| PSICOTERAPIA
      E DISAGIO IN ETÀ EVOLUTIVA
      
       di
       Angiolina
      di Reto, Alessandra Sozzi e Claudia Canarile
      
        
      
       Siamo
      un gruppo di professionisti che si occupa di problematiche legate all’età
      evolutiva da diversi anni e la nostra esperienza ci ha permesso di mettere
      a punto una tecnica a carattere psicoanalitico che mira a trattare il
      disagio infantile e adolescenziale da diverse angolazioni.
      
      I tre poli fondamentali su cui si è centrata la nostra attenzione sono: i
      genitori, gli insegnanti e i bambini o i ragazzi, in quanto nessun
      intervento può avere una certa efficacia se non si tengono in
      considerazione tutti gli elementi che  contribuiscono a strutturare
      il disagio in età evolutiva.
      
        
      
       Interventi
      previsti:
      
        
      
      .      
      Terapia di sostegno alle funzioni
      genitoriali in gruppo
      
       ·       
      Psicoterapia
      di coppia per i genitori
      
       ·       
      Corsi
      di aggiornamenti per gli insegnanti
      
       ·       
      Corsi
      per operatori sociali o assistenti a portatori di handicap
      
       ·       
      Psicoterapia
      infantile
      
       ·       
      Psicoterapia
      di gruppo per adolescenti
      
       ·       
      Psicoterapia
      individuale per adolescenti
      
        
      
        
      
       I
      GENITORI
      
       Le
      funzioni genitoriali
      
       Genitori
      si diventa, non si nasce
      
       Occupandosi
      di età evolutiva risulta imprescindibile il contatto e la presa in carico
      delle figure genitoriali, primo riferimento e parte integrante
      dell’ambiente di appartenenza della persona nel suo cammino dalla
      situazione di dipendenza infantile alla figura di adulto integrato.
      
      I piccoli pazienti, portatori di una sintomatologia più o meno grave,
      esprimono un disagio che è di tutto il nucleo familiare e che comunque ha
      una forte componente relazionale. I bambini e gli adolescenti sono gli
      anelli più deboli della catena della parentela e sono loro che segnalano
      che c’è qualcosa che non va nella famiglia.
      
      E’, però, importante considerare la sofferenza e lo smarrimento di due
      genitori che si imbattono nella scoperta della patologia più o meno grave
      del proprio bambino o del proprio figlio adolescente.
      
      Spesso l’attenzione viene puntata sulla patologia del soggetto in età
      evolutiva, trascurando la situazione genitoriale tenuta in secondo piano.
      E’ sicuramente penoso veder soffrire il proprio figlio e questo dolore
      scatena sentimenti di colpa e inadeguatezza, ci si sente a disagio e
      convinti di aver mancato qualcosa se il piccolo si è ammalato. Un aiuto
      ai genitori in difficoltà ci sembra urgente ed indispensabile.
      
      La funzione di ogni genitore è quella di aiutare il proprio figlio a
      sviluppare una buona identità personale autonoma e desiderosa di
      acquisire sempre nuove competenze. Quindi identità ed autonomia sono
      ancorate l’une all’altra come strumenti unici e funzionali, per il
      raggiungimento di nuove competenze e capacità. Essere una persona
      distinta dagli altri, ma compromessa con tutti è una conquista
      fondamentale di ogni essere umano per sostenere un Io ricco e colmo di
      significati. La costruzione dell’identità e la formazione
      dell’autonomia passano attraverso la sintesi di processi integrati
      legati allo sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale. La prima
      esperienza che un bambino vive è quella con la propria madre che assume
      la funzione di mediatrice ed opera affinché suo figlio possa avvicinarsi
      al mondo esterno ottimizzando le esperienze di  relazione con
      l’ambiente. Il supporto paterno è comunque fondamentale per coadiuvare
      e sostenere il compito materno. Nell’attuale società il ruolo
      genitoriale è reso più difficoltoso dalla variegata e difficile
      situazione di omogeneizzazione in standard   ( mass-media,
      televisione, pubblicità, ecc.), per cui una riflessione sull’identità
      del soggetto in crescita ci sembra particolarmente adeguata al momento
      storico che stiamo vivendo. 
      
      L’adolescenza in particolare è una spinta verso l’individualità che
      non sempre corrisponde a quella fisiologica. Il concetto di sé non si
      costruisce parallelamente alla spinta biologica, cioè non corrisponde
      spesso all’età cronologica ma si sviluppa all’interno delle relazioni
      che affrontiamo quotidianamente. Il concetto di sé è una situazione
      emotiva che si forma attraverso lo sviluppo e deve culminare nella
      sensazione di essere unici nel proprio genere. Si potrebbe paragonare ad
      una piccola opera d’arte. La differenza tra questo concetto e la vera
      opera d’arte è solo nell’universalità della condivisione.  
      
       
      
       I°
      Funzione: creazione dell’apparato psichico familiare. 
      
      Due
      persone quando si incontrano hanno alle loro spalle due storie personali.
      Al momento in cui si forma la coppia, per creare un apparato psichico
      familiare, entrambi i componenti della coppia devono mettere in comune le
      proprie esperienze e mantenere vivo il proprio vissuto personale. La
      coppia non si crea negando le origini e pensando che la vita inizia solo
      dal momento in cui ci si è conosciuti, ma perdendo l’illusione di una
      coppia perfetta e fissa nel tempo. I partner devono mantenere la propria
      individualità e amalgamarla con la storia dell’altro. Un buon ambiente
      accogliente si crea mantenendo modificate e filtrate tutte le esperienze
      che abbiamo vissuto, le quali contengono aspetti positivi e negativi che
      contribuiscono a formare la nostra personalità. Si tratta di mantenere
      vivo ciò che è utile alla nuova coppia e buttar via ciò che è
      superfluo. Se buttiamo via tutto ciò che precede la nascita della coppia,
      sarà inevitabile che gli aspetti negativi verranno riversati sulla
      famiglia dell’altro e in parte sul bambino che comunque avrà delle
      caratteristiche dell’altra famiglia. 
      
       II°
      Funzione : accomodamento alla realtà
      
      Più
      la coppia sarà capace di accettare la situazione reale dopo la
      disillusione dell’innamoramento, più sarà solida e in grado di
      accogliere il bambino reale al proprio interno. Se i coniugi tendono a
      mantenere l’illusione presente nella fase di innamoramento, nella
      famiglia non ci sarà spazio per un bambino reale, ma solo per un figlio
      perfetto che deve soddisfare l’illusione della coppia. La funzione di
      accomodamento ai cambiamenti della realtà è costante nella vita di un
      individuo, in quanto più riusciamo a vivere nel quotidiano e a
      modificarci secondo i cambiamenti della realtà, più la nostra esistenza
      sarà soddisfacente. Più ci irrigidiamo e tentiamo di mantenere le
      situazioni immutabili, più la nostra esistenza sarà frustrante. Ogni
      patologia psichica è legata al non cambiamento, alla ripetizione, al
      mantenimento di un omeostasi eccessiva; si rimane fissati a modelli di
      funzionamento ripetitivo ed immutabile. 
      
       III°Funzione:
      stabilire una cornice stabile e flessibile
      
      Se
      i partners iniziano la propria esperienza con l’idea di formare una
      nuova coppia ideale completamente diversa da quella dei rispettivi
      genitori, per esempio una coppia unita per opposizione ad una coppia
      genitoriale disunita, oppure omogenea in opposizione ad una coppia
      genitoriale caratterizzata da una marcata divisione dei ruoli maschile e
      femminile, si creerà una situazione di estrema durezza che non permetterà
      il formarsi di una cornice stabile e flessibile in cui far crescere i
      membri della famiglia. Tutte le decisioni verranno prese per opposizione e
      per ripicca senza valutare con chiarezza il senso delle decisioni stesse.
      Si avranno grosse difficoltà ad accettare degli aiuti spontanei da parte
      dei nonni, ma si sentirà una grossa necessità di controllare i propri
      genitori rispetto all’aiuto richiesto o comunque in merito ai rapporti
      da instaurare con loro. Esempio: in caso di bisogno di aiuto rispetto al
      proprio figlio, si chiederà ai nonni di svolgere le loro funzioni secondo
      uno schema estremamente rigido e qualsiasi piccola variazione a questo
      schema porterà a grossi momenti di rabbia. 
      
