|   L'ottimo
      è nemico del meglio Paola
      Locci
      
        
      
       Ho
      rivisto recentemente un film di qualche anno fa. Il protagonista,
      chiamiamolo Giovanni, racconta le sue disavventure con i rappresentanti di
      quella controversa categoria che sono i medici.
      
      Forse a lui non farebbe piacere accorgersene, ma credo che Giovanni abbia
      qualcosa in comune con i medici che nel film così maldestramente cercano
      di curare una malattia che non c’è, non accorgendosi della vera, ben più
      seria, malattia in atto. La cosa in comune è l’errore, diffusissimo,
      del dare per scontato. Giovanni, probabilmente, forte delle poche e
      sommarie nozioni tratte da dispense e articoli, enciclopedie curati-da-te
      e check-up televisivi, dà per scontato che un prurito, presente sulla
      pelle, sia di competenza del dermatologo, o, come dice un mio collega, del
      “pellaro”. Per lo stesso motivo, ha probabilmente omesso di riferire
      al dermatologo di quelle strane sudorazioni notturne (perché avrebbero
      dovuto interessare a un dermatologo?). I dermatologi, a loro volta, con
      una deformazione tipica degli specialisti, hanno dato per scontato che
      Giovanni fosse già passato al vaglio di un comune medico generico e che
      quindi fossero già state prese in considerazione le innumerevoli
      patologie internistiche che danno prurito (come ben sa qualsiasi studente
      al quarto anno di medicina).
      
      Non bisogna credere che tale errore – di metodo e di impostazione
      culturale – sia poco frequente: tutt’altro! Molte persone fanno fatica
      a capire che il cosiddetto “fuoco di S. Antonio” non è una semplice
      malattia della pelle, ma riguarda anche il neurologo, o che una banale
      tonsillite dello scorso inverno può richiedere un controllo cardiologico,
      o che un dolore al petto terribilmente simile all’infarto può essere di
      competenza di un gastroenterologo.
      
      Quando il medico era uno solo, sicuramente ne sapeva di meno ma era
      comunque costretto a considerare tutte le evenienze di cui era a
      conoscenza. Ora l’enorme quantità di informazioni e nozioni che la
      scienza medica ha a disposizione non può essere conosciuta da un solo
      medico, quindi ben vengano gli specialisti; ma questo non vuol dire
      cancellare il primo passaggio. Ad esempio, se uno specialista esclude
      malattie di sua competenza, questo non vuol dire che la ricerca è finita,
      ma è un elemento in più da fornire al medico generico che ha il compito
      di coordinare le varie informazioni. Molte persone, come Giovanni,
      decidono di andare da questo o quello specialista senza consultare il
      medico “di base” e da questo piccolo errore iniziale può partire
      un’incredibile catena di errori. Qualcuno potrebbe obiettare che anche
      gli specialisti sono medici ed avrebbe ragione; ma è logico che ogni
      specialista debba ricominciare tutto daccapo, ricontrollando ogni volta ciò
      che presumibilmente dovrebbe essere già stato fatto? (Anche se gli
      specialisti, dal canto loro, farebbero bene – spero che non me ne
      vogliano - a non dare per scontata questa prima fondamentale fase di un
      iter diagnostico).
      
      Certo, andare direttamente dallo specialista saltando il medico generico
      può dare l’illusione di guadagnare tempo, si ha l’impressione che
      andare dal luminare specialista sia la scelta ottimale rispetto
      all’umile generico, ma la meravigliosa macchina umana non è fatta di
      tanti piccoli pezzi separati; sarebbe come voler esaminare un quadro un
      pezzetto alla volta, senza dare mai uno sguardo d’insieme.
      
      Che senso avrebbe il quadratino in alto a destra della Gioconda?    
        
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