collezionismo è vario: un modo per evadere, o per esprimersi, per comunicare, per distrarsi, per condividere con pochi altri in grado di comprendere l’unicità di quel particolare oggetto.Ancora, collezionare è sfidare il tempo, è tuffarsi nella storia per ridare vita a delle passioni umane, un rivivere le vicende che hanno portato alla creazione di quel particolare oggetto.Il collezionista, in questa veste di raccoglitore attento, svolge anche un’importante funzione di controllo rispetto a sue particolari ansie. Un vecchio proverbio dice: “se non puoi vincerlo, alleatici!” e collezionare è anche un modo funzionale e indiretto per annullare la percezione del passaggio del tempo, per evitare di separarsi dal passato o dai ricordi, per evitare di essere travolto dalle passioni più umane e carnali. Egli gode dell'oggetto in gran segreto, si sente un privilegiato per questo e quindi anche presuntuoso. Ma fino a che punto il valore del “chi sono” si misura con il “cosa possiedo”? Quando si tratta di una nobile passione artistica, e quando una patologia? Anche una mostra e’ una collezione di quadri, di oggetti rappresentativi di un tempo, che nessuno considera espressione di patologia, e che spesso siamo sollecitati a vedere e commentare. Stimola nuove idee, pensieri creativi, nuovi sguardi prospettici, per cui allarga la nostra visione del mondo. La passione diventa mania quando il collezionista è irretito nella tensione e nel desiderio dell'accumulo, fino a cadere in una voragine che attrae ipnoticamente e alla quale è impossibile sottrarsi. Da questo vortice nasce la domanda cruciale: «fino a che punto sono io il protagonista, e fino a che punto, per converso, sono io il succube delle cose?».Questa domanda si accompagna a un certo malessere. Quando una persona si pone tale domanda spesso significa che ha già attraversato il confine, che ha perso il controllo, il protagonismo della situazione.“Le cose che possiedi prima o poi ti possiedono" e questo potrebbe essere ricordato come monito per tutti.Comunque una collezione è in parte rivelatrice della personalità del collezionista. In termini psicologici, ci parla simbolicamente e segretamente dell’oggetto delle sue ansie e dei suoi desideri, quindi di una parte di se stesso. Ci sono collezionisti di francobolli, che ci parlano della paura del cambiamento, del timore nella relazione con gli altri; i collezionisti di monete, che indirettamente comunicano sul valore che diamo alle cose; il collezionista di preservativi, che parla di un’ansia che pervade l’area della sessualità, la paura del contatto, il bisogno di proteggersi nello scambio con l’altro, la mediazione tra sé e altro, il desiderio di una relazione; il collezionista di fiammiferi, strumenti di difesa e di attacco; il collezionista di borsette di carta o plastica, magari di Paesi diversi, dove il desiderio di essere cittadino del mondo si accompagna al bisogno di proteggere le proprie origini.
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