       IV°
      Funzione: condividere piacevolmente il tempo libero
      
      Purtroppo
      la nostra vita quotidiana ci costringe a vivere ansiosamente. Si è persa
      la capacità e la possibilità di stare bene con i propri figli. Troppo
      spesso si è costretti solo a seguirli nei compiti o ad accompagnarli ai
      vari sport. Difficilmente avvengono situazioni in cui i genitori si
      possono permettere di lasciarsi andare insieme ai propri bambini e di
      vivere con loro momenti di gioco e di relax. Questo costringe i genitori
      ad affrontare le situazioni con una quantità di ansia eccessiva che a
      volte li porta a provare difficoltà nel rapporto con loro. Sempre più
      spesso si è costretti ad abbandonarli a baby-sitter, scuole, doposcuola,
      nonni, zii, ecc, aumentando il senso di colpa per l’abbandono e quindi
      minando il piacere di trascorrere il tempo insieme. 
      
       V°
      Funzione: l’autorevolezza
      
      I
      genitori non devono essere gli amici dei loro figli,
      ma devono assolvere a quel compito molto difficile che è “fare i
      genitori”.    I ragazzi e ancor di più i bambini non
      sono ancora in grado di prendersi delle responsabilità e devono avere la
      certezza  di essere accompagnati   nel duro cammino della
      crescita  e che esista qualcuno che ha pensato per loro. L’autorevolezza
      è sicuramente collegata con la sicurezza interna. Maggiore è la
      percezione di precarietà e confusione, minore sarà la possibilità di
      stare vicino al proprio figlio con quella flessibilità  e fermezza
      che consente una guida senza prevaricazioni. Il divieto è una delle prime
      forme di relazione tra genitore e figlio. I divieti all’interno di un
      rapporto con i figli sono indispensabili, ma devono essere chiari,
      condivisi e non di rappresaglia.   E’ fondamentale il rispetto
      delle regole, perché solo attraverso questo strumento il genitore
      contiene gli impulsi del proprio figlio. Esiste una notevole differenza
      tra autorevolezza e autorità. La funzione del genitori è legata
      all’autorevolezza, cioè alla possibilità di guidare il proprio figlio
      facendogli sentire l’amore che ha per lui, “sfruttando”
      l’idealizzazione del bambino e dell’adolescente. L’autorità è
      demandata più alle istituzioni: scuola, allenatori sportivi, medici ecc.
      
       VI°
      Funzione: la complicità
      
      La
      complicità con il proprio figlio è basata sulla mancanza di sensi di
      colpa e sull’autorevolezza del rapporto. Spesso non si riesce ad essere
      complici con i propri figli, abbiamo la sensazione che ci sfuggono, che
      non riusciamo a fargli svolgere “il proprio dovere”. Se la fiducia
      sulla buona riuscita del bambino non ci sostiene, ci rivolgiamo ad autorità
      esterne per farci supportare laddove ci sentiamo gravemente carenti e
      quindi non riusciamo ad essere complici anche quando questo sarebbe
      necessario. In contrapposizione, quando abbiamo la percezione di gravi
      carenze nel bambino o nel ragazzo, la complicità dei genitori diventa
      totale in ogni occasione, non permettendogli di affrontare le difficoltà
      che incontra nell’ambiente e allora il genitore cerca di sopperire a
      questi deficit, sostituendosi completamente al proprio figlio ( fare i
      compiti invece di stimolarlo all’apprendimento, non appoggiare
      l’autorità degli insegnanti, ma dare sempre e comunque ragione al
      bambino).
      
      Questo è tanto più vero in adolescenza, in quanto il periodo
      adolescenziale non è altro che il momento in cui il senso di sé entra in
      crisi e il ragazzo si sente talmente inadeguato che mette in atto tutta
      una serie di comportamenti diversi per affrontare questo momento di
      difficoltà. Ma l’espressione del disagio contiene già la possibilità
      di superarlo, anche se per i genitori è molto difficile in questo momento
      trovare la giusta distanza tra complicità e autorevolezza.
      
       VII°Funzione:
      il contributo  dei nonni allo sviluppo  dell’Io individuale in
      seno alla famiglia
      
      La
      prima funzione dei nonni è quella di essere un’isola di affetto e
      comprensione rispetto ai propri nipoti. Purtroppo oggi, troppo spesso,
      i nonni sono costretti a fare le funzioni dei genitori, dovendo sopprimere
      il desiderio di coccolare e divertire i propri nipoti. E’ fondamentale
      nello sviluppo infantile l’emozione di avere qualcuno che li comprende e
      li asseconda sempre. Il nonno rappresenta l’oasi felice in cui
      rifugiarsi nei momenti di frustrazione. Infatti i nonni avendo “in
      teoria” più tempo libero, possono dedicarsi a giocare con i bambini, a
      raccontare favole, a comprare le caramelle, a passare del tempo con loro
      in libertà. Purtroppo la vita odierna spesso ci costringe ad usare i
      nonni come sostituti dei genitori, impegnati nelle loro attività
      concitate .
      
       Modalità
      di intervento per i genitori
      
       1)
      Terapia di sostegno alle funzioni genitoriali in gruppo 
      
       Si
      propongono terapie di gruppo per i genitori composti da 10/12 persone
      all’interno delle quali è possibile non solo promuovere nuove
      conoscenze, ma anche proporre delle riflessioni attraverso le quali i
      problemi individuali vengono ridimensionati all’interno del gruppo,
      favorendo anche dei rapporti di socializzazione e di confronto reciproco.
      E’ importante che a tali incontri afferiscano genitori che non si
      conoscono tra loro, al fine di favorire la privacy e la libera espressione
      delle emozioni. Il gruppo può divenire contenitore delle emozioni, luogo
      in cui poter riflettere sulle proprie difficoltà, e condividere desideri,
      dubbi, paure con altre persone allo stesso livello. 
      
      Il terapeuta ha una funzione di mediatore della comunicazione, scandisce i
      tempi del gruppo e facilita la equa partecipazione di tutti i presenti. Il
      focus degli incontri è aprire una riflessione sulle difficoltà
      genitoriali e un confronto transgenerazionale. Di fatto il primo modello a
      cui facciamo appello nei momenti di difficoltà attraverso una completa
      identificazione o una totale differenziazione, è quello che  deriva
      dai nostri genitori. Questa operazione non sempre viene fatta in modo
      cosciente, ma spesso lavora a livello inconscio, talvolta problematizzando
      la situazione con i nostri figli. Raggiungere una consapevolezza di tali
      movimenti interni può aiutare ad affrontare il rapporto con i figli, in
      modo più diretto e spontaneo. Grande importanza assume la riflessione
      sulle regole. Molto spesso infatti i genitori oscillano tra l’essere
      rigidi e prescrittivi, oppure avere un rapporto paritario con i figli, nel
      quale le regole non trovano posto. Questa situazione indica una difficoltà
      del genitore nella identificazione di ruolo. 
      
      L’apporto del gruppo, con la possibilità di fruire di ulteriori modelli
      identificatori, appare allora più prezioso  alla possibilità
      di riflettere sulle proprie difficoltà in un luogo dove non si è soli, e
      si può pensare liberamente,  in quanto c’è una completa
      astensione dal giudizio.
      
      E’ altresì importante che vi partecipino entrambi i genitori e non un
      solo membro della coppia. Nel caso di genitori separati con rapporti
      conflittuali, invece, si invita un solo membro della coppia. Questo tipo
      di intervento assume molta importanza quando siamo di fronte a famiglie
      ricostituite, in cui spesso è presente il fantasma di un precedente
      fallimento e si cerca a tutti i costi di trovare un nuovo equilibrio
      familiare. 
      
      Quando un bambino o un’adolescente presenta un disagio si verifica un
      piccolo crollo nel microcosmo della famiglia: si ha la perdita
      dell’illusione del benessere e sorge improvvisamente una sensazione di
      impotenza. L’insorgere del sintomo nel bambino scatena una crisi del
      sistema familiare. Al dispiacere si aggiunge l’ansia e talvolta un senso
      di incredulità ed è come se si dicessero: ”abbiamo fatto crescere
      nostro figlio senza repressioni e senza inibizioni, la sua vita è stata
      tranquilla, in che cosa abbiamo sbagliato?” e si comincia la ricerca del
      colpevole.
      
        
      
       Finalità
      
      
      Questo
      intervento non consiste in un’insieme di regole o di ricette su come si
      fa a essere buoni genitori. Ma ha lo scopo di aiutare i
      partecipanti a riflettere su di sé e sulla propria famiglia in relazione
      alle proprie capacità genitoriali. Si suppone che, se si ha una
      comprensione diversa del proprio comportamento e dell’impatto che si ha
      sugli altri, si ha più possibilità nella vita e nel trattare con i
      propri figli.
      
      Il corso cercherà di mettere a fuoco i problemi, il perché e il come
      degli errori che si commettono, per facilitare processi di sviluppo e
      cambiamento.
      
      Assimilare esempi, consigli, negazioni e “proposte” e agire poi
      facendo buon uso della propria creatività di madre e di padre, significa
      aver compreso l’importanza di una scelta di comportamento costruttiva
      nei riguardi dei figli. Inoltre comprendere il significato di un sintomo o
      di una crisi, che sono segnali preziosi di un disagio, può rappresentare
      un fertile momento di avvicinamento e di ascolto per aiutare il bambino a
      riprendere il cammino evolutivo.
      
       Caratteristiche
      
      I
      corsi di gruppo per i genitori saranno composti da 10/12 persone
      all’interno dei quali è possibile non solo promuovere nuove conoscenze,
      ma anche proporre delle riflessioni attraverso le quali i problemi
      individuali vengono ridimensionati all’interno del gruppo, favorendo
      anche dei rapporti di socializzazione e di confronto reciproco. Il gruppo
      prevede almeno 10 incontri della durata di due ore ciascuno, con una
      frequenza di una volta alla settimana. Il corso non è riservato solo ai
      genitori che si trovano a fronteggiare una situazione patologica, ma vi
      possono accedere tutti i genitori interessati ad approfondire le loro
      conoscenze in questo ambito. 
      
       2)
      Psicoterapia di coppia 
      
      Anni
      di esperienza nella psicoterapia dell’età evolutiva ha permesso di
      mettere appunto un modello che risulta essere il più efficace nella cura
      dei disturbi in età evolutiva. Questo modello prevede la presa in carico
      del bambino o del ragazzo e della coppia dei genitori, da parte di due
      terapeuti diversi. La psicoterapia della coppia genitoriale risulta essere
      indispensabile per promuovere la trasformazione e il cambiamento
      dell’intera situazione familiare che ha creato il disagio. Anzi, in
      tutti quei casi in cui non è possibile effettuare un trattamento del
      soggetto portatore del disturbo, specialmente in adolescenza, (quando a
      volte è presente un netto rifiuto del ragazzo nei confronti del
      trattamento) risulta estremamente utile intervenire con un trattamento
      della coppia genitoriale. 
      
      L’ipotesi che la coppia matrimoniale vive all’interno di un confine
      diadico, ci consente di vedere il matrimonio come la riunione di due
      sistemi psicofisici in interazione continua. La flessibilità del confine,
      cioè la capacità dei due partners di comunicare all’esterno senza
      danneggiare la situazione di coppia, è di fondamentale importanza per una
      sana crescita dei figli. Spesso la scelta del partner può essere complementare
      all’identità della persona, oppure di contrasto. Al momento in
      cui si forma la coppia, per creare un apparato psichico familiare,
      entrambi i componenti della coppia devono mettere in comune le proprie
      esperienze e mantenere vivo il proprio vissuto personale. La rigidità di
      tale sistema impedisce il crearsi di un ambito familiare sano.  
      La nascita di un figlio all’interno di una coppia, quindi, è spesso
      sostenuta da situazioni inconsce legate alla scelta del partner. Può
      accadere che motivazioni inconsce, che scaturiscono dalle storie
      individuali dei due partners, non permettano che si crei quell’ambiente
      accogliente e di sostegno affettivo che sostiene in un bambino una buona
      crescita psicologica. Se lo sviluppo emotivo non procede in maniera da
      creare una situazione di pienezza e di sicurezza, il bambino rimanderà ai
      genitori delle risposte negative. Si creerà così un circuito negativo
      dal quale scaturisce un malessere dell’intera famiglia. Questo malessere
      stimolerà la necessità di instaurare difese sempre più rigide,
      impedendo la comunicazione e aumentando il senso di isolamento di ciascuno
      dei membri della famiglia. 
      
       Il
      vissuto familiare inciderà anche nel rapporto con tutto l’ambiente
      esterno aumentando il senso di disagio. Il rifornimento narcisistico ed il
      sostegno emotivo, necessario per arrivare ad una sana identificazione
      personale e di costruzione della propria personalità, viene meno per il
      soggetto in crescita e ci si troverà di fronte ad una situazione più o
      meno patologica, che può avere come manifestazione sintomi psicologici o
      somatici. Per districare questa situazione e renderla trattabile è
      indispensabile partire da una psicoterapia della coppia genitoriale. 
      
      Le psicoterapie di coppia si
      svolgono con cadenza settimanale, in parallelo, quando possibile, con le
      sedute del bambino o dell’adolescente. Le sedute hanno la durata di
      un’ora e la terapia seguirà una sua naturale evoluzione, per cui il
      termine verrà individuato all’interno della terapia stessa. 
      
      E’
      indispensabile che entrambi i membri della coppia siano presenti alle
      sedute, altrimenti la seduta deve essere rimandata. Ciò ha due importanti
      funzioni: da una parte ha il fine di rimandare la funzione contenitiva
      terapeutica rispetto entrambi i membri della coppia; dall’altra, ha il
      fine di impedire la percezione individuale di alleanze con un solo membro.
      
      In caso di genitori separati, o in caso di decesso di un genitore, si
      procederà con una psicoterapia di sostegno individuale.
      
      La terapia di coppia va distinta dalla consulenza familiare, dai consigli
      matrimoniali e da altre forme di colloquio clinico dei coniugi. Il tratto
      fondamentale che la distingue è l’allargamento del campo coniugale
      costruito man mano con il passare delle sedute del processo della
      psicoterapia stessa. 
      
       Gli
      insegnanti
      
      Gli
      insegnanti, fin dall’asilo nido, sono le persone che vivono più a lungo
      con i bambini. Il
      contatto quotidiano con gli studenti, il seguirli nella crescita, rende
      gli insegnanti molto preziosi per l’aiuto che possono dare ai bambini e
      ai ragazzi nel difficile cammino verso la maturazione, che non consisterà
      solo in un sostegno didattico. Gli
      insegnanti rappresentano un referente adulto con cui gli alunni possono
      confrontarsi e quindi possono essere molto utili in questa loro funzione
      di referente diverso dal genitore.
      
      Il
      loro compito è gravoso e appare perciò opportuno prevedere un sostegno
      per aiutarli a meglio comprendere le dinamiche psicologiche dei loro
      alunni.
      
       Si
      propongono quindi i seguenti corsi di aggiornamento:
      
       1)     
      corso teorico breve centrato sulle tematiche dello sviluppo e alle
      difficoltà di scolarizzazione;
      
       2)     
      corso completo sull’osservazione psicoanalitica;
      
       3)   
      corso sull’interpretazione del  disegno
      infantile.
      
        
      
       Corso
      teorico breve
      
      Questo
      corso cercherà di fornire loro un quadro il più possibile chiaro della
      situazione emozionale dell’ età evolutiva  ed avrà una modalità
      di svolgimento seminariale di gruppo, con una parte introduttiva teorica
      ed una seconda parte costruita insieme agli insegnanti stessi attraverso
      la discussione di situazioni particolari riguardanti i bambini o i ragazzi
      in cui gli insegnanti si ritrovano coinvolti. Il seminario verterà
      prevalentemente sulle problematiche legate alo sviluppo, al passaggio
      dall’infanzia all’adolescenza e dall’adolescenza all’età adulta,
      cercando di mettere in evidenza nelle varie tappe evolutive, quali
      meccanismi di difesa sono attivi e come poter affrontare al meglio le
      situazioni problematiche. 
      
       L’obiettivo
      del corso non sarà quindi solo quello di fornire attraverso la didattica
      nuove conoscenze, ma anche di fornire un nuovo strumento di lavoro agli
      insegnanti.
      
         Caratteristiche
      
      
       Il
      corso avrà la durata di 5 incontri per complessive 10 ore e verterà
      sulle seguenti tematiche:
      
       1)     
      le funzioni dell’insegnante;
      
       2)     
      lo sviluppo psicosessuale;
      
       3)     
      le difficoltà di valutazione dei livelli cognitivi e i disturbi
      dell’apprendimento;
      
       4)     
      le trasformazioni somatiche, il modello sociologico e
      l’importanza del gruppo dei coetanei;
      
       5)     
      normalità e patologia in età evolutiva.
      
        
      
       Finalità
      
       Al
      termine del corso, i partecipanti avranno acquisito dimestichezza con la
      visione psicoanalitica delle tappe dello sviluppo e avranno fortificato la
      funzione di contenimento e comprensione della dinamica insegnante-alunno.
      Inoltre il focus sarà centrato sulle principali disarmonie dello sviluppo
      che incidono in modo particolare sul rendimento scolastico.  
      
       Corso
      sull’osservazione psicoanalitica
      
      La
      capacità di osservare un’ interazione tra bambino/genitore/insegnante e
      poter utilizzare tale materiale all’interno del proprio lavoro
      didattico, presuppone che l’educatore abbia acquisito una tecnica di
      osservazione ben definita. L’osservazione psicoanalitica in una
      situazione prefissata è uno strumento per incrementare la comprensione
      del mondo interno dell’educatore rispetto ad un particolare bambino. Il
      seminario è articolato in due momenti: una prima parte teorica ad
      orientamento psicoanalitico ed una seconda parte più pratica che
      coinvolgendo direttamente gli insegnanti, mette in rilievo gli aspetti
      inconsci della relazione  e ne permette l’elaborazione. 
      
       Caratteristiche
      
      Il
      corso prevede 10 incontri di due ore ciascuno, suddivisi in una prima
      parte teorica ed una seconda di analisi delle osservazioni portate dagli
      insegnanti a turno.
      
      L’osservazione sarà portata avanti da tutti gli insegnati per un’
      ora, una volta alla settimana. In ogni seminario si supervisioneranno
      almeno due protocolli. Al termine del seminario ogni insegnante produrrà
      un profilo psicologico sotto la guida del conduttore, del bambino o
      ragazzo seguito. 
      
       I.     
      Incontro:
      Le caratteristiche e le funzioni di un’educatrice
      
       II.     
      Incontro:
      Introduzione all’osservazione psicoanalitica prefissata
      
       III.     
      Incontro:
      Il significato del gioco e del disegno infantile
      
       IV.     
      Incontro:
      La  storia della psicoanalisi: mondo interno e mondo esterno, i
      meccanismi di difesa.
      
       V.     
      V.
      Incontro: Il processo di sviluppo: il bambino da zero a sei mesi, il
      significato della separazione, come il nido e la scuola materna può
      facilitare o ostacolare la separazione
      
       VI.     
      VI.
      Incontro: Lo sviluppo da sei mesi ad un anno, la fase orale, il blocco
      dello sviluppo della fase orale e le più gravi patologie
      
       VII.     
      Incontro: La fase anale, la fase fallica, il complesso di Edipo 
      
       VIII.     
      Incontro:
      La latenza, l’ importanza del gioco e dei coetanei
      
       IX.     
      Incontro: L’adolescenza
      
       X.     
      Relazioni
      individuali e relazioni di gruppo: considerazioni conclusive
      
        
      
       Finalità
      
      Al
      termine del corso, l’educatrice avrà acquisito la tecnica
      dell’osservazione e potrà utilizzare il materiale per poter
      approfondire la conoscenza del mondo interno del bambino  e trovare
      da sé nuove strategie di intervento per migliorare la relazione. 
      
       Corso
      sull’interpretazione del  disegno infantile
      
      L’interesse
      della tecnica psicoterapeutica nei confronti della produzione grafica
      infantile nasce dalla ricerca di una modalità appropriata per entrare in
      contatto con il bambino, presupposto indispensabile affinché la
      psicoterapia abbia successo. Fornire agli insegnanti o ai genitori delle
      conoscenze rispetto al modo di interpretare i disegni corrisponde al
      fornire un ulteriore strumento di aiuto nella difficile comprensione
      del mondo interno del bambino. 
      
      Il disegno è una delle prime attività che il bambino spontaneamente
      produce, è un utile strumento facilmente accessibile all’attività
      ludica e di largo impiego nell’attività didattica. Il disegno è
      comunque una sorta di autoritratto completo del mondo intrapsichico del
      bambino. Costituisce un materiale proiettivo, ovvero che viene
      dall’interno, di infinita ricchezza a cui attingere per comprendere
      meglio il bambino.  La finalità di questo corso non è dunque
      diagnostica, anche se si arriverà a poter comprendere determinati
      simbolismi atti ad indicare particolari situazioni conflittuali e blocchi
      dello sviluppo, ma è quella di pervenire alla conoscenza di un
      linguaggio valido ed alternativo a quello verbale. 
      
      I contenuti grafici che abbiamo scelto di approfondire ( disegno
      dell’albero, disegno della figura umana, il bambino sotto la pioggia, la
      famiglia, ecc.) sono molto ricchi da un punto di vista dinamico e sempre 
      presenti nelle produzioni dei disegni infantili. 
      
       Caratteristiche
      
       Il
      corso avrà la durata di 8 incontri per 2 ore ciascuno.
      
       I.     
      Le caratteristiche e le funzioni dell’insegnante: la funzione
      didattica, l’educazione socio-affettiva, la promozione alla salute.
      
        II.
      I canali rappresentativi del bambino. Mondo esterno e mondo interno. Il
      gioco infantile; le aree del gioco: emotiva, fisiologica, posturale,
      cognitiva e simbolica.
      
       III.     
      III. Il disegno infantile. L’aspetto narrativo e conoscitivo del
      disegno. Gli aspetti formali e strutturali del disegno.
      
       IV.     
      L’interpretazione del disegno. Il test dell’albero e la casa.
      
       V.     
      Il disegno della figura umana, il bambino sotto la pioggia, la
      famiglia.
      
       VI.     
      VI. Il disegno come produzione spontanea. La rappresentazione di sé
      attraverso il disegno. Lo sviluppo della mente visto attraverso i disegni
      dei bambini.
      
       VII.     
      VII. Le relazioni individuali e le relazioni di gruppo. Le
      dinamiche di gruppo. Il concetto di sé all’interno del gruppo. 
      
        VIII.  
      Il
      contenimento e l’autorevolezza.  Transfert e empatia in due setting
      diversi: la scuola e la psicoterapia. L’atteggiamento da tenere nelle
      gravi patologie del bambino. Considerazioni conclusive. 
      
        
      
       Finalità
      
      Al
      termine del corso l’educatore avrà acquisito la capacità di
      identificare all’interno del disegno di un bambino quali siano i
      significati simbolici prevalenti ed i messaggi che il bambino vuole
      esprimere. Comprendere i messaggi inconsci contenuti nella produzione
      artistica può aiutare l’operatore a trovare nuove strategie di
      intervento per aiutare il bambino i difficoltà.
      
        
      
       Corsi
      per operatori sociali o assistenti a portatori di handicap
      
      Sta
      prendendo sempre più piede la professionalità di nuove figure
      nell’ambito della gestione del disagio psicofisico infantile e
      adolescenziale.
      
      Ci riferiamo alle figure che affiancano gli insegnanti di sostegno, cioè
      agli educatori professionali, al compagno adulto per gli adolescenti e
      agli assistenti dei portatori di handicap.
      
      Tali figure professionali sono un valido aiuto non solo per le comunità
      di accoglienza o della scuola, ma  anche per i genitori e gli
      insegnanti.
      
      Nella nostra esperienza è risultato estremamente utile affiancare, 
      in alcune situazioni, un lavoro di psicoterapia con l’intervento di un
      educatore sociale o compagno adulto.
      
      Le funzioni di tale figura professionale sono molteplici:
      
       1)     
      aiutare materialmente i genitori nella gestione del bambino o
      adolescente;
      
       2)     
      promuovere un  programma formativo che abbia come fine quello
      di favorire quanto più è possibile un cammino verso l’autonomia; 
      
       3)     
      favorire i processo di identificazione per promuovere una
      progressione nello sviluppo psichico.
      
        
      
       Obiettivi
      del corso
      
      Attraverso
      delle lezioni teoriche e la supervisione di casi, il corso mira a chiarire
      e promuovere l’importantissima funzione di sostegno e contenimento che
      queste figure svolgono sia nei confronti del bambino o dell’adolescente,
      sia nei confronti dell’ambiente familiare.
      
       Caratteristiche
      
      Il
      corso si svolgerà in 10 lezioni di 2 ore ciascuno.
      
      La prima parte di ciascuna lezione sarà destinata a un approfondimento
      teorico, mentre la seconda parte riguarderà la supervisione di casi che
      gli operatori porteranno a turno.
      
      Gli argomenti di ciascuna lezione saranno i seguenti:
      
       1)     
      le funzioni dell’operatore sociale;
      
       2)     
      i limiti e le caratteristiche dell’intervento;
      
       3)     
      il progetto terapeutico;
      
       4)     
      le fasi dello sviluppo sessuale;
      
       5)     
      le identificazioni positive e lo stimolo alla crescita;
      
       6)     
      codici di espressione come decodificare;
      
       7)     
      i rapporti con i genitori;
      
       8)     
      le trasformazioni somatiche, il modello sociologico e
      l’importanza del gruppo;
      
       9)     
      i momenti di crisi;
      
       10) 
      le differenze tra un rapporto di compagno adulto e la psicoterapia.
      
        
      
       L’infanzia
      
      La
      moderna ricerca ci ha dimostrato che i neonati e  i bambini sono
      individui molto sofisticati e che posseggono grandi abilità. Essi vedono,
      sentono i suoni, gli odori e i sapori, sono in grado di fare distinzioni e
      hanno le loro preferenze. Persino in sala parto preferiscono i volti umani
      a altre figure astratte e riconoscono l’odore del latte della mamma
      appena nati e si girano nella direzione da cui proviene; inoltre è
      dimostrato che i neonati sono in sintonia con il comportamento e con gli
      umori di chi si occupa di loro. Può capitare, a volte, che un neonato
      pianga se la persona che lo tiene in braccio sta parlando di qualcosa di
      molto triste.
      
      Poiché i bambini piccoli sono individui molto complessi, il modo in cui
      ci avviciniamo a loro ha un impatto enorme. Il pediatra e lo psicoanalista
      D.W. Winnicott ha scritto “ un neonato non può esistere da solo, ma fa
      essenzialmente parte di una relazione”. Ciò che più conta non è cosa
      portano nell’incontro il genitore e il bambino, ma quello che accade fra
      loro; l’effetto che ciascuno dei due ha sull’altro. 
      
      Oggi si parla spesso di carenza affettiva, da quando l’approccio medico
      ai problemi della salute,  l’aumento delle cure igieniche hanno
      permesso di prestare attenzione allo sviluppo del neonato. Grazie
      all’osservazione e allo studio delle strutture preposte
      all’accoglimento dei bambini abbandonati, abbiamo potuto inquadrare
      quali fossero gli elementi importanti per poter favorire lo sviluppo del
      bambino, malgrado le condizioni familiari avverse. In questo è stato
      fondamentale l’apporto di Spitz e le sue considerazioni sull’ospitalismo. 
      Tale fenomeno presente in maniera significativa nel dopoguerra, ha
      lentamente lasciato il posto a nuove forme di carenza affettiva, che si
      possono manifestare dall’iperinvestimento dei figli e alla loro
      iperstimolazione, fino invece a casi di vera e propria trascuratezza del
      bambino. 
      
      L’impatto che il cambiamento della nostra struttura sociale si
      ripercuote nei rapporti figli-genitori, con la forte incidenza del
      divorzio, dalla presenza sempre maggiore di persone extracomunitarie nel
      nostro paese, dall’ausilio dei mezzi tecnologici come internet e la
      presenza sempre maggiore di famiglie ricostituite. Tutti questi eventi che
      si succedono in modo molto rapido, lasciano un forte segno nello sviluppo
      dei bambini.  La rinnovata attenzione verso il mondo infantile ha
      paradossalmente provocato la sensazione che non ci sia più un’infanzia
      felice, ma che l’evoluzione dei bambini sia tacciata di momenti di
      difficoltà e conflitto. Ma allora c’è da chiedersi quando intervenire,
      quando ciò che è conflitto diviene problema? Il conflitto è una
      componente essenziale della crescita. La possibilità per il bambino di
      esperire piccole situazioni conflittuali, e limitate frustrazioni, gli
      permetterà di trovare nuove soluzioni di adattamento alla realtà. Spesso
      i genitori cercano a tutti i costi di impedire la sofferenza dei bambini,
      al punto di privare il bambino di quella componente essenziale della
      crescita che è la frustrazione. E’ chiaro che un bambino deve essere
      messo in grado di affrontare situazioni che può sostenere e non deve
      essere attaccato nei suoi bisogni primari. Da parte di un genitore non è
      sempre facile rendersi conto che il proprio figlio verte in una situazione
      di difficoltà. Questa è la ragione principe per cui molti bambini
      arrivano alle consultazioni in età di latenza, quindi, quando i problemi
      emotivi hanno segnato il versante cognitivo e c’è un forte calo del
      rendimento scolastico. L’acutizzarsi della situazione problematica crea
      un momento molto difficile da sostenere per le famiglie, che si trovano a
      dover affrontare una situazione divenuta molto gravosa. 
      
      Prestare attenzione allo sviluppo del proprio figlio e  poter fare
      affidamento su figure che giornalmente sono a contatto con il bambino
      fuori dal suo ambiente familiare, come le educatrici della scuola
      dell’infanzia, sono la chiave di volta per poster accedere ad un
      intervento preventivo di un successivo blocco dello sviluppo emotivo. 
      
      Ancora più problematico è l’intervento in realtà molto disagiate dal
      punto di vista socio-economico, dove i fattori di rischio sono presenti in
      misura maggiore. Si tratta spesso di famiglie disagiate, dove l’alcool e
      la violenza sono presenti quotidianamente e non c’è una stabilità
      della famiglia, ma spesso i nuclei si aggregano e disgregano con estrema
      facilità. Viene quindi a mancare la stabilità della famiglia. Le
      ripercussioni a livello emotivo, cognitivo e comportamentale, sono molto
      evidenti ed i bambini spesso soffrono di disturbi del linguaggio e leggero
      ritardo cognitivo. La mancanza di stabilità provocherà nel bambino un
      passaggio all’atto frequente, con possibilità di psicopatia e
      disadattamento sociale. Le osservazioni di famiglie multiproblematiche
      hanno messo in evidenza la scomparsa delle coppie antitetiche attorno a
      cui si struttura non solo la vita ma anche il pensiero, da cui il ritardo
      del linguaggio e le difficoltà cognitive.: giorno/notte, fame/sazietà,
      amore/odio. Inoltre è la fratia investita e non il singolo elemento. Il
      bambino cresce in uno stato di disorganizzazione totale e con una
      sensazione di angoscia continua anche data l’imprevedibilità della
      situazione che muta in continuazione. Per difendersi, infatti, spesso
      adotta un atteggiamento di adattamento di superficie, ma che è
      costantemente messo alla prova, fino a quando cede e c’è il passaggio
      diretto all’atto a causa della possibilità di non mentalizzare, poiché
      il pensiero non si è formato. 
      
       Intervento
      psicoterapeutico nell’infanzia
      
       Le
      varie tipologie di intervento in età evolutiva, devono prendere in
      considerazione la situazione da diversi punti di vista. Bisogna valutare
      attentamente tutti gli elementi che concorrono a strutturare e sostenere
      il disagio del bambino. Un comportamento sintomatologico del bambino, può
      esprimere un disagio della coppia coniugale. Accade di frequente che i
      genitori abbiano accesso alle consultazioni psicologiche con l’idea che il
      problema è del bambino, e quindi si sottraggano, in modo più o meno
      consapevole a qualsiasi tentavo di esplorazione di possibili dinamiche
      familiari, a sostegno del sintomo. E’ indispensabile che i genitori si
      rendano per primi disponibili ad un lavoro di riflessione critica sulla
      situazione, che accompagni un eventuale percorso terapeutico con il
      bambino. 
      
      Inoltre
      la terapia della coppia genitoriale ha la funzione di accompagnare e
      sostenere i genitori attraverso il cambiamento di equilibrio, che una
      psicoterapia del bambino necessariamente comporta. La mancata alleanza con
      la coppia genitoriale, può essere un ostacolo al proseguimento del
      trattamento, per cui si consiglia di valutare attentamente questo elemento
      con dei colloqui preliminari con i genitori, prima di intraprendere un
      percorso terapeutico con il bambino. E’ altresì importante da parte dei
      genitori, decidere un percorso da effettuare e non sottoporre il bambino a
      diverse situazioni di consulenza, che non hanno seguito. In tal modo si
      espone il bambino a successive situazioni di investimento e perdita, che
      possono inficiare la reale possibilità di intervento. Infatti dopo che si
      è stabilito un rapporto con il terapeuta, l’evento separazione può
      innescare le dinamiche tipiche del lutto, come perdita di oggetto, e le
      esperienza ripetute nel tempo possono andare a costituire un modello di
      rapporto per il bambino, che si sentirà incapace di avere una relazione
      lunga e significativa con una terapeutica figura di attaccamento.
      
       Caratteristiche
      
       La
      psicoanalisi, attraverso l’analisi simbolica del disegno e del gioco del
      bambino, risulta essere una tecnica adeguata per affrontare le difficoltà
      in età evolutiva. L’esperienza ha dimostrato che per ottenere dei
      risultati, è preferibile una frequenza almeno bisettimanale, associata ad
      una terapia della coppia genitoriale.
      
      Nei casi con patologia più grave (psicosi, autismo, depressione
      infantile) si rendono necessarie almeno tre sedute alla settimana.
      
       Finalità
      
       La
      psicoterapia infantile ha innanzitutto un funzione preventiva, in quanto
      più presto si interviene nel soggetto in età evolutiva, maggiori saranno
      le possibilità di riuscita impedendo che la patologia diventi cronanca.
      Inoltre le patologie dell’età evolutiva bloccano lo sviluppo
      dell’individuo, quindi la funzione primaria della psicoterapia è quello
      di permettere al bambino in crescita di riprendere il suo naturale
      sviluppo.
      
       L’adolescenza
      
       Gli
      osservatori degli esseri umani in via di sviluppo hanno riconosciuto da
      sempre l’enorme importanza della pubertà, nei suoi aspetti fisici e
      psicologici. La maturazione sessuale ha sempre conferito una importanza
      particolare a questo stadio dello sviluppo, al quale sono state
      direttamente correlate le trasformazioni della personalità. 
      
      Per tutto il corso dell’adolescenza la meta dello sviluppo consiste,
      prevalentemente, nell’integrare l’immagine di sé che i ragazzi e le
      ragazze avevano prima della pubertà con la capacità di entrare in
      contatto con il proprio con il proprio corpo sessuato e con tutto
      l’insieme di pensieri, sentimenti e azioni che ciò comporta. Durante
      questo cammino l’adolescente procede a sbalzi, a volte torna indietro e
      sembra quasi  abbandonare le posizioni raggiunte ma poi giungono a
      stabilire un rapporto con un essere del sesso opposto con cui condividere
      una pratica sessuale normale e gratificante. Il cammino per giungere alla
      gratificazione affettiva e sessuale è lungo, spesso hanno degli incidenti
      di percorso, che si manifestano con crisi più o meno acute, ma se la
      struttura dell’adolescente e abbastanza salda egli riuscirà a terminare
      il processo di trasformazione.
      
      Un certo numero di adolescenti dimostrano invece, con le loro
      manifestazioni, che lo sviluppo verso l’età adulta si è interrotto, 
      perché ignorano le richieste che provengono dal corpo, rifiutano
      inconsciamente il corpo sessuato, si sentono diversi da ciò che si
      aspettava diventassero. L’integrazione dell’immagine di sé come
      futuri adulti è bloccata, non possono permettersi di lasciarsi dietro
      l’infanzia e si trovano ad avere un’immagine di sé danneggiata e
      compromessa.
      
      Questa interruzione o blocco dello sviluppo si verifica con la pubertà e
      il suo effetto sintomatologico può rendersi evidente subito dopo la
      pubertà oppure più tardi. Nel primo caso saranno in primo piano le
      manifestazioni di rifiuto e di attacco al proprio corpo mentre in una
      comparsa più tardiva sarà in primo piano una sintomatologia più
      strutturata e complessa in quanto l’adolescente ha strutturato delle
      difese patologiche per far fronte all’esame di realtà. In entrambe le
      situazioni spesso gli aspetti sintomatici investono il gruppo dei pari. Ci
      troviamo di fronte, quindi, o al ritiro dell’adolescente che non riesce
      a sostenere il confronto con i coetanei, o a degli atteggiamenti di
      coinvolgimento totale con i coetanei come succede nei  comportamenti
      antisociali. Il gruppo ha comunque una grossa rilevanza nella vita
      dell’adolescente in quanto l’investimento affettivo prima presente nei
      confronti dei genitori, viene trasferito nel gruppo dei pari.
      L’attaccamento infantile ai genitori non può essere mantenuto, 
      quindi l’affettività viene rivolta verso l’esterno, principalmente
      verso i coetanei; ma se lo sviluppo è bloccato il rapporto con i pari sarà
      difficile e conflittuale.  
      
      Comunque, quando ci troviamo di fronte ad un blocco dello sviluppo
      adolescenziale, l’intervento deve essere il più sollecito possibile per
      consentire la ripresa della fase evolutiva adolescenziale.
      
       Lo
      sviluppo adolescenziale e il senso di sé
      
      L’adolescenza
      è stata considerata per un lungo periodo di tempo come quel momento della
      vita in cui non si poteva pensare ad un intervento di tipo psicologico, in
      quanto le manifestazioni, particolarmente ricche di cariche aggressive, e
      la discontinuità degli investimenti affettivi, metteva a dura prova
      qualsiasi tentativo di trattamento. Adesso questo periodo della vita è
      invece considerato, in tutte le sue manifestazioni, come un momento molto
      particolare per cui l’eventuale intervento deve essere affidato solo a
      coloro che hanno una preparazione specifica nel trattamento degli
      adolescenti. 
      
      L’adolescenza è una spinta verso l’individualità, che non sempre
      corrisponde a quella fisiologica. La crisi in adolescenza può
      manifestarsi attraverso anche crisi molto gravi, psicotiche, in cui il
      ragazzo perde il contatto con la realtà, ma alcune possono rientrare in
      quelle che sono le normali crisi adolescenziali perché a carattere
      evolutivo. Lo stesso tipo di esperienze a 23 o 24 anni avrebbe un
      significato  infinitamente più grave. Anche le esperienze sessuali
      promiscue, in questa fase della vita, hanno un significato evolutivo
      essendo in una fase esplorativa. Se si verifica una crisi incontenibile in
      un bambino di otto anni che dovrebbe attraversare la fase di latenza, la
      presenza della crisi è sintomatica di qualcosa che non và, mentre la
      medesima crisi in adolescenza può essere solo un indicatore di sviluppo. 
      
      Per
      concetto di sé s’intende come ci sentiamo dentro, con noi
      stessi, ed è fondamentale per la comprensione delle dinamiche relazionali
      che affrontiamo quotidianamente. Il concetto di sé è una situazione
      emotiva che si forma attraverso lo sviluppo e deve culminare nella
      sensazione di essere unici nel proprio genere. Il senso di sé si forma
      attraverso l’esperienza e il superamento delle varie frustrazioni e
      consiste nell’ avere la struttura mentale adeguata per  superare le
      situazioni di difficoltà. Di fronte a frustrazioni troppo grandi, il
      bambino deve crearsi una corazza esterna più o meno spessa a seconda
      della profondità della frustrazione. Se un bambino di un  anno si
      crea una corazza troppo spessa per non sentire il dolore, egli si
      proteggerà, ma ostacolerà lo sviluppo del suo senso di sé. Il bambino
      ha bisogno di vivere in una  situazione in cui i familiari riescono
      ad aiutarlo a superare il dolore e a non fare ispessire ulteriormente la
      sua corazza. Se invece non si trova in una situazione ottimale per
      superare una situazione di lutto, egli si deve difendere da tantissime
      situazioni emotive, creandosi sempre più una corazza spessa. Ad esempio,
      nella patologia autistica, il bambino non è stato in grado di superare
      nessun tipo di dolore e si è rinchiuso nella sua corazza lasciando fuori
      tutti. Quando si rompe questo guscio protettivo, essi diventano
      estremamente sensibili a tutto, come se non avessero la pelle. Il senso di
      sé in questi bambini non si è creato per niente, perché il bambino non
      ha fatto nessun tipo di esperienza e deve iniziare a fare da principio
      tutte le tappe dello sviluppo per strutturare un senso sé che ci
      permetterà di affrontare le difficoltà della vita. 
      
      In adolescenza, il senso di sé è messo a durissima prova e il ragazzo
      sente di dover affrontare tutta una serie di situazioni per le quali è
      del tutto impreparato. I ragazzi di 12 anni sono in grado di lavorare o
      procreare, ma la reale capacità non  corrisponde con il loro vissuto
      mentale, quindi se si dovesse concretizzare una situazione difficile, come
      ad esempio una gravidanza precoce, il senso di sé andrebbe in crisi. Chi
      ha avuto esperienza con gli adolescenti nei corsi di educazione sessuale,
      ha potuto notare come accanto a quella spavalderia dei ragazzi che sembra
      sappiano tutto, spesso si nasconde una completa ignoranza sia della
      sessualità, ma anche della loro corporeità.  In questo periodo si
      trovano a vivere una grossa discrepanza emotiva in quanto il senso di sé
      non è più adeguato alla situazione e devono acquisire tutta una serie di
      esperienze per poter essere adeguati alle funzioni mentali che non hanno,
      mettendo da parte gli impulsi. Sentono degli impulsi, però devono
      controllarli, ma non hanno la struttura emotiva giusta per controllarli.
      Le emozioni che esprimono in questo momento sono prevalentemente di due
      tipi: svogliatezza, mancanza di desiderio, oppure al contrario,
      ipereccitazione. Spesso in questo periodo il senso di sé è messo in
      crisi e devono crearsi una serie di esperienze da affrontare per poter
      stabilire nuovamente i loro nuovi limiti. Questa funzione viene spesso
      delegata al gruppo in cui è possibile avere dei punti di riferimento e di
      confronto su cui riflettere. I genitori invece sono coloro che spesso
      vengono vissuti come ostacoli allo sviluppo della propria individualità,
      per cui si innescano in famiglia dei forti sentimenti di ribellione. Verso
      i 20 anni il senso di sé di solito si è formato. Anche gli adulti 
      spesso continuano a tenere un atteggiamento adolescenziale che può essere
      una difesa rispetto alla vecchiaia. Il periodo adolescenziale non è altro
      che il momento in cui il senso di sé entra in crisi e il ragazzo si sente
      talmente inadeguato che mette in atto tutta una serie di comportamenti
      diversi per affrontare questo momento di difficoltà. Ad esempio possono
      decidere di lasciare la scuola, solo perché stanno subendo una
      determinata situazione a scuola che non riescono più a tollerare. Spesso
      i problemi di apprendimento nascondono una crisi evolutiva. Ma il solo
      modo di esprimere il disagio contiene in sé la possibilità di superarlo.
      Il ragazzo che non ha crisi in adolescenza e che si adatta a tutte le
      situazioni diverrà un adulto insoddisfatto e non si verificherà quella
      situazione in cui ci si sente di essere unico e irripetibile.
      
      Le crisi si manifestano in diverse modalità. Si può parlare di crisi
      della sfera emotiva e sessuale, oppure crisi di tipo nevrotico con delle
      manifestazioni di tipo impulsivo, come il ragazzo che si arrabbia perché
      ha preso due a scuola. Una forma molto grave di crisi è quella dei
      disturbi alimentari, che coinvolge entrambi i sessi. Spesso è legata
      all’insicurezza verso l’identità di genere, al non sentirsi ancora
      maschi e femmine mature. Un’indicazione utile è il non dare peso
      eccessivo alle manifestazioni di crisi, ma aspettare che il momento
      peggiore sia passato prima di proporre un aiuto. Ovviamente
      l’adolescente cerca di tirare dentro il genitore nella crisi, mirando ai
      suoi punti deboli.
      
      La dipendenza è la conseguenza della mancanza di alcune funzioni: se non
      sono in grado di affrontare alcune situazioni, dentro di loro si formerà
      la sensazione di non essere capaci di assolvere certi compiti, non
      svilupperanno autonomia ovvero la capacità di gestire la vita
      soddisfacentemente da soli. Nella dipendenza, se il ragazzo ha raggiunto
      un senso di sé abbastanza saldo, sarà in grado di rifiutare alcune
      offerte. Se si è verificato una difficoltà nello sviluppo del senso di sé,
      allora si accentuano due tipi di situazioni: la dipendenza e il controllo.
      Questi sono fortemente legati, perché più si è dipendente e più si
      cerca di controllare, e più si controlla e più si prova rabbia. Un
      esempio è il ragazzo che non riesce a crearsi le amicizie, oppure non
      riesce a crearsi il gruppo, elemento fondamentale nello sviluppo perché
      è il luogo dove ci si può confrontare. Se il ragazzo non riesce a
      crearsi un gruppo diventerà un despota e lo sarà anche a casa, perché
      vorrà uscire con i genitori, ma allo stesso tempo non ci vorrà veramente
      uscire, poiché vorrebbe stare con i suoi coetanei. Si sente dipendente
      dai genitori, perché ancora non si sa organizzare, però esercita
      contemporaneamente un grosso controllo che gli provocherà rabbia. Nel
      bullismo, il bullo adotta una tecnica particolare per circuire la sua
      vittima, ma la vittima è partecipe attivamente all’intera situazione e
      non si ribella. Secondo Winnicott” il bullo manifesta il suo disagio
      nell’unica maniera in cui può” e allo stesso modo agisce il
      delinquente. La crisi adolescenziale viene manifestata attraverso l’iperinvestimento
      dell’aggressività, in quanto non è in grado di investire sugli aspetti
      positivi. Per quanto riguarda l’ambiente e l’influenza che esso può
      avere sui ragazzi, dobbiamo intendere ambiente nel senso più lato del
      termine come una rete di relazioni che sono portate dentro e vengono
      scambiate con l’esterno. Invece di cercare di attribuire responsabilità
      all’ambiente, cerchiamo di vedere cosa c’è nel comportamento di un
      adolescente che non va e perché ci dà tanto fastidio. E’ fondamentale
      che dentro la famiglia ci siano delle regole ben precise che preservino
      dei valori fondamentali. Le regole per quanto contestate e rifiutate,
      danno la sensazione di un contenimento all’esplosione degli impulsi. Se
      non si seguissero delle regole, il bambino perirebbe e l’adolescente
      rimarrebbe preda dei suoi impulsi. 
      
      Bisogna però in adolescenza rispettare quelli che sono i bisogni e gli
      spazi privati dei nostri ragazzi e questo è forse uno degli elementi più
      duri per un genitore. Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è
      spesso scandito da un uso smisurato dei mezzi di comunicazione: telefono,
      internet, sms, diario.  A volte questo è conservato ferocemente
      nascosto, e lasciato invece altre volte in bella vista. Per un genitore
      trovarsi a dover negoziare con il proprio figlio, adesso in grado di fare
      valutazioni e dare dei giudizi sull’operato dei genitori, può risultare
      molto faticoso.  Inoltre, bisogna rassegnarsi all’idea che ogni
      ragazzo ha una propria individualità e per quanto noi facciamo, sarà
      sempre diverso dall’immagine ideale che di lui ci siamo creati. Questi
      sono i motivi per cui, alla crisi adolescenziale, si accompagna
      frequentemente la crisi  genitoriale. Il genitore deve accettare la
      perdita del bambino che conosceva in funzione della nuova personalità che
      sta emergendo. Anche il genitore deve trasformare la relazione e si rende
      conto che, mentre il suo bambino sta emergendo, lui allo stesso tempo ha
      raggiunto una nuova fase di maturità il cui proseguimento lo porterà
      inevitabilmente verso la vecchiaia. Ci si riferisce a questo momento
      infatti definendolo anche “crisi della mezza età”. A questo
      punto ci si dovrebbe chiedere se l’indisponibilità del genitore 
      ad ascoltare il proprio figlio, non rifletta un disagio proprio, un’
      incapacità ad affrontare i problemi altrui,  perché questo è fonte
      di sofferenza per il genitore stesso. Questi sono alcuni dei temi che
      vengono affrontati nella psicoterapia della coppia e dell’adolescente.
      E’ importante che i due livelli, genitoriale e adolescenziale, non
      vengano confusi e quindi si proceda su setting paralleli, con terapeuti
      diversi.
      
       Modalità
      di intervento in adolescenza
      
       Psicoterapia
      psicoanalitica individuale dell’adolescente
      
       Poter
      valutare l’effettivo potenziale di intervento su un adolescente
      presuppone, spesso, un lavoro preliminare di accesso alla terapia i cui
      tempi sono il riflesso del tempo interno dell’adolescente.
      L’adolescenza spesso è stata considerata una fase della vita la cui
      trattabilità è stata lungamente messa in discussione da diversi autori.
      Adesso, invece, la psicoterapia degli adolescenti ha assunto una nuova
      rilevanza, anche se necessita di una formazione specifica e di
      accorgimenti di tecnica. 
      
      In adolescenza è necessario un primo momento in cui valutare se il
      ragazzo è in grado di intraprendere un percorso psicoterapeutico e questa
      decisione deve  scaturire dall’incontro del possibile paziente con
      il possibile terapeuta. Tale valutazione può essere anche dilazionata nel
      tempo, attraverso una serie di incontri il cui ritmo rispetterà il ritmo
      interno dell’adolescente. Questa fase della presa in carico può anche
      essere abbastanza lunga, ma è fondamentale in questa età.
      
      Dopo la fase preliminare, la terapia vera e propria avrà una frequenza
      variabile dalla seduta monosettimanale, alle tre sedute secondo il caso. 
      
      L’intervento monosettimanale è indicato in tutte quelle situazioni di
      disagio lieve in cui il processo di sviluppo adolescenziale ha già
      iniziato a procedere ma c’è necessità di un sostegno alle funzioni
      dell’Io. Nel caso in cui ci sia un vero e proprio blocco dello sviluppo,
      è necessario intervenire con una terapia trisettimanale.
      
      Per ciò che riguarda la durata, la terapia seguirà la sua naturale
      evoluzione, e di conseguenza il termine sarà individuato da entrambi i
      membri della coppia analitica. 
      
      In adolescenza, come nell’infanzia, la psicoterapia ha una funzione
      preventiva, poiché tanto prima si riesce a rimuovere il blocco dello
      sviluppo prima dello strutturarsi della personalità, maggiore sarà la
      possibilità per l’adolescente di pervenire alla vita adulta con una
      vita emozionale ben integrata.
      
       La
      psicoterapia analitica di gruppo negli adolescenti
      
      Esistono
      delle differenze fondamentali tra la psicoterapia individuale e la
      psicoterapia di gruppo. Al contrario dell’intervento su un singolo
      paziente, la situazione collettiva è uno strumento importantissimo di
      informazioni e di osservazioni collettive e utile anche come sede di
      controllo e chiarimento diagnostico e prognostico. In particolare con gli
      adolescenti, la possibilità di scambio con i coetanei, permette modifiche
      all’aspetto emotivo accogliendo suggerimenti e confronti che vengono dal
      mondo dei pari, mentre le rifiuterebbero se provenissero dai genitori.
      Inoltre la psicoterapia di gruppo ci permette di effettuare un intervento
      che coinvolge e cattura l’adolescente immediatamente, mettendolo in
      contatto contemporaneamente con le sue problematiche interne e con quelle
      sociali in una situazione terapeutica che coinvolge il gruppo. 
      
      La psicoterapia di gruppo diverse volte è risultata motivante verso una
      psicoterapia individuale. Nella nostra lunga esperienza nell’ambito
      dell’età evolutiva, il gruppo portando velocemente alla coscienza il
      materiale rimosso e facilitando i processi di identificazione, ha
      sollecitato nell’adolescente, il desiderio e il bisogno di approfondire
      i cambiamenti strutturali della sua personalità, attraverso una
      psicoanalisi personale. Al contrario non è possibile effettuare
      parallelamente un percorso analitico intensivo e una psicoterapia di
      gruppo.
      
      Nei limiti del possibile, sarebbe auspicabile che la psicoterapia di
      gruppo fosse integrata con una psicoterapia individuale. Tuttavia i gruppi
      clinici dimostrano che essa ha anche una funzione indipendente e che in
      molti casi si dimostra la terapia elettiva. La possibilità di effettuare
      una seduta di gruppo e una seduta individuale alla settimana permetterebbe
      un’ elaborazione dei movimenti inconsci sia sul piano intersoggettivo,
      sia sul piano intrasoggettivo, con l’ausilio di terapeuti differenti. 
      
      
       Come
      si svolge la psicoterapia psicoanalitica di gruppo?
      
       Il
      gruppo comprende normalmente 5/8 persone. Il gruppo ottimale è di sette
      persone escluso il terapeuta e il coterapeuta. La seduta dura un’ora e
      mezza e si tiene abitualmente una volta alla settimana. Il tipo di gruppo
      più adatto al trattamento negli adolescenti è il gruppo parzialmente
      aperto, che,  a differenza del gruppo chiuso, rimane immutato
      dall’inizio alla fine della terapia e ha una durata prestabilita. Questo
      permette la sostituzione dei vari membri nel tempo, e la durata non viene
      stabilita fin dall’inizio, ma valutata in itinere.
      
      A questo gruppo possono accedere adolescenti di diversa età e con varie
      patologie, sia nevrotiche che psicotiche, ma l’indicazione principe è
      per tutti quei casi di ragazzi borderline, con conseguenti patologie sul
      narcisismo. La composizione del gruppo deve essere accuratamente
      selezionata. Particolare cura si deve avere nell’inserimento di ragazzi
      psicotici: un gruppo di sette elementi ne può contenere due al massimo.
      Una delle caratteristiche dei membri è quella che non devono avere nessun
      legame precedente e i contatti devono essere il più possibile legati alle
      sedute di gruppo. L’unica attività esplicata nel gruppo è la
      comunicazione verbale sotto forma di discussione libera e non pianificata,
      a cui potremo dare il nome di associazione di gruppo. L’associazione
      libera è possibile solo in sede di terapia psicoanalitica in quanto il
      gruppo influenza le associazioni dei suoi singoli membri e quindi le
      associazioni non sono mai libere. Il terapeuta è più una guida  e
      non assurge al ruolo di leader del gruppo, di cui è membro a tutti gli
      effetti. Egli non ha funzioni direttive ma interpreta e analizza i
      processi del gruppo considerandolo un complesso unitario e non la somma
      dei singoli individui. Si interpretano e si osservano i motivi di quanto
      accade in un particolare momento, nel contesto del gruppo che si ha di
      fronte. 
      
       I
      fattori terapeutici
      
      I
      fattori terapeutici che permettono al gruppo di assumere quella funzione
      di filtro elaborativo dell’esperienza sono quattro:
      
       1.     
      L’integrazione sociale a scapito del vissuto di isolamento di
      importanza fondamentale nel periodo dell’adolescenza. 
      
       2.     
      La reazione speculare, che permette all’adolescente di
      riconoscere negli altri più facilmente quei meccanismi che hanno
      compromesso il proprio funzionamento e di elaborarli nel gruppo
      
       3.     
      L’attivazione dell’inconscio collettivo e la sua funzione
      condensante. Nel gruppo infatti il materiale inconscio di ciascun
      partecipante affiora in maniera più immediata e allo stesso tempo, i
      simboli che emergono nel gruppo ne permettono una comprensione più
      chiara.
      
       4.     
      La situazione di scambio, le spiegazioni e le informazioni, per cui
      vi è grande interesse e richiesta, non sono ovviamente elementi peculiari
      della situazione di gruppo, esse tuttavia, rendono la discussione più
      vivace ed esauriente e ne modificano anche l’aspetto emotivo. 
      
       La
      situazione degli adolescenti partecipanti al gruppo è simile a quella dei
      bambini, che sono disposti ad accettare quanto viene loro detto da
      coetanei, mentre lo rifiuterebbero se provenisse dai genitori. 
      
      La psicoterapia di gruppo per gli adolescenti si svolge con cadenza
      settimanale. Le sedute hanno la durata di un’ora e mezza, e la durata
      verrà stabilita in itinere dal gruppo stesso.   
        
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